Sherlock Gnomes: Il sequel del film d’animazione del 2011 prodotto da Elton John (Gnomeo e Giulietta) non sembra reggere il confronto con il precedente, e mostra evidenti segni di stanchezza.
Montecchi e Capuleti (gnomi e umani) sono pronti a vivere la loro prossima avventura nei giardini della cara vecchia Londra, dove Rossi e Blu sono ormai un’unica squadra e l’armonia regna sovrana. Ma la loro tranquillità non durerà a lungo: qualcuno sta rapendo gli ornamenti da giardino della capitale inglese, creando timori e scompigli nella comunità. L’unico in grado di svelare il mistero e catturare il colpevole? Ma Sherlock Gnomes, naturalmente! Lo gnomo più astuto in circolazione si dovrà però servire dell’aiuto di Gnomeo (James McAvoy) e Giulietta (Emily Blunt) per risolvere il mistero e portare in salvo gli altri ornamenti.
Negli ultimi anni, le varie iterazioni della figura di Holmes sembrano aver avuto un discreto – se non in alcuni casi enorme – successo: dalla serie televisiva della BBC, Sherlock, con Benedict Cumberbatch e Martin Freeman alla saga cinematografica di Guy Ritchie con Robert Downey Jr. e Jude Law, l’investigatore ottocentesco ha potuto godere di nuova linfa, rendendo familiare l’immaginario Sherlockiano anche agli odierni adolescenti.
Sfortunatamente, nel caso di Sherlock Gnomes, l’idea sembra funzionare solo a metà.
Cosa funziona in Sherlock Gnomes
A livello visivo, il film riesce a centrare l’obbiettivo: il coinvolgimento dello spettatore viene garantito da colori vivaci e trovate originali. Ciò avviene ad esempio per i ragionamenti Sherlockiani, resi di grande attrattiva soprattutto per i più piccoli, che riescono in tal modo a seguire gli a volte davvero pindarici voli logici dell’eccentrico detective. Narrativamente, il terzo atto è quello più solido; con una maggiore capacità di resa e dei risvolti più accattivanti, esso è in grado di redimere – almeno parzialmente – i due atti precedenti, in cui le varie sequenze faticano ad amalgamarsi in maniera convincente.
Sempre bella la colonna sonora, con i brani di Sir Elton John (che in realtà in Gnomeo e Giulietta hanno forse potuto godere di un posizionamento migliore).
Perché non Guardare Sherlock Gnomes
Sherlock Gnomes è uno di quei film che affonda le radici e cresce rigoglioso nella cultura – e in misura ancora maggiore – nella lingua di riferimento degli sceneggiatori e degli spettatori. Tradurre anche solo i vari riferimenti e giochi di parole in Italiano (o in una qualsiasi altra lingua, se vogliamo essere onesti) non è certo un’impresa semplice, e purtroppo, il risultato finale lo dimostra: le battute vengono banalizzate in maniera imbarazzante, mentre gli accenti sono estremizzati al punto da risultare irritanti e, a dirla tutta, non sempre comprensibili da chi non possiede una conoscenza minima delle cadenze e dei modi di dire regionali.
Certo, il tutto potrebbe esser visto benissimo in positivo – con funzione d’arricchimento culturale per le generazioni più giovani, poco abituate alle differenze regionali e più avvezze all’italiano standard – ma qualsiasi cosa, tirata troppo a lungo, dopo un po’ inizia a stancare, e 86 minuti è decisamente troppo a lungo. Inoltre, la scelta di introdurre il personaggio di Sherlock è probabilmente vincente per alcuni aspetti, ma crea un sottotesto altamente referenziale, che forse solo i più grandi riescono a cogliere (come le battute con riferimento ai titoli dei libri o l’introduzione di determinati elementi probabilmente sconosciuti ai più piccini).
Il regista di Kung Fu Panda, John Stevens, raccoglie quindi il testimone da Kelly Asbury (anche al timone di Shrek 2 e Spirit – Cavallo Selvaggio), ma fatica a convogliare nella sua opera la brillantezza e l’innovazione del primo capitolo, sfornando un sequel che sa di sequel, ma forse troppo (o non abbastanza?) per chiederne a gran voce un terzo.
Sherlock Gnomes è dal 12 Aprile al cinema con 20th Century Fox.