Mercoledì 21 Agosto 2019 arriva finalmente nelle sale italiane l’atteso rifacimento in live-action di uno dei classici Disney più amati di sempre. Questa è la nostra recensione de Il Re Leone.
Mancano pochi giorni all’uscita per tutti in Italia de Il Re Leone di Jon Favreau, un’attesa lunghissima per il nostro Paese. Se si esclude l’evento stampa a Roma dello scorso 12 luglio, o la proiezione in versione originale il 24 dello stesso mese al Giffoni Film Festival 2019, noi Italiani siamo praticamente gli unici tra le grandi Nazioni a non averlo ancora visto.
Essenziale, per non subire spoiler, aver visto il capolavoro d’animazione datato 1994, perché questo remake è una sua fedelissima riproposizione. Sono differenti un paio di scene o poco più, ma non la storia e il finale, come successo invece ad altri, Maleficent, Alice in Wonderland, Il libro della giungla e Dumbo su tutti.
Per chi si affaccia dunque per la prima volta a questa storia consigliamo di fermarsi qui, di non leggere neanche la sinossi e riprendere la lettura una volta visto uno, o entrambi i film.
Simba è il primogenito di Mufasa e Sarabi, due leoni che regnano saggiamente sulle terre del branco della Savana. Questo cucciolo un giorno sarà re, e il padre se ne prende cura amorevolmente ogni giorno, insegnandogli a rispettare tutte le creature viventi affinché l’equilibrio del cerchio della vita venga sempre mantenuto. Un’infanzia felice che finirà molto presto: c’è qualcun altro che vorrebbe diventar presto un re!
Cosa funziona ne Il Re Leone (2019)
L’idea di un live-action de Il Re Leone ha suscitato scalpore fin dal primo annuncio ufficiale. Non solo per l’ennesimo remake che non fa altro che confermare il brutto momento creativo di Hollywood, ma proprio l’idea di definirlo live-action stonava del tutto. Era stato da poco realizzato, sempre con Favreau in cabina alla regia, un altro remake di un Classico Disney con animali parlanti, Il libro della giungla, solo che in quel caso chiamarlo live-action aveva già senso, perché almeno un essere umano nella storia c’era, il protagonista Mowgli.
Il Re Leone, come Bambi prima di lui, è uno di quei Classici Disney in cui l’uomo non appare proprio, quindi, in che modo definirlo live-action? Con animali veri ammaestrati? (quasi impossibile rispetto ai film con quelli domestici come i cani) Animali ricreati digitalmente su sfondi veri della Savana?
Niente di tutto questo, Il Re Leone (2019) non è un live-action, ma il più definito film d’animazione in CGI finora realizzato. Tutto è stato dunque ricreato dal computer (tranne un frammento appositamente inserito per sfidare l’occhio dello spettatore a riconoscerlo), grazie a una tecnica chiamata virtual production. Una categoria che però starà stretta alla Disney, quindi non badate al fatto se ufficialmente continueranno a chiamarlo live-action: vogliono solo una nuova candidatura all’Oscar come miglior film.
Allora, era davvero necessario un film del genere? Doveroso ribadire che, se tale tecnica fosse stata utilizzata per una storia completamente nuova, sarebbe stato decisamente più bello, ma questa volta importa fino a un punto. Il Re Leone (2019) è senza dubbio un film rivoluzionario, una realizzazione mai vista prima. Se avrà un buon responso di pubblico supponiamo che la Disney non perderà l’occasione di riproporla per un remake in virtual prodution di Bambi, ma potrebbe essere d’ispirazione per la produzione di nuove storie con animali protagonisti (qualcosa su La fattoria degli animali, o una serie TV su “Le avventure del Bosco Piccolo”)
Realismo non solo d’aspetto, ma anche di recitazione!
Nel 1994 gli animatori della Disney fecero un lavoro enorme, studiando di persona i movimenti e i comportamenti di leoni e altri animali della Savana per realizzare al meglio il Classico, ma insieme al realismo aveva tanto del cartone animato, come scene impossibili in natura (Timon hawaiano) o espressioni buffe (le boccacce dei cuccioli) o piene di emozioni (rabbia, paura e dolore, a seconda della situazione).
