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Piazza Vittorio – Lo sguardo di Abel Ferrara sullo storico quartiere capitolino

Esce in sala il documentario Piazza Vittorio di Abel Ferrara sulla storica piazza romana, simbolo della multiculturalità della Capitale.

Tre anni fa Abel Ferrara era a Roma per girare il suo Pasolini, ora il regista newyorchese abita a Roma in una zona scelta anche da altri addetti ai lavori del cinema, come Willem Dafoe e Matteo Garrone: Piazza Vittorio.

A partire dal dopoguerra, la piazza è passata attraverso degrado e riscatto, il giardino un tempo abbandonato è stato recuperato circa una decina di anni fa, quando lo storico mercato all’aperto è stato spostato. Negli anni, l’area di Piazza Vittorio, vicina alla Stazione Termini, zona di arrivo e partenza di molte anime, si è popolata di facce, lingue e usanze nuove. Piazza Vittorio è stato il primo bastione dell’integrazione a Roma. Ora la popolazione è stratificata, composta da persone anziane che vivono lì da sempre, i primi arrivati che ormai si sentono a casa e guardano con sospetto ma anche con tranquillità ai nuovi arrivi e ai nuovi cambiamenti. Chi ci vede una fonte di ispirazione e un luogo di ricerca di se stesso. Un territorio che quindi fa dell’assenza di un’unica identità una forza. In molti la vivono come casa. Abel Ferrara intervista volti noti e disperati, icone pop della zona (come Sonia, proprietaria di un ristorante cinese ormai storico) e persone comuni che abitano la piazza.

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Cosa funziona in Piazza Vittorio

Ci sono due momenti che restano impressi nel film di Abel Ferrara: Willem Dafoe che con il carrello della spesa va a comprare il sedano al negozio di alimentari sotto casa e l’intervista ai militanti di CasaPound, dentro allo stabile da loro occupato in via Napoleone III.

Così come nel film Pasolini Ferrara era riuscito a “toccare l’intoccabile” cioè una storia tragica con cui una parte della società italiana non riesce a fare pace, e che nasconde domande e risposte, allo stesso modo in Piazza Vittorio  il regista applica il suo sguardo esterno e acritico su di una realtà che non conosce ma lo incuriosisce. Va a pescare in tutti i terreni, che quindi implicano anche realtà sociali diverse, opposte a volte, che mai potrebbero convivere in un documentario realizzato da chiunque altro. Ad un certo punto del film Ferrara dice: “non sono un giornalista, sono un regista di cinema”, questo è una dichiarazione di intenti.

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Piazza Vittorio non è un documentario di denuncia, è un approfondimento su di una zona che ha molti strati e molte storie raccontate da chi si occupa di storie. La moltitudine di voci registrate da Ferrara e dai suoi collaboratori ritrae quello che è la piazza e quello che è la città di Roma da sempre: un luogo dove la gente arriva da ogni dove, portando lingua e cultura, da cui nascono altre lingue e culture.

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Cosa non funziona in Piazza Vittorio

L’immediatezza della realizzazione, Ferrara afferma di aver girato Piazza Vittorio anche usando i telefonini, dà a tutto il film un aspetto molto ruvido e poco curato. Da un lato questo stile afferma il suo voler essere aderente al cinema verità, dall’altro lato però  sembra mancare di rifinitura, sebbene rimanga un prodotto molto interessante da vedere e sicuramente un buon punto di vista su di una realtà quotidiana di molti.

Piazza Vittorio è dal 20 settembre al cinema con Mariposa Cinematografica.

Regia: Abel Ferrara Con: Willem Dafoe, Matteo Garrone Paese: USA/Italia Durata: 82 minuti Distribuzione: Mariposa Cinematografica

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