Storia e individuo, collettivo e intimo, amore e guerra. Raccolto Amaro è un dramma storico fortemente ambizioso che però fatica a trasformare in cinema i propri intenti.
Anni Trenta in Ucraina. Stalin procede la sua politica seguendo le ambizioni dei comunisti nel Cremlino. Quando l’Ucraina viene invasa dall’Armata Rossa, il giovane artista Yuri combatte per salvare la sua amata Natalka dall’Holodomor, un programma basato sulla morte per fame che uccise milioni di ucraini.
Cosa funziona in Raccolto Amaro
Prima di tutto la fotografia, luminosa e minuziosamente curata. “Funzionano” poi gli intenti, che mirano a dar voce a un tragico e dimenticato capitolo della storia. L’Holodomor (termine che significa letteralmente “morte per fame”) avvenne tra il 1932 e il 1933 e fu uno spietato programma di politica agraria messo in atto in Ucraina da Stalin che, privando la popolazione delle più basilari forme di sussistenza, provocò la morte di circa 10 milioni di persone. Un vero e proprio genocidio ancora oggi poco affrontato, discusso e ricordato.
Perché non Guardare Raccolto Amaro
Fuor d’intenti, però, Raccolto Amaro mostra fin dall’inizio i propri limiti: personaggi stereotipati, uno script semplicistico quando non addirittura ingenuo che mira all’accumulo di riferimenti cinematografici da un lato (“Il Dottor Zivago”, “Opera Senza Autore”) e di tematiche e percorsi narrativi dall’altro (la parentesi politica, una sofferta love story impedita dalla distanza e dalle sbarre di una prigione, la necessità di fare i conti con sé stessi e la propria identità).
Una fotografia sbiadita seppure tenuta – debolmente – in piedi da un fervore sincero e appassionato, dall’urgenza indubbiamente nobile di rendere giustizia alle vittime di una tragedia e alla memoria di noi che, oggi, non possiamo fare a meno di rapportarci con la Storia. Raccolto Amaro, quindi, denota quasi esclusivamente un pur non trascurabile valore didattico.
Raccolto Amaro è al cinema dal 18 luglio con PFA Films