Vice – L’uomo nell’ombra: Dopo La Grande Scommessa, straordinaria rappresentazione cinematografica della crisi economica degli anni 2000, Adam McKay, continua la sua evoluzione da regista autoriale senza dimenticare il suo background satirico e comico. Il film ha conquistato 6 nomination ai Golden Globes.
Il film segue e racconta la storia di Dick Cheney, interpretato da Christian Bale, dalla sua ascesa politica fino al ruolo di vicepresidente degli Stati Uniti d’America. Un racconto di formazione umana e politica intrigante e incredibile che ha portato un ragazzo con scarsa propensione allo studio sul tetto del mondo. Tutto nasce dalle spiccate ambizioni di sua moglie Lynne (Amy Adams), la sua ragazza fin dall’adolescenza, grazie alla quale riesce ad entrare all’Università. Cheney non è ancora l’uomo destinato alla strategia dell’osservazione silenziosa, per questo si lascia coinvolgere dalla vita dei college americani fatti di feste e sbornie e finisce per farsi espellere. Fuori dai percorsi di studio il ragazzo inizia a lavorare come operaio elettrico ma anche in questo caso le sbronze non mancano e resta coinvolto in una rissa. Stanca dei suoi fallimenti Lynne decide di darli un ultimatum: Può diventare un uomo di potere o perderla per sempre. Cheney ubbidisce e in cinquant’anni conquista un posto di spicco nella politica americana nonostante il ruolo apparentemente inutile di Vicepresidente degli Stati Uniti.
Cosa funziona in Vice – L’uomo nell’ombra
La prima cosa che salta all’occhio in Vice – L’uomo nell’ombra è sicuramente la splendida prova del camaleontico Christian Bale, il suo Dick Cheney è strabiliante, capace di colpire lo spettatore con la sua calma e fermezza. Dopo l’Oscar alla miglior sceneggiatura non originale con La Grande Scommessa, Adam McKay, continua il suo percorso dedicato alla satira tagliente della società americana passando dall’alta finanza alla politica. Il suo racconto è un concentrato di genialità dalla scrittura alla struttura narrativa. I dialoghi sono sublimi ma ciò che conquista è l’evoluzione della storia con i suoi continui cambi di direzione, il ritmo spinto, il montaggio e alcune idee geniali come: il racconto in voice over di Jesse Plemons (solo in seguito scopriremo la sua identità), i titoli di coda a metà del film con la carriera politica di Cheney giunta ad una sua probabile conclusione (ma così non sarà) e altre incredibili trovate. In poche parole un film geniale.
Perché non guardare Vice – L’uomo nell’ombra
Gli unici limiti del film vanno ricercati in noi stessi piuttosto che nell’opera. Come per il suo predecessore, Vice – L’uomo nell’ombra, è ricco di dialoghi, onestamente molto più semplici da seguire rispetto al passato, con una costante rottura della narrazione principale in cui si distendono incredibili colpi di genio. Una struttura a scatola cinese che può disorientare lo spettatore meno attento o quello bisognoso di linearità e struttura narrativa classica.
Vice – L’uomo nell’ombra è un film praticamente perfetto nella sua voglia di rappresentare la facilità, pur non senza sacrifici, con la quale è possibile scalare la montagna della politica americana.
Vice – L’uomo nell’ombra è al cinema dal 3 Gennaio con Eagle Pictures