Nel 1980, John Carpenter esce con Fog, un film che fu freddamente accolto dalla Critica ma andò invece molto bene al botteghino e che lo stesso Carpenter definì un classico dell’horror minore.
Anche se è sempre assai difficile parcellizzare Carpenter e i suoi film, e poter stilare parziali classifiche tra suoi film superiori e minori. Il film dura 1h e 29 min. e Carpenter fu costretto ad aggiungervi alcune scene per aumentare il minutaggio della pellicola, perché si accorse che l’originaria versione durava troppo poco per poter essere distribuita nelle sale. Così inserì un prologo iniziale in cui l’attore John Houseman, in piena notte, con la luna occhieggiante dall’alto e una cupa atmosfera di morte, racconta a dei bambini, seduti vicini a un falò in riva al mare, una macabra storia di fantasmi.
Vale a dire il barbarico affondamento della nave Elizabeth Dane da parte dei sei padri fondatori della città San Antonio Bay. La Elizabeth Dane, un veliero capeggiato da un uomo di nome Blake, aveva a bordo dei lebbrosi che erano intenzionati a far rotta verso una colonia della stessa San Antonio Bay. Mentre sulla costa imperversava una fittissima nebbia, i sei fondatori della città dirottarono malignamente l’imbarcazione verso degli scogli, al fine che la nave si schiantasse uccidendo così tutti i suoi passeggeri. Per impossessarsi e depredare l’oro pregiatissimo nascosto nel forziere del veliero, e dunque potersi finanziare la chiesa e continuare nell’opera di costruzione della loro amata cittadina.
E il vecchio, continuando nel suo racconto spettrale, dice ai bambini che, trascorsi cento anni esatti da quella fatidica data del 21 Aprile di quella notte maledetta e sciagurata, i lebbrosi, reincarnatisi come zombi-fantasmi, torneranno in città, al calar della nebbia notturna, per vendicarsi del mostruoso assassinio perpetrato loro, uccidendo sei persone in rappresentanza di quei terribili cospiratori che contro di essi tramarono perfidissimamente. Per pareggiare i conti in una vendetta agghiacciante.
A distanza di cento anni esatti, appunto, in una nerissima notte nebbiosa, a San Antonio Bay cominciano a succedere strani fenomeni di Poltergeist e avvengono alcune morti fra i suoi abitanti, in primis quella di tre marinai in un peschereccio.
La maledizione si è avverata e, dallo scoccare della mezzanotte del 21 Aprile 1980 sino al sopraggiungere della mezzanotte successiva, la gente del luogo tremerà di paura in queste due notti interminabilmente spaventose. Inutile che vi stia a narrar la trama in ogni suo dettaglio, è un film che si regge su un’atmosfera meravigliosamente avvolgente, da fantahorror metafisico, su una fotografia caldamente satura di un “habitué” di Carpenter, Dean Cundey, ove il tema principale, a firma come sempre dello stesso Carpenter, la fa da padrone, immergendoci, con il rombar del suo sintetizzatore elettronico, nel clima di suspense e terrore della pellicola, quasi in stile Dario Argento.
E gli attori sono impeccabili, dall’affascinante ex moglie dello stesso Carpenter, Adrienne Barbeau, madre premurosa che conduce il programma radiofonico locale da un faro svettante su un monte roccioso, a Jamie Lee Curtis, dal coriaceo Tom Atkins alla faccia di pietra del grande Hal Holbrook, sin ad arrivare naturalmente alla mitica Janet Leigh di Psyco. Perché per certi versi il film è anche hitchcockiano. Forse non un capolavoro, nel finale perde un po’ quota, ma un’altra perla del maestro John.
Per chi non lo sapesse: Jamie Lee Curtis e Janet Leigh erano rispettivamente madre e figlia nella vita reale. La Leigh ebbe Jamie dalla sua famosa relazione con Tony Curtis. La Leigh è morta a Beverly Hills il 3 Ottobre del 2004.