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Venezia 76 – Giorno 2 -Almodóvar, Marriage Story e Ad Astra – Abbiamo incontrato i protagonisti

La nostra seconda giornata di Venezia 76 inizia con uno dei titoli di punta di tutto il Festival, vale a dire Ad Astra di James Gray, storia sci-fi nella quale l’astronauta Roy McBride interpretato da Brad Pitt ha il compito di ricercare per la galassia il padre, Tommy Lee Jones. Un bel film davvero, forse non all’altezza del miglior James Gray (del quale ricordiamo “Civiltà perduta”, “Two Lovers” e “I padroni della notte”) ma sicuramente una gran bella visione.

Corro a mettermi in coda in conferenza stampa, dove per poco non rischio di rimanere fuori tante sono l’attesa e la ressa per le presenze imminenti. Ma finalmente riesco a entrare, ed ecco un vivace resoconto della lunga sessione di conferenze della giornata.

I nomi di punta del giorno sono Almodòvar (Leone d’Oro alla carriera) e i film Marriage Story (presenti il regista Noah Baumbach e gli attori Scarlett Johansson, Laura Dern e Adam Driver) e Ad Astra (che ha portato il regista James Gray e il cast con Brad Pitt, Ruth Negga e Liv Tyler)

Prende subito la parola il Leone d’Oro alla carriera di questa 76° edizione (Pedro Almodóvar): Come regista ho la responsabilità dei miei personaggi, ai quali devo dare libertà morale. All’inizio non avevo minimamente cognizione del linguaggio cinematografico, quindi men che meno mi preoccupavo di avere o esibire un particolare stile. Sono cose che avvengono da sé. E infatti col tempo è accaduto. Quando poi ho presentato a Venezia nel 1988 “Donne sull’orlo di una crisi di nervi” è stata una vera e propria festa. C’erano Sergio Leone e Lina Wertmüller, l’hanno visto e han detto di averlo apprezzato”.

A proposito di una domanda in merito all’utilizzo ricorrente di colori sgargianti nel proprio cinema, Almodóvar risponde: utilizzo colori così accesi nei miei film perché nella terra in cui sono nato, La Mancha, non c’erano colori. Una terra conservatrice e austera, nella quale non ho mai visto il colore rosso, non una sola volta. Predominava il nero. Il nero del lutto.

“Dolor y gloria, come il titolo del suo ultimo film. Ma cosa é rimasto oggi di entrambe?” Chiede un giornalista. “Oggi non mi lamento del dolore né mi vanto della gloria”, risponde il regista.

Almodóvar lascia poi il posto al cast di “Marriage Story”. Queste le dichiarazioni più interessanti dei partecipanti:

(Adam Driver) Le sceneggiature di Noah sono molto concise, essenziali e dirette. Proprio come accade nel teatro. È infatti un film con un’impronta molto teatrale.

(Noah Baumbach) quando affrontiamo un divorzio siamo maggiormente in grado di analizzare le caratteristiche di un matrimonio, di cosa è fatto, quali sono le sue dinamiche. Girare questo film di conseguenza è stato bello ma emotivamente impegnativo. E alla fine è stata l’esperienza più premiante che abbia mai fatto.

Continua poi Noah, in merito alle tematiche centrali del film: “Era fondamentale che si percepisse l’immediatezza dell’amore che c’è in una famiglia. Anche se il rapporto si sta sgretolando c’è un amore che rimane permanente, su questo sentimento mi sono basato per realizzare il film”.

Alla domanda rivolta a Scarlett Johansson su cosa l’abbia spinta ad accettare il ruolo, l’attrice risponde: “quando ho incontrato Noah stavo attraversando un divorzio e non sapevo di cosa parlasse il film, ma nel parlare con lui ci siamo immediatamente trovati e capiti”.

La appoggia Adam Driver: “lavorare con Noah è unico, come iniziare una conversazione che non finisce mai”.

Alla domanda al regista su cosa l’abbia ispirato per la realizzazione del film: “ho preso ispirazione dai film con i quali son cresciuto. C’è Bergman, quindi “Persona”. Ad esempio per quello che riguarda i primi piani ricorrenti: i miei film sono pieni di primi piani. I volti sono molto importanti. E anche il rapporto tra i corpi e l’ambiente è molto importante. Amo “Persona”, è uno dei miei film del cuore. Ma ho amato anche E.T. (ride)”.

L’ultima e più attesa presenza è poi quella del cast di “Ad Astra”.

29/08/2019 Venezia, 76 Mostra Internazionale d’ Arte Cinematografica, photocall del film Ad Astra, nella foto Brad Pitt

Parla il regista James Gray: abbiamo cercato di contrapporre una storia “piccola” (quella tra un padre e un figlio) a una qualcosa di immenso, l’universo e i suoi misteri, qualcosa di infinitamente più grande di un dramma familiare, o per meglio dire della ricerca di un padre da parte del figlio.

Alla domanda: può parlarci dell’universo letterario e non solo dal quale ha attinto per la realizzazione di Ad Astra?

Gray risponde: “il cinema è una combinazione di tutte le arti: pittura, danza, teatro e pure la letteratura. Io credo molto nella narrativa, ma se devo “rubare” da qualche fonte letteraria, rubo dai migliori”.

Alla domanda a Brad Pitt su cosa l’abbia spinto ad accettare il ruolo, l’attore risponde: “tutti noi ci portiamo dietro delle ferite dalla nostra infanzia. Il ruolo di un attore è usare questo dolore”.

Alla domanda a James Gray in merito al suo rapporto col cast durante la lavorazione del film, il regista ha risposto: “qualsiasi lavoro con un attore è un rapporto nel quale è necessaria la sincerità”.

Chiuso il blocco degli incontri di giornata torniamo a parlare di film.

Rivelatosi vano il tentativo di recuperare il film di Baumbach lasciato da parte per presenziare alle conferenze, chiudo la giornata con “Madre” di Rodrigo Sorogoyen, storia di Elena, madre che ha perso il figlio di sei anni su una spiaggia in Francia. Da allora sono passati dieci anni, la donna si è trasferita a vivere su quella spiaggia vivendo in preda al dolore. Incontrerà un adolescente che metterà a dura prova il suo già instabile equilibrio. Dopo un incipit folgorante il film diventa la strampalata love story tra un ragazzino e una donna matura depressa, un piattume che alterna lirismo a ridondanza ma gira a vuoto per due interminabili ore. Di fatto, la prima proiezione a cui assisto quest’anno che non ha strappato un singolo applauso ai titoli di coda.

About Raffaele Mussini

Appassionato di cinema a 360°, bulimico di visioni fin da piccolo. Si laurea in Marketing, per scoprire solo qualche anno più tardi che la sua vocazione è la scrittura. Pubblica così due romanzi e un saggio di cinema, "In ordine di sparizione - Più di duecento film che forse non avete mai visto o che avete dimenticato", edito da Corsiero Editore. Sta lavorando a un quarto libro, ma nel poco tempo libero il cinema combatte duramente per farsi strada e conquistarsi il primato tra le sue passioni. Ama Malick, Scorsese e Mario Bava, tra i tantissimi, con una predilezione per l'horror e per il noir d'altri tempi.

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