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La Caduta dell’Impero Americano – Una trilogia satirica lunga trent’anni

Denys Arcand torna sul grande schermo con La Caduta dell’Impero Americano per concludere idealmente la trilogia di culto che ha visto il principio nel 1987 con Il declino dell’impero Americano e che è seguita nel 2004 con Le invasioni barbariche che gli è valso anche l’oscar come miglior film straniero.

Pierre Paul (Alexandre Landry) nonostante un dottorato in filosofia e una intelligenza nettamente superiore alla media, deve accontentarsi di fare il fattorino per sbarcare il lunario per una ditta di distribuzione al dettaglio. Inaspettatamente durante una consegna assiste ad una rapina e senza pensarci un attimo si appropria della refurtiva milionaria. Preso dal panico nella consapevolezza di non essere in grado di gestire il malloppo pensa di contattare un galeotto celebre appena uscito di galera, solo dopo aver cercato di allentare la tensione con una escort di alto borgo di cui finirà di innamorarsi perdutamente.

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Cosa funziona in La Caduta dell’Impero Americano

Esattamente con gli episodi precedenti, il regista canadese con arguzia e fine sarcasmo veste con le fattezze della commedia, la critica sociale nei confronti della spietatezza del capitalismo dei cugini americani che al giorno d’oggi veste i panni della finanza speculativa e dei paradisi fiscali. Per rimarcare tale continuità con le sue opere precedenti chiama nel cast Remy Girard e Pierre Curzi, da sempre compagni di merende.

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Se l’immagine pubblica della finanza speculativa sembra non avere mai un volto, Denys Arcand, svela le insospettabili fattezze da vicino della porta accanto di coloro che sono protagonisti di quelle scelte finanziarie che contribuiscono al tracollo del welfare state dei paesi occidentali e della perdita di sovranità degli stati. Similmente restituisce un volto a coloro che ne sono vittime e che sembrano sempre totalmente invisibili ai margini delle nostre società in crisi, riportando in auge la perenne lotta fra etica e legalità che oggi più che mai sembra aver perso valore nella nostra società e per fare ciò mette un filosofo di fronte alle questioni etico/sociali più brucianti del presente. Da fine lettore del nostro tempo Arcand, analizza inoltre l’utilizzo degli scandali sessuali per distruggere l’immagine pubblica di coloro che sembrano intoccabili e i mezzi assolutamente inadeguati delle polizie degli stati sovrani che pochissimo possono nei confronti di coloro che pur nella legalità agiscono senza alcun valore etico.

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Perché non guardare La Caduta dell’Impero Americano

Acuto e intelligentemente divertente è una scelta doverosa per coloro che sono alla ricerca di una commedia che vada oltre la ricerca della risata facile. Per tale ragione non è sicuramente una scelta adatta a coloro che al cinema hanno solo voglia di spegnere il cervello.

La conclusione della trilogia di Arcand mantiene altissimo il livello a cui ci aveva abituato fino ad ora nella riflessione ma anche nell’intrattenimento lasciandoci con la speranza, forse vana, di non dover attendere altri 15 anni per vedere una sua nuova opera.

La Caduta dell’Impero Americano è al cinema dal 24 Aprile con Parthénos Distribuzione

Regia: Denys Arcand Con: Alexandre Landry, Maripier Morin, Remy Girard, Louis Morissette, Maxim Roy, Pierre Curzi, Vincent Leclerc, Yan England, Anoulith Sintharaphone, Florence Longpré Anno: 2018 Durata: 127 min. Paese: Canada Distribuzione: Parthénos Distribuzione

About Davide Belardo

Editor director, ideatore e creatore del progetto Darumaview.it da più di 20 anni vive il cinema come una malattia incurabile, videogiocatore incallito ed ex redattore della rivista cartacea Evolution Magazine, ascolta la musica del diavolo ma non beve sangue di vergine.

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