Uomini d’Oro: Vincenzo Alfieri alla sua seconda opera dietro la macchina da presa… e non solo
Torino, 1996.
Mentre le immagini di una Juventus che si appresta a segnare l’ennesimo gol di una cinquina ai danni del Torino scorrono in tv, la vita di tre uomini comuni (ma non troppo…) sta per essere sconvolta per sempre.
Luigi (interpretato da Giampaolo Morelli) è il playboy dei tre, donnaiolo incallito che, stanco del suo grigio lavoro alle poste, brama la baby pensione per poter mollare tutto e aprire un chiringuito in Costa Rica insieme all’amico Luciano, un Giuseppe Ragone dalla battuta pronta e mai fuori tempo.
Poi c’è Alvise, integerrimo funzionario postale con il volto di un inaspettatamente cupo e serio Fabio De Luigi, che per poter continuare a garantire una agiata vita borghese alla famiglia fa ben due lavori, rischiando il collasso, e l’infarto, da un momento all’altro.
Infine Edoardo Leo è Nicola, detto Il Lupo, ex pugile dal carattere bollente, che gestisce un bar anche grazie ai soldi dell’amico Alvise ma è succube di Boutique, lo stilista/strozzino interpretato da Giammarco Tognazzi, a cui deve una grossa cifra.
Quando Luigi si renderà conto di non poter più contare sui soldi della sperata e precoce pensione prenderà una decisione folle e irreversibile che innescherà una serie di eventi in cui saranno coinvolti, indirettamente o meno, non solo i suoi “compari” ma anche le rispettive donne, tre personaggi femminili altrettanto forti, se non forse di più, portati in scena da Mariela Garriga (Gina, donna del Lupo), Matilde Gioli (Anna, nuova fiamma di Luigi) e Susy Laude (Bruna, moglie di Alvise), in un finale inaspettato e soprattutto carico di verità, essendo il film ispirato a un fatto di cronaca.
Cosa funziona ne Gli Uomini D’oro
Sulla scia di Smetto Quando Voglio, che ha inaugurato un nuovo e moderno Made in Italy ricco di commedie, il lungometraggio di Alfieri, ancora montatore e sceneggiatore oltre che regista, si apre un varco interessante e pieno di vitalità dimostrando che anche nel Belpaese di possono fare prodotti di una certa caratura senza per forza dover sottostare al solito copione pieno di battute e ilarità.
Perché non guardare Gli Uomini D’oro
I punti negativi di questo film sono davvero pochi, quasi nulli, se non fosse per l’argomento scatenante un po’ troppo “italiano”, che rischia di non far apprezzare la pellicola a chi si trova fuori dai confini ma solo a chi in questa nazione ci vive, magari da quando è nato.
Gli Uomini d’Oro è al cinema dal 7 novembre con 01 Distribution.