Rachel: Non solo melodramma in costume, ma anche thriller psicologico e sentimentale e gothic mistery, per il regista di Notting Hill. Dal 15 marzo 2018 al cinema con 20th Century Fox.
Il piccolo Philip (Sam Claflin), rimasto orfano, viene adottato e cresciuto con l’affetto di un padre dal cugino Ambrose, in una grande tenuta di campagna, nella verde e ventosa Cornovaglia. Anni dopo, durante il suo soggiorno in Italia, Ambrose si sposa con una donna di nome Rachel (Rachel Weisz). A Philip, giungono però alcune lettere in cui Ambrose chiede il suo aiuto, ma quando il ragazzo lo raggiunge è troppo tardi: Ambrose è morto. Philip giura allora di vendicare l’amato cugino, ma quando Rachel giunge alla tenuta degli Ashley, si trova di fronte una donna che non somiglia affatto all’avvelenatrice dal cuore oscuro di cui delirava il cugino sul letto di morte.
Rachel di Roger Mitchell è l’ultimo adattamento cinematografico del romanzo Mia cugina Rachele (1951) di Daphne du Maurier, autrice a cui per i suoi film si è ispirato anche Hitchcock (La taverna della Giamaica; Gli uccelli; Rebecca, la prima moglie).
Cosa funziona in Rachel
Rachel è pervaso da un clima di suspense e passione, in cui si innestano ritratti psicologici sorprendentemente moderni di uomini e donne invischiati in relazioni intricate e talvolta ossessive. L’ atmosfera è carica di desiderio e sospetto. L’elemento chiave nell’adattamento di Michell è la decisione di abbracciare pienamente l’ambiguità del romanzo che l’autrice mantiene viva fino alla fine di questo mistero irrisolto. Rachel gioca su almeno due livelli narrativi: il primo, è quello del melodramma e del thriller in costume in cui entrano in gioco l’innamoramento, l’eredità di famiglia, la vendetta; il secondo, vede coinvolte tematiche come la sessualità, la libertà delle donne in un mondo prettamente maschilista, il contrasto tra la mentalità di una donna moderna costretta in un mondo provinciale e restrittivo come poteva essere la società inglese del XIX sec.
Come Philip anche lo spettatore rimarrà sconcertato dalla figura di Rachel e per tutta la durata del film, cercherà di capire se la donna stia tramando qualcosa o se sia degna di fiducia. Componenti degne di nota: l’eccellente fotografia, le scenografie e i costumi. Il tutto impreziosisce il film incorniciato dal verde brillante della Cornovaglia.
Perché non guardare Rachel
Il punto debole di Rachel è la lentezza della messa in scena che rischia di far perdere lo spettatore. Ad un certo punto ci si troverà smaniosi di cercare di risolvere il mistero, senza però riuscire ad entrare in sintonia con Rachel, per la quale, proprio per una certa mancanza di empatia, non si può provare né simpatia né antipatia. Sono proprio queste debolezze nella narrazione che fanno di Rachel un mistery non pienamente riuscito che intrappola ma allo stesso tempo allontana il suo pubblico, provocandogli uno strano senso di straniamento e di mancanza.