Fratelli Nemici – Close Enemies: Si inserisce dentro una tradizione cinematografica e la rinverdisce a suo modo negandola: “Fratelli nemici” fa questo e molto altro. Passato in sordina all’ultimo Festival di Venezia
Cresciuti in una periferia in cui domina la legge del narcotraffico, Driss (Reda Kateb) e Manuel (Matthias Schoenaerts) erano come fratelli. Manuel ha però scelto di abbracciare la vita da delinquente mentre Driss è diventato poliziotto. Quando il più grande affare di Manuel va storto, i due uomini si incontrano nuovamente e si rendono conto di avere bisogno l’uno dell’altro per sopravvivere nei rispettivi mondi.
Cosa funziona in Fratelli Nemici – Close Enemies
L’approccio al genere, il glorioso polar dei tempi andati che qui viene tirato in ballo e sovvertito. Questo non tanto nel ribaltamento degli schemi (la storia è sempre la stessa) quanto nella messa in scena: iperrealistica e viscerale, scevra di ogni lirismo, spoglia di qualsiasi aurea mitica. Il romanticismo dolente di Melville e compari è defunto e Fratelli nemici ne è la meravigliosa messa funebre.
Perché non guardare Fratelli Nemici – Close Enemies
Forse perché abituati a un cinema che (si) concede maggiormente allo spettatore, che si abbandona di più allo spettacolo e alle sue esigenze. Cionondimeno, Fratelli nemici può ad una prima visione apparire come qualcosa di già visto, se non addirittura di trito e ritrito. In realtà c’è un cinema di spessore dietro la superficie.
Bando ai legami di sangue e ai codici d’onore che furono: Fratelli Nemici è la lucida quanto terrificante fotografia di una frantumazione sociale ed etica, intrappolata nella claustrofobia adrenalinica di spazi plumbei, opprimenti, sempre uguali a se stessi, squallidi ed essenziali. Umore tesissimo e interpretazioni magistrali ne fanno – assieme a tutto il resto – un film imperdibile.
Fratelli Nemici – Close Enemies è al cinema dal 28 marzo con Europictures