Slumber: il Demone del Sonno: Esordio alla regia cinematografica per Jonathan Hopkins, anche co-sceneggiatore con lo scrittore Richard Hobley, che si cimenta con il grande schermo dopo la direzione di tre corti di successo e di oltre 100 spot pubblicitari. Un film che trae ispirazione dalla pittura di Johann Heinrich Füssli per riportare in vita il terrore degli incubi notturni.
Alice Arnolds (Maggie Q), è una donna e moglie apparentemente felice, mamma di una bellissima bambina. Dottoressa di neuroscienze all’interno di una struttura dedicata allo studio e al recupero di casi di insonnia, vive il suo lavoro come una missione di vita poiché perseguitata dal ricordo della morte del fratello avvenuta di notte in tenera età. L’arrivo in ospedale del piccolo Daniel Morgan (Lucas Bond) e della sua famiglia, completamente afflitta da problemi del sonno, la porterà ad abbandonare ogni logica scientifica per combattere una misteriosa presenza e affrontare i suoi demoni.
Cosa funziona in Slumber: il Demone del Sonno
Realizzato chiaramente con un budget ridotto, Slumber: il Demone del Sonno, guarda alla paralisi del sonno e all’Incubo di Füssli, per narrarci una sua versione della cultura popolare dell’entità demoniaca. Una versione moderna e visivamente convincente di un incubo oppressivo ricorrente ad una delle patologie del disturbo del sonno. Una sorta di Freddy Krueger senza mostro e sangue, ideata e diretta da un regista con una discreta padronanza dei mezzi tecnici e degli spazi, utili a rappresentare l’angoscia fisica e mentale vissuta dai protagonisti. La paralisi del sonno, anche detta paralisi ipnagogica, è perfettamente rappresentata, grazie anche alle prove attoriali di un cast che si rivela all’altezza, meno le scelte delle voci italiane. Siamo al cospetto di un tipo di terrore molto sottile, privo di continui salti dalla sedia, ma curato sotto il profilo dello studio teorico e scientifico del seguente disturbo. La paura rappresentata è pungente, legata mani e piedi ad una tipologia di fenomeno reale e ampiamente certificato che in passato era spiegato solo dalla fantasia della cultura popolare. Nel folclore abruzzese e marchigiano per esempio: per difendersi dagli attacchi notturni bisognava dormire in posizione supina con un sacchetto di sabbia accanto al letto per distrarre la strega e costringerla a contare tutti i granelli. Parliamo quindi di un tema molto affascinante, probabilmente di un evento vissuto da molti spettatori che si recheranno al cinema. Simile alla sindrome delle apnee notturne, un disturbo abbastanza diffuso, in cui la respirazione del paziente si interrompe una o più volte oppure rallenta eccessivamente durante il sonno, Slumber, non lascerà indifferenti gli spettatori vittime del fenomeno o quelli facilmente impressionabili da presenze e possessioni.
Perché non guardare Slumber: il Demone del Sonno
Slumber: il Demone del Sonno paga in parte la decisione di regalare troppe informazioni allo spettatore, le scoperte durante la visione sono veramente poche, tutto è già perfettamente spiegato all’inizio del film. Come molti degli horror moderni affronta la paura da un punto di vista psicologico e non violento. I salti dalla sedia sono limitati e il terrore è per buona parte circoscritto alla sensibilità del suo pubblico. Uno di quei prodotti che sono odiati dai fan dell’horror vecchia maniera o di quelli convinti che un film di paura, per essere tale, ti deve necessariamente far saltare dalla sedia ad ogni inquadratura. Non manca qualche piccola sbavatura e forzatura nella sceneggiatura vittima degli esordi.
Slumber: il Demone del Sonno è una rappresentazione intrigante di una patologia reale, abilmente messa al servizio di un godibile film del terrore.