Sì, chi scrive gli ha dedicato perfino un piccolo libro monografico. Sto parlando di Nicolas Cage, un attore che a prescindere dai vostri gusti, che vi piaccia o no, è totemico.
Ovvero, nel bene e nel male, un simbolo imprescindibile della cinematografia mondiale. Uno di quegli interpreti talmente folli da non rientrare in nessuna precisa categoria attoriale. Imprevedibile, talmente fuori di testa e patetico che non possiamo far altro che tributargli la nostra incondizionata, viscerale simpatia più onesta.
Nicolas Cage, signore e signori, la cui carriera negli ultimi anni è vertiginosamente precipitata a causa di tutta una serie di sfortunati fattori concomitanti oppure forse semplicemente perché il signor Cage, al di là delle questioni cosiddette alimentari e puramente venali, stancatosi del grosso giro hollywoodiano, ha preferito probabilmente la quantità più trash alla qualità maggiormente pregiata.
Considerando valida la seconda ipotesi, eufemisticamente potremmo dire che Nicolas Cage, fregandosene bellamente di tutto e di tutti, non guardando in faccia nessuno, specialmente la sua immagine allo specchio, ha imboccato una strada professionale dissestata. Insomma, coscientemente o meno, ha intrapreso un percorso artistico decisamente controverso e funesto.
Perennemente al centro dell’attenzione per via del suo carattere turbolento e per colpa delle sue scriteriate, osiamo dire, istrioniche e mal temperate gigionate nella vita privata, Nicolas Cage sta inanellando una caterva di pellicole totalmente orribili e difficilmente difendibili.
Districandosi fra involontari colpi di genio come in Mandy, prove perfino degne di nota, addirittura quasi oscarizzabili, (pensiamo a Joe di David Gordon Green), e tamarre scemenze assolutamente impresentabili e immediatamente cestinabili.
Film non soltanto assai dimenticabili, bensì praticamente invisibili, distribuiti al massimo direttamente in home video.
Non starò qui a elencarvi per filo e per segno tutte le immonde pacchianate per le quali Nicolas Cage, offrendo il suo svergognato overacting da denuncia legale e porgendoci assurdamente, con sfacciataggine tronfia e perverso gusto sadomasochistico dell’auto-ridicolizzarsi inconsapevolmente, la sua recitazione esageratamente sregolata, spesso pure imbolsita e svogliata, sinceramente e allegramente, con irriverente menefreghismo, soprattutto nei suoi riguardi, s’è apertamente sputtanato, non badando più in alcun modo alla sua reputazione.
Comunque in questi giorni, al Toronto Film Festival, Nicolas Cage ha presentato alla platea Color Out of Space. Un film che, a essere sinceri, ha riscontrato anche discreti pareri positivi.
Pubblico e Critica, però, son stati unanimemente concordi nel definire la sua performance, ancora una volta, indecorosa e, dal punto di vista prettamente recitativo, inguardabile, penosa e scandalosa.
Così oscena da venir perfino lodata.
Ma questo è Nicolas Cage e presto, senz’alcuno sprezzo del pericolo, avrà da regalarci altre perle, si fa per dire, come Kill Chain e Grand Isle.