stay-still-recensione-film-01
Home / RECENSIONI / Drammatico / Stay Still: restare fermi e non desiderare nulla come gesto di ribellione contro una società dedita al consumo e alla produzione

Stay Still: restare fermi e non desiderare nulla come gesto di ribellione contro una società dedita al consumo e alla produzione

Elisa Mishto realizza un film sulla follia, mettendo a confronto due realtà femminili così opposte e allo stesso tempo così simili, entrambe vittime della società in cui viviamo, più malata dei malati  rinchiusi in una clinica psichiatrica. Presentato nella sezione Panorama Italia di Alice nella Città.

Julie (Natalia Belitski) è una ragazza sarcastica e irriverente con qualche disturbo psichico che, in seguito alla morte di entrambi i genitori e con una importante eredità tra le mani, porta avanti una ribellione personale nei confronti della società in cui vive, paragonandola a un formicaio che si muove continuamente, pieno di insaziabilità e desideri. Lei preferisce fare esattamente l’opposto del formicaio: restare immobile (in senso metaforico) senza desideri o voglie impellenti da soddisfare, ma andandosene in giro a fare tutto (o quasi) quello che gli passa per la testa, incurante delle conseguenze, rassicurata dal fatto che le basterà poi chiamare il suo psichiatra e farsi qualche giorno in clinica per poi uscire e rifare tutto da capo. Proprio in clinica verrà a conoscenza di Agnés (Luisa-Céline Gaffron), infermiera scontenta e insoddisfatta della vita. L’incontro tra le due darà inizio a una rivolta inaspettata che servirà a entrambe come riscatto personale.

stay-still-recensione-film-03

Cosa funziona in Stay Still

Ci sono alcuni film che mettono sul piatto molta carne al fuoco e la gestiscono male, forse perché la sceneggiatura non é delle migliori o forse, come molto spesso accade, perché è la regia, l’arte di cui tutti parlano molte volte senza sapere di cosa stanno parlando, a non funzionare bene e a farci annoiare anche di fronte a storie o vicende che se trattate in modo diverso potrebbero essere molto più appassionanti . In molti altri casi invece accade che la carne al fuoco è poca, il soggetto sembra banale e scontato, ma grazie ad un buono script e ad un regista che ha l’intelligenza di sfruttare al meglio i suoi mezzi e presentarli bene al pubblico il risultato diventa una piacevole sorpresa. È questo il caso di Stay Still, secondo lungometraggio della italiana Elisa Mishto, che grazie ad un cast di buon livello, dove oltre alle due protagoniste Natalia Belitski e Luisa-Celine Gaffron spiccano un ottimo Giuseppe Battiston (da premiare come miglior attore non protagonista) e il tedesco Martin Wuttke ( l’Hitler “Nein” di Bastardi Senza Gloria di Quentin Tarantino), riesce a trovare una sua identità di genere facendoci sorridere e riflettere al tempo stesso. Oltre al messaggio sociale che vuole inviare, il film regala numerosi momenti di buon cinema che denotano un originale stile di regia caratterizzato da gag divertenti, voce narrante e ottima musica: la scena dove Agnés canta in clinica e la scena tra Julie e Agnés in piscina sono solo alcuni dei momenti che resteranno maggiormente impressi agli occhi dello spettatore.

stay-still-recensione-film02

Cosa non funziona in Stay Still

Come detto in precedenza, il film vanta un buono script e una buona regia, oltre a personaggi ben delineati e caratterizzati. Forse l’unico aspetto da approfondire maggiormente riguarda la sceneggiatura, la quale, come detto prima, presenta sì numerosi punti di forza (dialoghi, gag, voce narrante e ottimi personaggi), ma non chiarisce al meglio tutti gli aspetti della trama. Uno di questi riguarda il passato della protagonista, Julie, la quale viene presentata con le sue caratteristiche di pazzia e sregolatezza senza spiegare in modo esaustivo le ragioni e i perché dei suoi comportamenti. Questo aspetto potrebbe non essere digerito dagli amanti della linearità e della chiarezza della trama in un film, così come può apparire inverosimile e poco realistico che Julie riesca a rispondere delle sue (gravi) azioni semplicemente facendosi curare in clinica per poi uscirne di nuovo dopo poco tempo. Concludendo, Stay Still è un buon esempio di cinema indipendente che però, per i suoi punti di forza principalmente registici ed estetici, rischia di farsi apprezzare molto dagli addetti ai lavori, attenti agli aspetti tecnici di un film, e meno dal pubblico comune della sala cinematografica, sicuramente più curante della trama di un film, che qui può sembrare (anche se non lo é) incompleta e incoerente per le mancanze sopra citate.

Presentato al pubblico il 23 ottobre nella sezione Panorama Italia di Alice nella città evento collaterale della Festa del Cinema di Roma, Stay Still verrà sicuramente apprezzato per la riflessione che lancia sulla società in cui viviamo, dove le regole e i comportamenti imposti spesso risultano contraddittori e non meno folli rispetto agli stessi comportamenti che conducono in una clinica psichiatrica Julie, la quale si accorgerà presto che per concretizzare al meglio la sua ribellione contro la società formicaio in cui si trova non potrà limitarsi a stare immobile perché, dopotutto, “per stare fermi bisogna muoversi”.

Regia: Elisa Mishto Con: Katharina Schüttler, Kim Riedle, Martin Wuttke, Natalia Belitski, Jürgen Vogel, Giuseppe Battiston, Juliane Elting, Hildegard Schroedter, Leslie Malton, Luisa-Céline Gaffron Anno: 2019 Durata 91 min. Paese: Germania

About Valerio Ambrogi

Mi chiamo Valerio Ambrogi e sono nato il 02/12/1991 in provincia di Reggio Emilia. Fin dalle scuole elementari ho sempre nutrito una grande ed apparentemente inspiegabile passione per la settima arte. Questa passione è maturata negli anni, passando da quella che era in principio una assidua visione di film alla volontà di “sporcarsi le mani” in prima persona e realizzarne alcuni. Nel 2014 ho deciso infatti, assieme ad altri compagni di Università, di fondare una associazione culturale il cui obiettivo è realizzare lungometraggi e cortometraggi indipendenti. Ad oggi tale associazione vanta un lungometraggio di genere thriller e due cortometraggi di genere horror alla cui lavorazione ho preso parte in veste di produttore e aiuto-regia.

Guarda anche

wicked-parte-1-recensione-film-copertina

Wicked: Parte 1 – Un musical incantato (ma non senza difetti) – Recensione

Wicked: Ah, malvagio: Parte 1 ! Finalmente. Il film diretto da Jon M. Chu, porta …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.