Peter Rabbit è una commedia che racchiude insieme slapstick, avventura, amore per la natura e per il prossimo, con un convincente doppiaggio di Nicola Savino e una grande interpretazione di Domhnall Gleeson, al cinema in Italia da giovedì 22 marzo 2018
Adattamento della recente serie animata statunitense prodotta da Nickelodeon (e trasmessa in Italia su Rai Yoyo) ed entrambi ispirati ai racconti di Beatrix Potter, una delle più famose autrici e illustratrici di libri per bambini del 1900.
The Tale of Peter Rabbit, datato 1902, è stato il primo di oltre venti racconti dedicati a Peter Coniglio, la cui magia rivive oggi al cinema con Will Gluck, regista di Amici di letto e Annie – La felicità è contagiosa.
Nonostante la sua natura, Peter Rabbit è un coniglio molto spavaldo e irriverente, a cui piace rubare ortaggi dall’orto del vecchio McGregor (Sam Neill). L’eccessiva sfrontataggine lo mette spesso nei guai, e un giorno l’anziano contadino riesce davvero a catturarlo, anche se per pochi secondi… Complice uno stile di vita non salutare, il tremendo McGregor lascia per sempre la sua proprietà per via di un infarto, una scomparsa che sembra regalare un paradiso a Peter Rabbit e i suoi amici animali, che ora possono godere non solo dell’orto ma anche della sua casa. Purtroppo per loro, McGregor aveva un lontano e giovane parente, di nome Thomas (Domhnall Gleeson), meticoloso dipendente di Harrods, un ossessivo-compulsivo tale da sfidare Sheldon Cooper. Licenziato dal negozio per un grande (anche se giustificato) scatto d’ira, viene a sapere dell’eredità e decide di andare a rilevarla per venderla al miglior offerente. Non sa cosa gli aspetta… non solo gli animali delle colline, ma anche la bellissima Bea (Rose Byrne), che metterà a dura prova il cinico cuore dei McGregor.
Cosa funziona in Peter Rabbit
Il trailer di Peter Rabbit stavolta non crea spoiler, ma è ingannevole: quei pochi secondi non riescono a regalare la classica prima impressione positiva, non rendono giustizia a un film che merita davvero.
L’inizio infatti non è dei migliori, sembra un prodotto abbastanza infantile mischiato con una buona CGI, ma dal momento in cui entra in gioco Gleeson la storia cambia decisamente ritmo, una vera commedia ricca di slapstick capace di far ridere non solo i bambini ma anche gli adulti che non potranno non pensare a vecchi capolavori del genere come i corti di Tom e Jerry e Mamma ho perso l’aereo.
Non solo risate, Peter Rabbit di Will Gluck ci regala anche avventura e buoni sentimenti.
Vediamo i conigli e i loro amici animali agire non solo intorno alla tenuta di McGregor ma anche in città come Londra, quel tanto che basta per ricordare un minimo una serie animata eccezionale come “Le avventure del bosco piccolo”, senza però risultare assolutamente drammatica come lei, o il film di Martin Rosen “La collina dei conigli”.
Peter Rabbit si può considerare a tutti gli effetti un film a tecnica mista grazie all’utilizzo dell’animazione tradizionale che riprende i disegni originali, quelli sottili e armoniosi, presenti nei libricini di Beatrix Potter.
Piccoli momenti ricchi di storia e poesia, che raccontano le parti più toccanti della vicenda, senza risultare una vera propaganda vegetariana (semmai, è solo la storia dal punto di vista dei conigli) o stucchevole.
Il protagonista è doppiato da un talent, Nicola Savino, che conferma le buone impressioni in Zootropolis con un’ottima interpretazione. Solite conferme da grandi professionisti come Emiliano Coltorti, Valentina Favazza ed Edoardo Stoppacciaro sotto la direzione e l’adattamento di Marco Guadagno.
Perché non guardare Peter Rabbit
Peter Rabbit non si può certo considerare un film memorabile per la colonna sonora.
Nella nostra versione alcune sono rimaste in originale (e tra queste, “We No Speak Americano” dei Yolanda Be Cool, la terribile offesa alla memoria di Renato Carosone), mentre quelle italiane non risultano molto ben adattate.
Oltre all’inizio sottotono già accennato, l’unico animale a stonare è la volpe, che non si può certo considerare una degna riproduzione del signor Tod della Potter, e la sua presenza insieme agli erbivori alla festa è perlomeno una forzatura. Dopo di lui, il personaggio a convincere di meno è il maiale, che poteva essere sfruttato meglio, magari per citare George Orwell.
Piccolissimi nei in una commedia ricca di contenuti per tutta la famiglia, che si spera porterà i bambini di oggi a leggere i bellissimi libricini illustrati di Beatrix Potter.