Dimenticatevi le origini del mito… Dimenticate il Broly che abbiamo conosciuto finora…siamo al cospetto di un racconto diverso e questa è la nostra recensione di Dragon Ball Super: Broly!
Non vogliamo parlare troppo della sinossi, se non l’avete già letta nei comunicati ufficiali, e non avete visto i trailer, ancora meglio, perché questo film risulta essere quasi un’assoluta novità nell’universo di Dragon Ball. Ci basta dire che appunto si riparte da Bardack, e non solo. Sul pianeta Vegeta al cospetto del Re dei Sayan si presentano Re Cold e suo figlio Freezer. Una nuova dimostrazione di forza da parte dei dominatori delle galassie, che fanno infuriare i fieri Sayan. Ma forse qualcosa cambierà con la nascita non solo del principino Vegeta, ma anche di Broly, figlio di Paragas, dall’incredibile potere latente…Un prologo dai colori e momenti decisamente oscuri, che riporta sullo schermo personaggi che hanno fatto, chi più o chi meno, la storia di questa saga, e che vorresti non finisse mai, nonostante le diverse contraddizioni rispetto all’indimenticabile special televisivo datato 17 ottobre 1990.
Prima di analizzare gli elementi positivi e negativi di Dragon Ball Super: Broly, possiamo tranquillamente dire che non c’è bisogno di aver visto tutti 131 episodi della serie Anime di Dragon Ball Super (molte ancora inediti da noi). Qualche piccolo spoiler riguardo al torneo del potere c’è, ma è un’inezia rispetto all’opera nel suo complesso. Se si è visto, oltre a tutto Dragon Ball Z, La battaglia degli Dei e La resurrezione di “F”, e magari anche “Il Super Saiyan della leggenda”, si è apposto così.
Cosa funziona in Dragon Ball Super: Broly
Oltre all’eccellenza italiana del doppiaggio che vedremo in seguito, e una trama che può piacere a chi apprezza le novità, ma anche capace di essere in parte d’aiuto a chi non è proprio ferrato di tutta la saga, le cose migliori di Dragon Ball Super: Broly riguardano la tecnica animata. In questo lungometraggio diretto da Tatsuya Nagamine abbiamo alcuni momenti davvero maestosi in quanto ad animazione, soprattutto nella prima parte del combattimento tra Vegeta e Broly. Dei disegni che ci permettono di apprezzare al meglio la potenza distruttiva del Super Sayan della leggenda, fatta di dimensioni corporee enormi, occhi bianchi alla Undertaker e capelli che diventano gialli e verdi, e che ci fanno emozionare come negli anni ’90. Il personaggio di Broly oggi è veramente leggendario tanto da risultare praticamente senza limiti anche se alcuni aspetti della sua nuova storia e personalità non ci hanno personalmente convinto.
Il Doppiaggio di Dragon Ball Super: Broly
Ancora millenials grazie a un vero vanto italiano, soprattutto in confronto a quello nipponico, straziante e ripetitivo: il doppiaggio.
Dopo aver visto le voci Merak tornare nella serie animata di Dragon Ball Super, eccole finalmente di nuovo anche in un lungometraggio. Abbiamo dunque Gianluca Iacono su Vegeta, insieme al nuovo Goku Claudio Moneta (che ricordiamo, ha raccolto la pesantissima eredità del prematuramente scomparso Paolo Torrini, risultando ottimo almeno come Black Goku), e alla ”vecchia” Bulma Emanuela Pacotto, e oltre a loro, il ritorno di doppiatori che si sono sentiti l’ultima volta davvero ad inizio millennio, se non prima, come:
Pietro Ubaldi su Re Vegeta
Maurizio Trombini su Re Cold
Mario Bombardieri su Broly
Marco Balzarotti su Bardack
Confermati Alessandro Zurla su Whis, Lorenzo Scattorin su Beerus, Luca Ghignone su Junior (che ha sostituito in corsa Alberto Olivero dopo il suo ritiro), Patrizia Mottola sul Trunks bambino (anche lei entrata in corsa, per sostituire la terribile scomparsa di Monica Bonetto), mentre del gruppo storico di Milano per i nuovi personaggi troviamo:
Aldo Stella su Kikono
Elisabetta Cesone su Beriblu
Diego Sabre su Lemo
Katia Sorrentino su Cheelai
Massimo Di Benedetto su Beets
Francesca Bielli su Gine, la madre di Goku
Della fusione con il gruppo di doppiaggio romano, da elogiare Stefano Mondini, attore davvero versatile, che sostituisce al meglio Vittorio Bestoso su Paragas.
