Sono le due di pomeriggio: il Lido è un forno e in giro ci sono quasi esclusivamente gli allestitori. La festa sta per avere inizio e tutto viene forsennatamente montato e predisposto in vista del gran giorno. Eppure, attraversando questo semi-deserto prossimo al fermento, capita di notare Emir Kusturica bersi un caffè in santa pace nel bar dell’hotel Excelsior, nessuna anima viva attorno all’infuori di qualche addetto allo staff e del curioso sottoscritto.
Tante le aspettative per quest’ultima edizione e come quasi sempre tutte convergenti verso i grandi titoli, ma anche il film di pre-apertura ha vantato quest’anno un’attesa ben più viva e partecipe rispetto a quella percepita per la scorsa edizione (dove fu presentato, restaurato, “Il Golem”, capolavoro espressionista di Carl Boese e Paul Wegener, datato 1920).
Forse per la curiosità piccante derivante dal suo status di film censurato e “proibito”, forse per la sua eccezionale rarità in quanto a reperibilità, “Estasi” di Gustav Machatý ha dato adito fin dalla propria annunciazione a urgenti aspettative.

Storia di Eva, donna affascinante e seducente, che sposa un uomo anziano scoprendone l’impotenza già dalla prima notte di nozze. Recatasi quindi in campagna dal padre, incontrerà un prestante giovane col quale consumerà un rapporto sessuale dando inizio a un legame di accesa passione. Ma quando il consorte scoprirà il tradimento, le conseguenze saranno tragiche.
Alberto Barbera, durante il discorso introduttivo, ha ricordato: “Estasi è uscito nel 1933, ma a causa del carattere così esplicito dei propri contenuti sessuali – vanta il primo nudo integrale della Storia del Cinema – fu tagliato e rimontato in varie versioni. Presentato proprio alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1934 nella sua versione originale, appassionò la critica pur diventando immediato oggetto di scandalo. Ma è un film sensazionale, ancora oggi indubbiamente attuale per la propria maniera così avanguardistica di veicolare messaggi profondi ed emozioni intime. Con più di un occhio rivolto al cinema muto e ad Eisenstein in particolare”.
E la visione di “Estasi”, capolavoro del cinema ceco ma non solo, ha ripagato attese e promesse, rivelandosi una grande (ri)scoperta.
Un incipit folgorante per questa settantaseiesima edizione quindi, nell’augurio che il festival si adagi sulla stessa felice e gloriosa linea d’onda.