Nel 2019 tutto questo non c’è più, questo Re Leone è davvero un documentario, senza alcuna forzatura animata. Per qualcuno una grossa mancanza, il sottoscritto ritiene invece che sia il secondo grande elemento di novità per promuovere questo film. Per le espressioni umane e situation comedy animate c’è sempre il Classico perché, come dicevamo, anche se questo non è davvero un live-action, si comporta come tale. Così come in Aladdin non aveva senso riproporre uno Iago tanto chiacchierone, anche qui non era il caso vedere Pumbaa dondolarsi da una liana come se fosse un’altalena.
Una gioia per gli occhi, dunque, niente a che vedere con Il libro della giungla, la cui tecnica utilizzata allora, la motion capture sugli attori che doppiavano i personaggi in originale, toglieva molto della bellezza visiva al prodotto finale.
Se gli occhi hanno quindi avuto la loro parte, che dire del cuore?
Le emozioni non mancano affatto, l’effetto nostalgia, unito a questa perfezione visiva, scorre potente per tutto il film. La scena sotto le stelle di Mufasa e Simba, e quella traumatizzante della gola con gli gnu, sono strappalacrime come nel 1994, o forse anche di più per coloro che le hanno vissute anni fa e adesso le rivivono in un’altra versione. Ma potevano essere molto di più, almeno per noi Italiani (quando vedremo anche la versione originale potremo giudicare anche quella) con un altro doppiaggio, sia nei dialoghi che nel cantato. A questo delicato argomento che ha fin da subito scatenato (più che giuste) polemiche dedicheremo anche stavolta un approfondito box a parte.
Il doppiaggio de Il Re Leone (2019)
Personalmente ho sperato fino all’ultimo che l’annuncio di Marco Mengoni ed Elisa come nuove voci di Simba e Nala fosse riferito solo al canto e non anche ai dialoghi, ma una volta che questi personaggi hanno cominciato a parlare nel film purtroppo la speranza è svanita del tutto…
Il mondo dell’animazione, soprattutto quello Disneyano, continua sempre di più ad essere infestato da talent estranei al mondo del doppiaggio, anche da individui che non sono neanche attori di professione.
Quest’ultimi quasi sempre si sono limitati a piccolissimi ruoli, cosa che per molti è passabile, anche se, come mi piace sempre ricordare, una volta ci preoccupavamo di dare anche a uno come Emilio Cigoli un personaggio di poche battute ne La carica dei 101 piuttosto che farlo doppiare da uno qualunque…
Con Il Re Leone (2019), invece, si è forse toccato il gradino più basso di sempre nella storia del doppiaggio italiano dei talent. Non solo non stati scelti doppiatori professionisti, non solo non sono stati scelti attori non doppiatori, ma hanno affidato a due cantanti il doppiaggio di due personaggi iconici fin dal 1994.
Simba adulto è stato fino a questo film sempre e solo una voce: Riccardo Rossi.
Nel primo Re Leone e negli altri due sequel, ma anche in serie tv come “Timon e Pumbaa” e “The Lion Guard”, i cui episodi di quest’ultimo sono andati in onda proprio nel 2019, a dimostrazione che nonostante i 25 anni di differenza poteva benissimo doppiarlo ancora egregiamente. Nala, invece, ha avuto nei primi due film la dolcissima voce di Laura Boccanera, e in seguito l’altrettanto graziosa di Barbara De Bortoli.
Purtroppo non è colpa di Fiamma Izzo o di qualcun altro del mondo del doppiaggio Italiano: come confermato dalla stessa direttrice dopo l’evento stampa, la Disney Americana aveva posto fin da subito il veto di non usare le voci originali in questa nuova versione, a parte quella di Mufasa. Che, se permettete, solo a sentire questa cosa, ci appare come una grande mancanza di rispetto nei nostri confronti. Perché magari non tutti sanno che rispetto al 1994 non abbiamo più tra noi le voci di Rafiki (Sergio Fiorentini), Zazu (Roberto Del Giudice) e Timon (Tonino Accolla), mentre chi non è a conoscenza del fatto che il grande Vittorio Gassman ci ha lasciato ben 19 anni fa?
Marco Mengoni ed Elisa sono stati gli unici, grazie alla decisione di Disney Italia, ad essere stati ascoltati in America prima di essere confermati. Non c’è stata dunque neanche una vera competizione con i nostri doppiatori professionisti. Sarà dovuta al fatto che a quanto pare in America vorrebbero sempre che sia la stessa voce a cantare e parlare (dimenticandosi che questo non è mai stato un problema per la qualità, vi dice niente il duo Maria Pia Di Meo – Tina Centi?) ma troviamo tutto questo assolutamente ingiusto a prescindere.
