Roma: Recensione del Leone d’Oro al Miglior Film a Venezia 75, l’opera diretta da Alfonso Cuarón sarà disponibile su Netflix dal 14 dicembre e distribuita in sala in alcuni cinema selezionati dal 3 dicembre.
Messico, 1970. Roma è un quartiere medioborghese di Città del Messico, che sta affrontando una periodo di grande instabilità politica ed economica. Tutto è visto attraverso l’occhio di Cleo (Yalitza Aparicio), l’umile domestica di una ricca famiglia. Un giorno però la donna si troverà a dover affrontare una devastante notizia.
Cosa funziona in Roma
Roma piacerà in particolar modo a coloro che si orientano verso il cinema con un approccio più tecnico e strutturale. Perché se il plot è sostanzialmente essenziale, tanto da apparire quasi più come un estratto proto-documentaristico di vita che non come vera e propria narrazione, è nella regia che Roma compie passi da gigante. Il suo confinamento alla piattaforma Netflix è di conseguenza un gran peccato poiché i suoi campi totali e il suo complessivo e strabiliante impatto visivo (al quale il bianco e nero contribuisce in maniera sopraffina) meriterebbero il grande schermo.
Perché non guardare Roma
Dietro alla maestria innegabile di un Signor regista come Alfonso Cuarón pare però celarsi non poca furbizia, quella che si respira purtroppo dietro tante (troppe) operazioni che ad ogni minuto che passa paiono sempre più studiate a tavolino per far breccia nel contesto altolocato del Festival (Venezia come Cannes). L’intento è riuscitissimo (scroscio di applausi al Lido e Leone d’Oro al Miglior Film), ma viene da chiedersi quanto il film sia onesto.
Film umano e umanista, un’opera neorealista dalla regia melliflua e forte di alcune sequenze davvero straordinarie (quella al cinema, quella della sommossa urbana), ma pesante e a tratti terribilmente flemmatica. In definitiva un film sopravvalutato, soprattutto in rapporto ai tanti altri ben più meritevoli che furono in concorso al Festival.