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La mia vita con John F.Donovan – Un cast stellare al servizio di Xavier Dolan

La mia vita con John F.Donovan: A un anno dalla presentazione al Toronto Film Festival, festival scelto tra le polemiche e i ritardi di montaggio che gli hanno impedito di essere a Cannes, esce il settimo film del regista canadese Xavier Dolan.

John F. Donovan (Kit Harington) è un attore televisivo di grandissimo successo. La sua è però una stella cometa destinata a spegnersi presto. Brucia veloce, giusto il tempo di permettere a un bambino, Rupert (Jacob Tremblay), di instaurare con lui una corrispondenza segreta che dura anni e che darà una direzione alla sua vita.

Narra la leggenda che la prima stesura del settimo film di Xavier DolanDeath and life of John F. Donovan, fosse di 300 pagine. 300 pagine di sceneggiatura, insegnano i manuali, corrispondono all’incirca a 300 minuti di film. Per la fortuna di ogni spettatore, il giovane regista canadese ha deciso di fare delle scelte e il film in sala ha una durata che supera di poco le due ore.

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Che la durata potesse essere molto più lunga è dovuta al fatto che John F.Donovan, così come quasi tutti i film precedenti di Dolan, racconta una parte della vita del regista stesso, in questo caso con dovizia di particolari, ma, incredibilmente, senza mai scendere nello specifico.

La storia infatti parte da un evento reale della vita di Dolan, cioè quando il giovane Xavier, dopo aver visto per 5 volte Titanic, scrisse una lettera a Leonardo DiCaprio.  Non sappiamo se l’attore rispose mai; John F. Donovan risponde invece al suo piccolo fan, l’aspirante attore Rupert (interpretato dal piccolo attore prodigio Jacob Tremblay, il bambino di Room).

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Cosa Funziona in La mia vita con John F.Donovan

Il film di Dolan è principalmente una grande prova attoriale. Ogni sequenza, soprattutto verso il finale, è un faccia a faccia di interpreti che riescono a tenere la scena con il solo primo piano. Susan Sarandon su tutti, incarna al meglio uno dei personaggi ricorrenti del cinema del regista canadese: la madre onnipresente e soffocante ma allo stesso tempo complice e imprescindibile. La Sarandon è tenera e irritante allo stesso tempo, come lo è la madre del piccolo Rupert, interpretata da Natalie Portman, che riesce a rendere un carattere di donna repressa ma ambiziosa, che accudisce ma è anche anaffettiva.

Nel film ci doveva essere un’altra donna, interpretata da Jessica Chastain, che però è stata completamente tagliata dalla storia al montaggio. Il divo di Trono di spade Kit Harington interpreta bene il suo ruolo di stella della televisione, e lascia il segno, sebbene siano poche le sue scene, anche la manager interpretata da Kathy Bates.

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Perché non guardare La mia vita con John F.Donovan

Il film è così pieno di bravi attori (c’è anche Thandie Newton che interpreta una scettica giornalista costretta a intervistare controvoglia Rupert cresciuto sul suo rapporto epistolare con John F.Donovan) impegnati a dare prova di sé che si perde la storia. Il film sembra far viaggiare i suoi personaggi su binari paralleli: tutto viene raccontato e mai vissuto, e anche i guizzi stilistici a cui ci ha abituato Dolan mancano. Non c’è l’idea di costrizione ad esempio del formato ridotto di Mommy che di colpo si allarga, non c’è l’esagerata e adorabile queerness di Laurence Anyways, è come se fosse in atto una sorta di normalizzazione che fa perdere un po’ lo smalto alla storia.

Il film è un bel melodramma, con alcuni accenni alla difficoltà di essere se stessi in un mondo come quello hollywoodiano, ma poco di più.  I momenti migliori sono infatti quando il sentimento riesce a emergere, e i personaggi finalmente legano tra di loro, anche se non siamo all’altezza di E’ solo la fine del mondo.

La mia vita con John F.Donovan è in sala con Lucky Red dal 27 giugno.

Regia: Xavier Dolan Con: Kit Harington, Susan Sarandon, Jacob Trembaly, Natalie Portman Anno: 2018 Durata: 123 minuti Paese: Canada Distribuzione: Lucky Red

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2 commenti

  1. Nel raccontare le peripezie de La mia vita con John F. Donovan, ci sarebbe gia il materiale per un altro film. Ma siamo davvero davanti a una catastrofe? Di sicuro e il lavoro meno riuscito di Dolan. La sua ben riconoscibile cifra stilistica e appannata, le inquadrature scorrono ultraveloci per diminuire il minutaggio. La musica sembra non accompagnare le immagini, esplode senza preavviso. Si passa da Rolling in the Deep di Adele fino a Bittersweet Symphony dei The Verve.

  2. Sicuramente un lavoro travagliato. Vediamo se ritornerà in sè con il prossimo Matthias e Maxime.

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