Se si riteneva Riccardo Rossi troppo vecchio per fare ancora Simba, o si voleva per forza differenziare questo film da quello del 1994, sarebbe stato più giusto scegliere un doppiatore professionista più vicino all’età di Donald Glover per il ruolo. Magari uno tra Edoardo Stoppacciaro, Gianfranco Miranda, o Simone D’Andrea (dopo che quest’ultimo aveva “ingannato” in molti come nuovo Scar nei trailer).
Avrei scritto questa premessa in ogni caso, perché queste mosse di marketing sono appunto sbagliate a prescindere ma, al tempo stesso, non avrei avuto problemi a fare i complimenti ai due cantanti se il risultato finale fosse stato all’altezza della situazione. Del resto, Renato Zero non è mai stato un doppiatore professionista, ma chi non l’ha amato in The Nightmare before Christmas?
Ma non è questo il caso. Fin dal primo momento in cui parlano Mengoni ed Elisa si sono dimostrati decisamente incapaci nel doppiare personaggi così importanti, anche perché a sentirli ti viene il dubbio se a parlare siano persone nate e cresciute in Italia. Per chi ama Il Re Leone originale e il cinema di qualità, l’unico modo per resistere a quelle scene è immaginare nel proprio cervello che a recitare siano ancora Riccardo Rossi e Laura Boccanera, anche perché stavolta il Re Leone è davvero una copia carbone del Classico: tantissimi dialoghi sono esattamente gli stessi del 1994.
Pessimi nei dialoghi, niente di speciale nelle canzoni: abissale la differenza anche qui con i cantanti originali, Roberto Stafoggia e Lorena Brancucci.
Una scelta di marketing che purtroppo, a quanto pare, criticheranno solo gli appassionati di doppiaggio e poco più: Mengoni ed Elisa sono due tra i cantanti più amati tra le nuovi generazioni, e fin dal loro annuncio sui social migliaia di fan hanno accolto con entusiasmo la notizia.
Ma per coloro che amano la vera qualità, non possiamo che continuare a bocciare questa doppia scelta infelice. Anche perché sono le uniche di tutto il cast.
Altro grande escluso di questa nuova versione è senza dubbio Ernesto Brancucci, che ha dato la voce al facocero Pumbaa in tutte le sue apparizioni animate. Unico doppiaggio per colui che si è nel corso della sua carriera “limitato” a far cantare molti personaggi dei Classici Disney (oltre naturalmente a curare le edizioni musicali di molti di essi da Basil l’investigatopo in poi) talmente memorabile che meritava anche lui di essere riproposto… ma visto che non era possibile, al contrario di Simba e Nala, il suo sostituto, Stefano Fresi, è decisamente promosso nel ruolo, così come Edoardo Leo sul Timon dell’indimenticato Tonico Accolla.
Se in America Mufasa ha potuto ancora contare sull’ottantottenne voce di James Earl Jones (la voce di Darth Vader ma anche il volto del padre del principe cerca moglie), in Italia, come accennato poco sopra, purtroppo non potevamo più contare sul grande Vittorio Gassman. Sostituire uno degli attori italiani più leggendari di sempre, che in carriera ha nobilitato il mondo del doppiaggio con una sola ma memorabile interpretazione come quella del padre di Simba, è stato il compito più arduo di tutti per chi ha diretto i provini. Sono stati selezionati decine di attori, anche di ottant’anni, sempre secondo Fiamma Izzo, e alla fine, dopo averlo già sentito fin dal primo teaser trailer, è stato scelto Luca Ward.
Non poteva esserci decisione migliore, sempre a mio parere e senza togliere nulla agli altri che ci hanno provato.
La sua profonda voce emoziona e commuove fin dal primo momento, mentre quella nuova di Scar… terrorizza!
Come dicevamo, nei trailer avevamo sentito la voce di Simone D’Andrea per il malvagio fratello di Mufasa, una scelta che non era piaciuta a molti, per il semplice fatto che colui che da anni doppia magistralmente personaggi come James nei Pokemon e Trunks adulto in Dragon Ball ha ancor oggi un timbro troppo giovanile a dispetto della sua età, adatto dunque a personaggi più giovani e positivi come Simba per l’appunto. E alla fine è rimasta solo nei trailer, perché ancor prima della prima anteprima stampa italiana erano state distribuite online le nuove canzoni del film, con Massimo Popolizio in “Sarò re”.
