Non Ci Resta Che Il Crimine: Nell’epoca dei remake, dei film citazionisti e delle retro-emozioni, Massimiliano Bruno, torna al cinema con un divertente viaggio nel tempo all’italiana che cita il capolavoro Non ci resta che Piangere, e attinge a piene mani nella cultura pop di ieri e di oggi.
Roma, 2018. Tre amici storici, – Sebastiano (Alessandro Gassmann), Moreno (Marco Giallini) e Giuseppe (Gianmarco Tognazzi) -, cercano di sbarcare il lunario proponendo un bizzarro “tour criminale” fra i luoghi che furono il teatro delle gesta malavitose de La Banda della Magliana, con tanto di abiti d’epoca. Per sfuggire all’incontro del quarto amico d’infanzia, Gianfranco (Massimiliano Bruno) imprenditore di successo, finiscono nel magazzino di un Bar, ex quartier generale della banda criminale ora gestito da cinesi, che si rivelerà un passaggio spaziotemporale. I tre amici si ritrovano all’improvviso catapultati nell’estate romana del 1982, nei giorni dei mondiali di Spagna, faccia a faccia con la vera banda della Magliana. Sarà l’inizio di una mirabolante serie di bislacche avventure per salvarsi la vita e impossessarsi del famoso tesoro della banda. Tra rapine in banca con improbabili travestimenti, scontri armati, scommesse clandestine alla Biff Tannen di Ritorno al Futuro 2 e una femme fatale romantica (Ilenia Pastorelli), i nostri cercheranno di fare finalmente “I soldi co’ la pala”.
Cosa funziona in Non Ci Resta Che Il Crimine
L’idea alla base del soggetto e della sceneggiatura, scritta da Massimiliano Bruno con Andrea Bassi, Nicola Guaglianone e Menotti, è sicuramente l’aspetto più azzeccato e riuscito. Bruno dirige con solidità un cast convincente di attori e comparse per un divertente film che guarda a Ritorno al Futuro e Non ci resta che Piangere (entrambi citati a più riprese partendo dal titolo alle situazioni e battute) per mettere in scena un prodotto a venature giallo-pulp nel tentativo di rinverdire la commedia all’italiana. Una prova per buona parte riuscita grazie alla volontà di omaggiare vecchi classici e riprendere una tradizione storica del nostro cinema, quella di riproporre, in chiave comico-demenziale, alcune opere di successo nazionali e internazionali. Il ritmo della narrazione è genuinamente spedito e gli avvicendamenti tra i protagonisti si susseguono imperterriti tra gag e caricature grottesche. Un prodotto nell’insieme non originale nella struttura ma che risulta fresco e compiacente nella sua realizzazione. Ricco di intrecci e tensioni, Non Ci Resta Che Il Crimine, nasconde al suo interno anche alcuni risvolti drammatici, psicologici e caratteriali dei protagonisti, in alcuni casi volutamente annebbiati per non uscire dai confini della commedia. In definitiva una più che divertente prova corale del cinema italiano di oggi. Azzeccato il finale che rimanda ad un possibile seguito.
Perché non guardare Non Ci Resta Che Il Crimine
Lo stesso soggetto e la realizzazione sono anche il tallone di Achille di un progetto riuscito che poteva osare di più ma che invece si accontenta solo di circumnavigare i confini della commedia nera senza ma entrarci direttamente all’interno. Si poteva realizzare una commedia con uno humor nero dal sapore più spiccato, sulla falsa riga della commedia britannica, fornendo al prodotto più i canoni del film d’avventura rispetto alla commedia ma si è scelto di restare in territori più sicuri.
Questo l’unico vero limite di un prodotto divertentissimo e che comunque cerca di osare, senza osare veramente, proponendo la versione nostrana del film citazionista degli anni’80.
Non Ci Resta Che Il Crimine al cinem dal 10 Gennaio con 01 Distribution