Abbiamo visto la nuova versione di Irréversible: inversion intégrale di Gaspar Noé durante Venezia 76 e questa è la nostra recensione.
Poteva sembrare una operazione sostanzialmente inutile quella voluta dal regista Gaspar Noè: rimontare in ordine cronologico un film che quasi vent’anni fa aveva già scandalizzato notevolmente il pubblico di tutto il mondo, aveva consacrato Monica Bellucci ad attrice a tutti gli effetti e aveva innovato profondamente il cinema con la narrazione degli eventi partendo dal finale per poi giungere all’incipit (mai visto prima). Sembrava non ci fosse nulla da aggiungere. Tuttavia il regista francese, con questa nuova edizione restaurata e rimontata, ci ha ricordato quanto sia importante il montaggio, grazie al quale, alternando fabula e intreccio, ci si ritrova di fronte a un film totalmente diverso e nuovo, come se fosse la prima visione.
Alex (Monica Bellucci) e Marcus (Vincent Cassel) sono una appagata coppia borghese invitati ad una festa in casa di amici insieme a Pierre (Albert Dupontel), amico di lui ed ex fidanzato di lei. Dopo una discussione, Alex decide di tornare a casa da sola, ma in un sottopasso viene crudelmente aggredita da un uomo. Marcus sconvolto dall’accaduto decide di farsi giustizia da solo per vendicarla e rintraccia l’assalitore in un locale per gay…
Cosa funziona in Irréversible: inversion intégrale
Tralasciando fin dal principio possibili richiami al movimento #metoo e convinti del fatto che un regista come Gaspar Noé non abbia realizzato un tale restauro per ricordarci degli scandali sessuali di Hollywood, ma puramente per sperimentare e divertirsi con un oggetto di sua proprietà, possiamo affermare con forza che Irréversible dopo quasi 20 anni dalla sua presentazione al festival di Cannes torna e ci sconvolge ancora di più.
Presentato alla proiezione di mezzanotte a Venezia 76 con cast e regista in sala, il film è stato, a detta di molti presenti, l’esperienza più forte al cinema degli ultimi anni. Nonostante tutti (o quasi) sapessero cosa stavano per guardare, il film è stato un pugno allo stomaco totalmente inaspettato e le emozioni che ha suscitato nel pubblico ci conducono a una riflessione profonda. Per una volta però, questa riflessione non riguarda le tematiche femministe tanto care ai moralisti dell’occorrenza, ma mette al centro il potere e la forza del mezzo cinematografico oltre a farci capire la necessità, oggi ritenuta da molti inutile grazie alla tv, di andare al cinema per vivere una esperienza unica e irripetibile.
Ebbene si: se un film da molti visto e rivisto in DVD assume una carica totalmente diversa se proiettato in una sala cinematografica assieme ad altre persone, le quali urlano, piangono e, come successo per davvero alla prima veneziana, svengono, allora si può tranquillamente affermare che la sala cinematografica ha un ruolo fondamentale nel contesto socio-culturale nel quale ci troviamo. Perché questo è il cinema: non solo un passatempo serale davanti a uno schermo, ma una esperienza condivisa con altre persone che deve portarci a scambi di idee, opinioni ed emozioni. Noé ci fa provare tutto questo e ci regala una esperienza indimenticabile che non può che portarci ad una unica conclusione: Irréversible, per quanto estremo, violento e spietato, è un capolavoro creato con una lucidità altrettanto spietata, la quale rende impossibile ogni tipo di critica nel merito. Cinema con la C maiuscola.
Perché non guardare Irréversible: inversion intégrale
Il tema che più di tutti ha acceso la discussione riguardo a questa seconda versione, come prevedibile, riguarda la preferenza tra il montato originale al contrario con la fine all’inizio e l’inizio alla fine e questo secondo montato in ordine cronologico. Probabilmente l’ordine cronologico fa perdere al film la genialità iniziale, rendendo tutta l’operazione priva di quel finale ancora più crudele proprio perché faceva scoprire solo all’ultimo l’aspetto della storia che rende tutto il seguito ancora più tragico e doloroso. Tuttavia se da un lato si perde originalità, dall’altro si acquista suspense perché nella versione originale il film termina sì in modo amaro, ma è innegabile che lo spettatore venga lasciato in un ambiente e in circostanze a lui più favorevoli rispetto alle tenebre e all’orrore visti in precedenza. Nella inversion intégrale accade l’opposto: lo spettatore viene trascinato negli inferi, scena dopo scena senza nessuna via di fuga, e si sente co-protagonista assieme a Marcus (Vincent Cassel) e Pierre (Albert Dupontel) all’interno del Rectum, locale gay di Parigi, alla ricerca dello stupratore di Alex (Monica Bellucci) in una delle scene più drammatiche e tragiche del film. Quindi non vi è nessun motivo particolare per non guardare questa seconda versione del film: chi ha apprezzato l’originale lo apprezzerà nuovamente e chi lo ha odiato continuerà a stroncarlo.
Sono pochi i film che possono vantare l’aggettivo “maledetto”, tra questi sicuramente Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini o Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci. La carica provocatoria di questi film, eccessiva per i gusti dell’epoca, riesce ancora oggi ad essere attuale e a sconvolgere il pubblico allo stesso modo. Anche Irréversible può vantare questo merito, sconvolgendo ed emozionando come solo il grande cinema riesce a fare.