A 4 anni dal suo esordio alla regia nella saga, J. J. Abrams, porta a compimento il destino degli Skywalker con una pellicola che riconduce i Jedi e la forza al centro del villaggio.
Mentre gli ultimi superstiti della resistenza si compattano nella speranza di trovare la forza di resistere al Primo Ordine, Rey (Daisy Ridley) , Finn (John Boyega) e Poe Dameron (Oscar Isaac), in compagnia di Chewbecca (Joonas Suotamo) e i droidi C-3PO (Anthony Daniels) e BB-8, partono alla ricerca di un puntatore capace di rivelare la posizione del leggendario pianeta nascosto covo dei Sith. I nostri eroi sono l’ultima speranza per la libertà ma la loro missione non sarà facile perché Kylo Ren (Adam Driver) è sulle loro tracce. La battaglia finale per la salvezza della galassia è appena iniziata.

Cosa funziona in Star Wars: L’ascesa di Skywalker
Dopo il coraggioso ma deludente Star Wars: Gli ultimi Jedi, stilisticamente elegante ma narrativamente incompiuto e con un tono fin troppo disneyano, e un progetto che ha cambiato più volte timoniere e sceneggiatore, Disney e Lucasfilm, hanno saggiamente deciso di affidarsi all’uomo che ha rinverdito la fantascienza moderna, quel J. J. Abrams che 4 anni prima aveva riportato con discreto successo il potere della forza sul grande schermo.

Come per il suo precedente Il risveglio della Forza, il creatore di Lost e Fringe, ha deciso di affidarsi al sicuro ponendo le basi per un finale della storia che cerca sempre più legami con il suo glorioso passato, attraverso soprattutto a momenti e situazioni visivamente appaganti ma che replicano, con le dovute differenze e alterazioni, quanto visto in precedenza. Il ritorno di Abrams ha permesso alla saga di riottenere quel pizzico di epicità smarrita, ripristinando veramente al centro della galassia i Jedi e i Sith.

Star Wars: L’ascesa di Skywalker, è un prodotto confezionato alla perfezione per il pubblico che ha vissuto una vita circondato dalla forza nonostante non sia assolutamente privo di imperfezioni. La narrazione, pur con qualche sbavatura, risulta solida e ben orchestrata mentre il ritmo non mostra mai il fianco alla monotonia. Succede molto in L’ascesa di Skywalker, anche troppo, per non trovare la giusta empatia con le vicissitudini che si svolgono sullo schermo. Buona la prova del cast in cui svettano le prove di Oscar Isaac e di un sempre più convincente Adam Driver nei panni di Kylo Ren. Tecnicamente parlando il film è uno spettacolo per gli occhi con momenti di grande intensità emotiva e scenica.

Perché non guardare Star Wars: L’ascesa di Skywalker
Chi si aspetta da questo nuovo e ultimo capitolo più coraggio o originalità nelle scelte della saga resterà deluso. Star Wars: L’ascesa di Skywalker preferisce navigare in acque sicure, in cui lo spettatore può diventare un tutt’uno con la forza. Le situazioni e le soluzioni narrative sono figlie di quello che abbiamo già visto in questi primi 42 anni di Guerre Stellari. Alcune dinamiche e personaggi del film risultano in parte forzate, inserite per rendere il racconto più intricato e i protagonisti più caratterizzati, probabilmente anche per seminare possibili storie future, e rischiano a più riprese di inserire il film in un tunnel senza uscita in cui fortunatamente lo stesso sceglie di non entrare. Il ritmo come già detto è congeniale alla storia e funziona ma cinematograficamente parlando non avrebbe guastato introdurre meno momenti secondari per prendersi il giusto tempo per la parte centrale del film.
Star Wars: L’ascesa di Skywalker è al cinema dal 18 dicembre con Disney.