Ebbene, amici, oggi vi parliamo di un film che certamente avrete visto e amato molto, Risvegli (Awakenings), pellicola diretta dalla regista Penny Marshall con un duo attoriale straordinario, Robert De Niro e il compianto, grande Robin Williams.
Una pellicola della durata esattissima di due ore e un minuto, uscita ufficialmente l’11 Gennaio del 1990 ma presentata nei mesi antecedenti a vari festival per poter entrare in gara agli Oscar.
E infatti Risvegli ottenne tre pregiati e importanti candidature agli Academy Award, per Miglior Film, Migliore Attore Protagonista (Robert De Niro) e Migliore Sceneggiatura non Originale di Steven Zaillian, basata sull’omonimo romanzo-raccolta del neurologo-psichiatra Oliver Sacks.
Il nome di Oliver Sacks nel film è stato per finzione ribattezzato in Malcolm Sayer e incarnato con egregia bravura, come detto, da un sorprendente Robin Williams in uno dei suoi primissimi ruoli puramente drammatici, forse addirittura il terzo dopo L’attimo fuggente e La leggenda del re pescatore.
Nel film si racconta l’incredibile storia miracolosa di un gruppo di pazienti internati in un nosocomio affetti da encefalite letargica, rara patologia che progressivamente infetta il sistema neuronale sin ad “addormentare” le persone che ne sono colpite, rendendole totalmente catatoniche. Riducendole in stato vegetativo.
Il dottor Malcolm, assai intraprendente, poco avvezzo all’ortodossa e tradizionalistica, ottusa linea medica, crede fermamente che, grazie al ben miscelato e sapiente dosaggio del rivoluzionario farmaco L-DOPA, per questi malati ci sia una possibilità, seppur molto remota, di potersi risvegliare.
In particolare, Malcolm decide di sperimentare il farmaco su un paziente, Leonard Lowe (De Niro). Ottenendo il beneplacito del suo capo e l’approvazione dell’anziana madre di Lowe (Ruth Nelson).
I primi tentativi falliscono e Sayer pare perdere ogni speranza. Ma durante una notte, nell’assordante silenzio più assoluto, Leonard si risveglia dal suo profondo, imperituro letargo. E si materializza sotto gli occhi di Sayer e di noi spettatori una resurrezione inaspettata quanto strabiliante, da sbalordire e commuovere chiunque.
Leonard è tornato…
Sayer allora usa lo stesso dosaggio effettuato su Leonard per ridestare tutti gli altri pazienti. E l’ospedale comincia a ripopolarsi… di miracolati.
Ma, purtroppo, nonostante l’iniziale, eclatante, contagioso, euforico entusiasmo, insorgeranno non poche complicazioni e la magia durerà soltanto il tempo, inafferrabile e malinconico, di una splendida, torrida estate.
Risvegli è un film molto toccante. Questo è indubbio. Ma, nonostante la sua candidatura all’Oscar, appunto, come Best Picture dell’anno, si tratta di un film emozionalmente, sì, forte e pugnace, ma sopravvalutato.
Melenso e facilmente strappalacrime, retorico e perfettamente, mediocremente canonico secondo i consueti standard furbetti di Hollywood, velato da un rancido buonismo un po’ fasullo. E assai approssimativo, nonostante l’abilità di Zaillian, nell’elidere troppo sveltamente, nella sua trasposizione dal libro al grande schermo, molti dettagli invece presenti nella raccolta di Sacks, psicologicamente imprescindibili, addolcendo il tutto e sintetizzandolo all’acqua di rose.
Io stesso non credo ad esempio che una persona intorpiditasi dall’infanzia possa poi rinascere a cinquant’anni e sentire turbamenti tanto vigorosi e provare di punto in bianco, come si vede nel film, sane, piccanti ed esuberanti, capricciose voglie sessuali, oppure che possa interloquire con donne mature come Paula (Penelope Ann Miller) con tale tenera signorilità, gentilezza e affabilità.
Così come non penso che un infante, un essere creaturale risorto a metà della sua vita biologica sia in grado all’improvviso di possedere una proprietà di linguaggio, una sicumera e una padronanza delle sue, per tempo immemorabile, interrotte e mai scientemente sviluppate emotività (prima, ovviamente del riavvenuto crollo) tanto così amabilmente adulte.
Ma è un film di Hollywood e sappiamo quanto Hollywood ami le storie impossibili oltre il verosimile. Leggermente ricattatorie e ruffiane. In cerca di statuette.
Di Oscar, Risvegli non ne vinse nessuno. Ma era l’anno di Balla coi lupi, ovviamente di gran lunga superiore.
Williams ebbe la nomination ai Golden Globe e De Niro, nello stesso anno di Quei bravi ragazzi (anch’esso candidato nella cinquina dei migliori film) sfiorò il suo terzo Oscar per un soffio, battuto ai punti da Jeremy Irons de Il mistero Von Bulow.
Un’interpretazione, nonostante a tratti caricata e smorfiosamente eccessiva, eccezionale quella del nostro Bob. Ma non gli è stato da meno il misurato, umanissimo Williams.
No, Risvegli non è un grande film, affatto. È però il classico film che, a prescindere dal crepuscolare, triste finale, riesce, checché se ne dica, a essere un toccasana e a intenerire anche i cuori più apparentemente insensibili e di pietra.