Omaggiando il nostro cinema gangster/poliziesco degli anni ’70, “Lo spietato” si dimostra un aggiornamento frizzante, energico e avvincente. Con un perfetto Riccardo Scamarcio.
Ascesa al potere del calabrese Santo Russo (Riccardo Scamarcio), cresciuto nelle periferie milanesi, che dopo i primi furti in periferia e il carcere minorile, deciderà di seguire le proprie aspirazioni criminali entrando nel multiforme, affascinante e insidioso mondo della malavita.
Cosa funziona in Lo Spietato
L’omaggio al genere e la sua rivisitazione, il lontano poliziesco made in italy che di cerebralismi e astrazioni intellettuali se ne infischiava e pensava solo al cinema. Funziona poi l’adesione al racconto, veloce e a tratti sarcastica, ironica e a tratti piacevolmente debordante, per certi versi scorsesiana. Tutto è sulle spalle di Scamarcio, un “bravo ragazzo” crudele e spaccone, rutilante e irrefrenabile, pregno di un magnetico charme luciferino.
Perché non guardare Lo Spietato
Non guardate Lo Spietato col costante metro del paragone (quei gloriosi anni 70’ sono irreplicabili), con l’idea di aspettarvi qualcosa di nuovo o con il fucile pronto a sparare su presunti saccheggi da modelli altri. Il film vince proprio perché riesce a rielaborare, condire e (ri)proporre queste componenti (il dèjà vù e le molteplici strizzate d’occhio) in virtù di un format narrativo attuale, di un’idea di cinema squisitamente popolare che guarda al passato ma fa parte del presente.
Un ottimo gangster movie, che trascina a sé il solo grande rimpianto di non poter vedere il buio della sala nell’ottica di un’ordinaria distribuzione (il film è stato distribuito nelle sale cinematografiche italiane solo l’8, 9 e 10 aprile 2019 da Nexo Digital). Lui più di decide di altri film italiani in circolazione.
Adattamento cinematografico del romanzo Manager Calibro 9 scritto da Pietro Colaprico e Luca Fazzo. Azzeccata anche la colonna sonora.
Lo Spietato è disponibile in esclusiva sul catalogo Netflix