Ispirato al tedesco Lui è Tornato di David Wnend, basato a sua volta sull’omonimo libro satirico di Timur Vermes, Sono Tornato immagina il ritorno all’improvviso di Benito Mussolini, pronto a rimettersi al potere ma con delle idee nuove e moderne.
Cosa succederebbe se, più di settant’anni dopo la sua scomparsa, Benito Mussolini tornasse improvvisamente tra noi? E su questo interrogativo che si fonda l’intera commedia, politicamente scorretta, di Luca Miniero. Roma, giorni nostri, dopo ottant’anni dalla sua scomparsa, Benito Mussolini (Massimo Popolizio) ritorna in vita ed inizia ad aggirarsi fra noi, nell’Italia di oggi. Un giovane documentarista, Andrea Canaletti (Frank Matano), lo scopre e, pensando che si tratti di un attore particolarmente ben calato nel personaggio, decide di renderlo protagonista del suo nuovo documentario, che in breve tempo raggiunge una fama inaspettata.
Cosa funziona in Sono Tornato
L’ironia e la satira sono piuttosto marcate e il viaggio in un’Italia multietnica e confusa sbeffeggia molti dei luoghi comuni e temi più popolari della nostra società: integrazione, lavoro, economia e, ovviamente, sfiducia nella classe politica. La fotografia e la tecnica di ripresa con mdp a spalla riesce a mostrare la realtà del nostro mondo, senza alcuna patinatura cinematografica, mixando linguaggi e stili che mostrano la verità del contesto in cui Mussolini torna come se fosse un extraterrestre e come tale può farci paura. Un film che non giudica, ma mostra e che mette in luce tutti i demoni che vivono dentro di noi.
Perché non guardare Sono Tornato
Alcuni momenti del film sono troppo caricati, non tutto funzione come dovrebbe e per tutta la visione non manca un senso di déjà–vu, forse più psicologico che strutturale, dovuto al ricordo dell’originale teutonico.
Nonostante il riferimento al film originale, Luca Miniero riesce ad offrire alcuni elementi peculiari che nascono da una sensibilità tutta italiana.