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Racconti di Cinema – Rambo di Ted Kotcheff con Sylvester Stallone

Sono finite le riprese di Rambo 5. Non romanizzato nella numerazione. L’occasione giustissima e quanto mai pertinente per far un po’ di promemoria, per tornare indietro ai primissimi anni ottanta e parlarvi di un caposaldo cinematografico popolarmente amatissimo, il progenitore di tutta la saga, il basilare, inamovibile capostipite, Rambo. L’originale, unico, inimitabile, firmato Ted Kotcheff (Weekend con il mortoFratelli nella notte).

Film del 1982, uscito da noi il 18 Dicembre dello stesso anno, quindi a ridosso delle feste natalizie, anche se certamente non possiamo considerarlo affatto un film per famiglie o adatto a tal periodo peculiarmente, proverbialmente più buonista e caritatevole del calendario cristiano.

Il cui titolo originale è First Blood, che significa primo sangue, e infatti è stato ricavato dall’omonimo romanzo di David Morrell, edito da noi dalla Feltrinelli e poi da Longanesi, tradotto oculatamente alla lettera.

Sceneggiato e adattato, oltre che da Michael Kozoll e William Sackheim, dal suo stesso granitico, immarcescibile, mitologico protagonista, Sylvester Stallone, qui nella sua prova cult per eccellenza, assieme a quella storica di Rocky. E, come per il franchise Rocky e per il susseguente spinoff di Creed con tanto di sequel, l’apprezzamento stratosferico nei riguardi di Rambo e di conseguenza l’istantanea potenza nell’immaginario collettivo mondiale scatenata dal memorabile personaggio incarnato da Sly, generò immediatamente una tale mania planetaria, un così travolgente successo da indurre ovviamente produttori e interprete principale a produrre e girarne vari seguiti.

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La trama la conoscete tutti.

Un reduce del Vietnam, John Rambo (Stallone), è tornato a casa. Un Berretto Verde insignito della più alta decorazione che gli Stati Uniti assegnano ai loro più valorosi combattenti militari, ovvero la medaglia d’onore.

Corre l’anno 1981 e Rambo gironzola per le strade d’America. Si trova nei pressi di Hope per far visita a un suo ex commilitone al quale lo lega una profondissima amicizia. La madre del soldato, però, dà a Rambo un’orribile notizia. Suo figlio, al ritorno dalla guerra, a causa delle tossiche irrorazioni dell’Agente Arancio, per colpa dello scellerato fatto d’esser stato esposto interminabilmente al suo letale effetto patogeno e batteriologico, si è ammalato di cancro ed è tragicamente morto.

Rambo, distrutto da dolore, si ammutolisce di colpo, continua a peregrinare e s’incammina verso la cittadina di Hope.

Ove viene fermato dallo sceriffo (Brian Dennehy). Che lo adocchia malevolmente, insospettito dal suo look trasandato da vagabondo, lo carica in macchina, lo provoca ripetutamente e dunque, con una scusa bella e buona, lo arresta. Semplicemente perché nutre nei suoi riguardi un istintivo odio insopprimibile e vuole incriminarlo con un’accusa falsa.

Rambo viene con la forza trascinato in centrale ove è barbaramente denudato dai poliziotti che lo brutalizzano. Queste torture gli ricordano quelle ancor più efferate e sanguinolente da lui subite in Vietnam. Al che furiosamente gli scatta come una molla nel cervello e si ribella alla viltà brutale e aguzzina dei poliziotti seviziatori. Riesce a divincolarsi dalla loro morsa e, con violenza indomita, come un animale non addomesticato, posseduto da una sovrumana, furibonda rabbia, comincia a picchiarli a uno a uno, quindi fugge con ardore spericolato dalla stazione, rubando una moto a un passante, e infine scappa verso il bosco. Inseguito a tamburo battente dalla volante guidata dallo sceriffo.

È iniziata la caccia al fuggitivo Rambo.

 

Il resto è, volenti o nolenti, storia del Cinema e mi par davvero inutile e superfluo star nei dettagli a narrarvi una trama che conoscono oramai anche le pietre.

Potremmo lapidariamente sintetizzare la vicenda con l’epica, epigrammatica ed epocale frase del colonnello Trautman (Richard Crenna): io non sono qui per salvare Rambo da voi. Io sono qui per salvare voi da lui.

Che suona sempre come un epitaffio colossalmente monumentale.

Musica di Jerry Goldsmith (premio Oscar per Il presagio) e fotografia di Andrew Laszlo (I guerrieri della palude silenziosa).

 

Rambo… che, siamo chiari, non è un capolavoro, neppure un grande film ma rimane a tutt’oggi un gran colpo!

 

Must assoluto! Mitico!

About Stefano Falotico

Scrittore di numerosissimi romanzi di narrativa, poesia e saggistica, è un cinefilo che non si fa mancare nulla alla sua fame per il Cinema, scrutatore soprattutto a raggi x delle migliori news provenienti da Hollywood e dintorni.

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