Dal 2 maggio al cinema il western con protagonisti Joaquin Phoenix e John C. Reilly presentato anche alla settantacinquesima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, I Fratelli Sisters, diretto dal regista francese Jacques Audiard.
“Hey, siamo i Fratelli Sisters!” gridano a gran voce ovunque mettano piede i due cacciatori di taglie.
Una frase che, per quanto banale e scontata possa sembrare – anche alla luce del fatto che sia il titolo stesso del film -, riecheggia carica di significato sullo schermo, come nella mente e nel cuore del pubblico. Nonostante l’ambientazione possa far pensare a uno sparatutto senza spessore, il primo film in lingua inglese di Jacques Audiard gioca con generi e toni diversi per dar vita a un racconto caleidoscopico e accattivante, che non permette allo spettatore di andar via dalla sala senza che continui a pensare a ciò che ha appena visto.
Nell’Oregon del 1850, in piena febbre dell’oro, Eli (John C. Reilly) e Charlie (Joaquin Phoenix) Sisters vengono incaricati dal Commodoro di trovare ed eliminare un uomo di nome Hermann Warm (Riz Ahmed), in possesso di una formula chimica utile a scovare il prezioso metallo nei fiumi. Sulle sue tracce anche Morris (Jake Gyllenhaal), che presto si renderà conto di essere sempre stato dalla parte sbagliata, e deciderà di proseguire il suo viaggio in compagnia del protettore dagli utopici ideali.
Cosa funziona ne I Fratelli Sisters
Adattamento del romanzo Arrivano i Sisters di Patrick deWitt, il film è nato per volontà di John C. Reilly, come ha raccontato lo stesso Audiard durante il nostro incontro a Roma, in quanto fu l’attore a proporre il progetto al regista.
Se avessi scoperto il libro per conto mio, sicuramente lo avrei apprezzato in qualità di opera letteraria, ma probabilmente lo avrei visto come un western e ritenuto impossibile per me da trasporre sullo schermo.
Addirittura, confessa il regista, c’è stato un momento in cui si è pensato di girare la pellicola totalmente in notturna, e spingere alle estreme conseguenze la stilizzazione delle immagini, tanto era grande la difficoltà rappresentata dal trasporre la storia sullo schermo.
Eppure il film è stato realizzato (e l’idea precedente scartata), e malgrado si incaselli perfettamente nel genere western, per certi versi se ne discosta anche parecchio, soffermandosi spesso su una dimensione più intimistica, e conferendogli un tono estremamente particolare, fortemente volto e alla comicità, e alla drammaticità.
Sono le piccole cose a dare maggiore spessore, come i tentativi di cura dell’igiene personale, la necessità di avere con sé qualcosa che ricordi l’ambiente domestico, o anche l’aggiunta peculiare del regista – ci tiene a sottolineare – della scena sulla masturbazione.
Sono degli adulti, ma si comportano ancora come due bambini; litigano, discutono, si divertono a scoreggiare come se fossero in campeggio… È stato il mio modo di affrontare un genere con cui avevo pochissima confidenza.
Ecco che allora I Fratelli Sisters, anche grazie alle interpretazioni magistrali degli attori coinvolti – tutte, a loro modo, in linea con il tono prescelto – e ai paesaggi dal sapore inaspettatamente europeo sullo sfondo – le riprese hanno avuto luogo anche in Spagna e in Romania -, assume una colorazione così distintiva da creare quasi un genere a sé.
Perché non guardare I Fratelli Sisters
Non ci sono particolari ragioni per cui non guardare questo film, a meno che non abbiate meno di 10 anni. Ma anche in quel caso, ci sono pellicole ben più traumatizzanti di questa…
I Fratelli Sisters è distribuito da Universal Pictures, e sarà nelle sale italiane dal 2 maggio.