Skyscraper: l’ultima pellicola con protagonista l’ex campione del mondo della WWE, Dwayne Johnson, non si rivela divertente e accattivante come i prodotti di cui l’attore americano è ormai diventato il volto, con dispiacere nostro e delle compagnie produttrici di nastro adesivo.
Film ‘d’azione: c’è. The Rock (Dwayne Johnson): c’è. Intrattenimento: più o meno…
Will Sawyer (Dwayne Johnson), ex-agente FBI (Divisione Recupero Ostaggi), si è ormai abituato alla sua nuova vita lontano dall’azione delle missioni operative: assieme a moglie e bambini, si trasferisce per lavoro a Hong Kong, dove si occupa di verificare la sicurezza degli edifici. Una volta terminata la costruzione del più alto grattacielo al mondo, è Will a dover operare controlli per lo stabile, dove peraltro lui stesso risiede con la famiglia. Ma il pericolo è in agguato, e quando un incendio doloso divampa nello stabile intrappolandovi i suoi cari, sarà lo stesso Sawyer a prendere in mano la situazione e tentare un impossibile salvataggio.
Cosa funziona in Skyscraper
La location designata per lo svolgimento dell’azione si presenta come un’ottima idea a livello visivo, in grado di catturare, almeno temporaneamente, l’interesse dello spettatore: una sorta di expo concentrato in unico edificio e sviluppatosi in altezza, che permette dei cambi scena più interessanti e dinamici, dalla sala dei riflessi al verde giardino – con tanto di cascata -, ai lussuosi appartamenti in cui vivono anche i Sawyer. Sfortunatamente, questo vantaggio viene sfruttato solo in parte, concentrando forse in maniera eccessiva le scene d’azione al di fuori del grattacielo che, per quanto imponente, alla lunga può effettivamente stancare.
Oltre al consolidato Johnson – che ormai ci ha fatto il callo a dover salvare la pelle a tutti -, è decisamente positivo l’avere una controparte femminile (Neve Campbell) che non si limiti a gridare aiuto o scappare a destra e sinistra, ma che riesca a portare avanti porzioni di film a sé stanti, alleggerendo un po’ il carico – fin troppo gravoso – del marito, impegnato in una rocambolesca corsa contro il tempo e la gravità.
Perché non guardare Skyscraper
Dopo decenni di film d’azione con vicende e risvolti ai limiti della plausibilità, ormai la soglia dell’accettabile si è alzata a dismisura, rendendo le scene più improponibili un’occorrenza quotidiana. È per questo che, quando ben calibrate, accettiamo senza quasi batter ciglio le pellicole più disparate (Rampage – Furia animale), che a volte si vanno anche trasformando in veri e propri cult del genere. Skyscraper non riesce pienamente a centrare questo obbiettivo, ed esagera fin troppo nell’esagerare.
Se, da un lato, andiamo al cinema per vedere The Rock fare l’impossibile per raggiungere l’impossibile, dall’altro ci aspettiamo che il tutto venga in un qualche modo compensato. L’intera sceneggiatura sembra una semplice scusa per far saltare l’attore tra le fiamme e farlo arrampicare ovunque vi sia un appiglio – e se non c’è, il nastro adesivo può benissimo crearne uno, non preoccupatevi -. Quel wow-factor che tanto si cerca, in due o tre occasioni lo si trova, ma genera principalmente riso.
Purtroppo, va anche detto che lo spessore dei villain è pari -1, e la vera minaccia non è rappresentata dal loro piano, quanto dalle conseguenze inaspettate da esso generate. In questo caso, è fortunata l’idea di mettere a più riprese le sorti della vicenda in mano alla tecnologia, che ultimamente funge da grande appiglio per molte delle storie raccontate e come spunto di riflessione per evitare di cadere nella trappola di un futuro distopico da essa governato.
Se quindi non soffrite di vertigini e siete pronti a rinnovare il patto narrativo con molto (e ribadiamo molto) entusiasmo, Skyscraper sarà nelle sale italiane dal 19 Luglio.