Un’altra scelta perfetta e che renderà per sempre le sue scene memorabili. Parliamo di un grande attore Shakespeariano che nel doppiaggio sarà sempre ricordato per un ruolo: Voldemort. Hai dunque la nostra compiacenza, sei uno Scar adorato da noi!
Per quel che riguarda Zazu, a sostituire un altro attore scomparso come Roberto Del Giudice ci ha pensato lo straordinario Emiliano Coltorti, un ruolo che ha amato fin da subito, anche perché non è il classico pazzoide che gli affidano quasi sempre.
Hector di Coco di nuovo insieme a Miguel… perché lui e Simone Iué cantano “Voglio diventar presto un re”, con l’aggiunta di Chiara Vidale come piccola Nala (mentre i due leoncini nei dialoghi sono i bravissimi Vittorio Thermes e Alice Porto).
Pienamente soddisfatti anche per Antonella Giannini su Sarabi, e Rossella Acerbo sulla iena Shenzi, due meravigliose doppiatrici per due personaggi che rispetto al Classico hanno qualche scena di approfondimento in più. Per le altre iene invece troviamo Paolo Vivio e Alessandro Budroni.
E Rafiki? I trailer ci avevano indicato Michele Gammino, ma alla fine il ruolo è andato a Toni Garrani, grande attore che nel mondo del doppiaggio si è contraddistinto soprattutto su Mark Rylance. Altro compito gravoso il suo, Sergio Fiorentini era un’altra voce meravigliosa ed iconica difficile da sostituire, e alla fine è stato scelto lui anche per la sua conoscenza della lingua swahili. Peccato che le sue scene siano quelle meno riuscite di questo film…
Perché non guardare Il Re Leone (2019)
Oltre alla scelta di Mengoni ed Elisa come doppiatori, Il Re Leone di Favreau ha solo altri tre elementi negativi.
Primo tra tutti, come accennato, il minor ruolo dato a Rafiki. Senza troppi giri di parole, tutta la scena della bastonata a Simba, e il discorso sul passato, è stato cancellata, un vero peccato considerata l’importanza formativa di quelle parole.
Altra sequenza che non regge il confronto del Classico è la “canzone” Sarò re!
Virgolette necessarie, perché quella che abbiamo visto non si può certo definire un momento da musical, ma un discorso un minimo ritmato, che a conti fatti non funziona. Tutto questo ci ricorda la pessima regia di quasi tutte le canzoni de La bella e la bestia di Bill Condon, dove le troppe pause rispetto al cartone animato avevano rovinato il ritmo e la metrica della scena.
Discorso simile per Il Cerchio della Vita. Nella nostra versione stavolta non c’è Ivana Spagna ma Cheryl Porter. L’interpretazione di quest’ultima non è da bocciare ma non trasmette quasi per niente le stesse emozioni del 1994, cosa invece successa non solo per “Voglio diventar presto un re” ma anche con “Hakuna Matata”.
Piccoli imperfezioni nella parte tecnica, pesanti in quella Italiana, ma al tempo stesso, vi consigliamo vivamente di andare a vederlo.
Stavolta non è soltanto effetto nostalgia, ma anche tanta innovazione tecnica, qualcosa che chissà, magari farà la storia come fece Avatar a suo tempo.
Il Re Leone (2019) è al cinema dal 21 Agosto con Disney
Bella recensione =)
Io mi sono emozionata davvero!!Forse più perni ricordo del cartone animato che amo tantissimo chissà…concordo con te per il doppiaggio, mi trovo purtroppo a bocciare Elisa e Mengoni, li ho trovati forse un po’ troppo “forzati”…per il resto molto realistico per molte cose quindi bello davvero
Potrebbero essere tutti dei bei cartoni , peccato che sono rovinati dalle canzoni che animano le scene , canzoni per niente piacevoli, che rovinano tutti i film o cartoni effettuati con questo stile
Mamma mia mi è venuta l’ansia, l’ho visto 3 volte e mi è piaciuto tantissimo, di solito sono una criticona ma sarà che questo film ha un valore sentimentale non indifferente che mi fa vedere tutto bellissimo, ok Elisa e Marco non sono stati eccelsi ma neanche così scarsi… mi sono piaciuti tutti i dialoghi, mi piace Scar, mi piacciono ancora tutte le canzoni, Simba, Mufasa, Timon, Pumba e Rafiki! Sono più che soddisfatta e lo riguarderei altre mille volte!!
Un film che non mi ha convinto in pieno per una perdita generale di emozione.