L’uomo senza gravità, presentato in preapertura al Festival del Cinema di Roma il 14 ottobre, arriva al cinema il 21, 22 e 23 ottobre con un’uscita evento e successivamente su Netflix dal 1 novembre.
L’uomo senza gravità, nato da un’idea del regista Marco Bonfanti, racconta la storia di Oscar (Elio Germano), nato in un piccolo paese di provincia, che fin dalla nascita presenta un segno molto distintivo: il suo corpo non rispetta la legge di gravità. Oscar cresce quindi recluso in casa, con la mamma e la nonna, per evitare che gli altri vengano a conoscenza del suo segreto. L’unica a venirne a conoscenza è la piccola Agata, almeno finché Oscar non decide di svelarlo a tutto il mondo.

Cosa funziona in L’uomo senza gravità
Genuino e poetico, L’uomo senza gravità è un equilibrista sul sottile filo tra realtà e fantasia. In questo suo equilibrio il film non vuole parlare di supereroi, anche se il gioco di bambino del protagonista è proprio quello visto che non può svelare la sua vera natura. Oscar non compie imprese titaniche per diventare il paladino del popolo. Semplicemente cresce, si interroga sul senso del sé, cerca il modo per liberarsi del peso della sua leggerezza e poterlo condividere con il mondo per sentirsi accettato, e dopo una parabola lunga 40 anni capisce qual è l’unica vera ricetta di una vita piena e serena.

Perché non guardare L’uomo senza gravità
L’uomo senza gravità è un film sulla leggerezza ma non è poi del tutto così leggero: la durata di quasi 2 ore si sente tutta perché il ritmo della narrazione non va a passo sostenuto, anzi. Non aspettatevi poi una commedia leggera nel vero senso del termine, perché, proprio per arrivare a spiegare quella leggerezza di cui gli esseri umani avrebbero bisogno per vivere pienamente e consapevolmente, si passa per la pesantezza della vita a cui ci siamo abituati.