Come era già stato ufficiosamente annunciato, le storiche voci dello studio Merak sono state dirette a Roma da Andrea Ward, riprendendo l’adattamento curato da Fabrizio Mazzotta. Adattamento che è sempre stato senza dubbio più fedele all’originale, nei nomi dei personaggi e delle mosse speciali, ma al tempo stesso era ben poco localizzato. Alcuni nomi giapponesi sono ancor oggi difficili da pronunciare per la cultura italiana, così come riprendere gli inglesismi presenti nell’originale non è molto coerente con uno dei tanti ruoli che il doppiaggio italiano dovrebbe assolvere, evitare il decadimento della lingua italiana in favore di quelle straniere, in particolare le anglosassoni. Insomma, due mondi di doppiaggio si sono uniti, e come Goku e Vegeta, possono allearsi ma non andranno mai veramente d’accordo per chi è legato al passato. Tutto considerato è stato fatto un buon lavoro per farci godere al meglio il film.
Perché non guardare Dragon Ball Super: Broly
Insieme alla magnificenza dell’animazione in alta definizione troviamo anche diverse scene che rispecchiano dei problemi che finora ci hanno mostrato gran parte degli episodi di Dragon Ball Super e dell’animazione moderna in generale. Probabilmente per mancanza di fondi e di tempo, in alcuni momenti i disegni diventano quasi stilizzati e qualitativamente inferiori. Se avete visto una delle tante serie moderne potete già capire a cosa ci riferiamo. Una decisione che economicamente sarà anche funzionale ma che in ogni caso ci fa pensare con nostalgia alla qualità dei lavori passati.
Diverse sono le perplessità sulla trama ma sopratutto sulla caratterizzazione dei personaggi: a parte il prologo iniziale in cui vediamo Freezer come il gelido assassino di un tempo, nella parte ambientata nel “presente” resta sempre un infame ma ci viene mostrato quasi allegro e rilassato. Non il massimo per uno che è da sempre considerato uno dei più grandi villain, non solo del mondo di Dragon Ball. Ma ad essere edulcorato è soprattutto il personaggio di Broly: la sua nuova caratterizzazione conferma che ormai è sempre più difficile vedere cattivi in quanto tali. Uno può anche essere cattivo, ma deve esserci sempre un motivo, non esistono più villain colpevoli di essere proprio nati quadrati. Non è più l’incontrollabile guerriero che prova un odio profondo, fin dalla nascita, per Goku. Questo è ciò che avevamo appreso nei tre lungometraggi passati sul personaggio, in particolare ne“Il Super Sayan della leggenda”. Questa modifica probabilmente è stata decisa perché lo stesso Broly non è mai stato considerato un personaggio canonico della serie. Mentre non si può dire lo stesso della storia de “Le origini del mito”. Uno speciale televisivo mostrato anche durante la saga di Freezer di Dragon Ball Z, e che per questo meritava più rispetto per una semplice questione di canonicità. Una continuità narrativa che abbiamo ben visto nei precedenti “La battaglia degli dei” e “La resurrezione di F”.
In conclusione, Dragon Ball Super: Broly è un film graficamente esplosivo, per molti aspetti convincente, che piacerà tantissimo ai fan meno intransigenti che non vedono l’ora di festeggiare il ritorno della saga al cinema. Resteranno invece delusi quelli che hanno a cuore il ferreo rispetto della continuità narrativa con il passato e che non accettato compromessi.
Dragon Ball Super: Broly è al cinema dal 28 febbraio con Anime Factory per Koch Media