Opera senza autore è il C’era una volta in America di Florian Henckel Von Donnersmarck: tre ore attraverso la Germania nella Seconda guerra mondiale, il comunismo e l’Occidente.
In Opera senza autore, Kurt Barnert (Tom Schilling) è solo un bambino quando vede sua zia portata via dai nazisti perchè schizofrenica. Il bambino ha talento e nella faticosa ripresa di Berlino nel dopoguerra, decide di frequentare l’Accademia d’arte per diventare pittore. A Berlino Est Kurt raggiunge il successo come pittore di affreschi per il regime comunista, finché non trova l’amore e decide di scappare a Ovest. Il destino lo metterà di fronte al suo passato, a riconoscerlo e a combatterlo per trovare la sua identità.
Con Werk ohne autor – Opera senza autore, Florian Heckel Von Donnersmarck è solamente al suo terzo film da regista. Il suo esordio, Le vite degli altri, fu così folgorante (Oscar come miglior film straniero nel 2006) che non poteva che andare peggio. Come spesso accade, infatti, al regista venne offerto un film negli Stati Uniti, ne uscì fuori The Tourist. Budget elevatissimo (Johnny Depp e Angelina Jolie come protagonisti), grandi aspettative, flop assoluto. Per dare un’idea, il film ha ricevuto il 20% sul tomatometro, l’indice di gradimento di Rotten Tomatoes, aggregatore di recensioni sui film. Pochissimo. Con Opera senza autore, il regista tedesco sembra aver ritrovato se stesso, e forse un argomento che lo interessa maggiormente.
Cosa funziona in Opera senza autore
Von Donnersmarck racconta in tre atti le fasi della Germania nella seconda parte del Novecento: l’ascesa di Hitler e il nazismo, la guerra e la divisione, Berlino Est e il comunismo, e infine l’Ovest, con la sua promessa di libertà. Attraverso queste tre fasi racconta un melodramma romantico e il percorso di un artista alla ricerca di se stesso. Mentre la nazione si perde e cade, Kurt trova una sua identità e cresce. Nel momento in cui è sicuro di sé, si deve mettere in discussione e cambiare, per poi fare pace con il proprio passato accettandolo come elemento di costruzione della propria identità.
Tom Schilling è un buon protagonista, accompagnato e sostenuto da Paula Beer nel ruolo di Ellie, che riesce a dare uno spessore al suo personaggio nonostante sia secondario. E’ soprattutto Sebastian Koch che emerge, dando vita a un ottimo cattivo, coerente con il suo essere subdolo e arrogante attraverso ogni dittatura. E’ il suo personaggio, prima gerarca nazista, poi ginecologo del regime comunista e infine dirigente nella Germania Ovest a dettare il passo del melodramma. Il Professor Seeband è l’ostacolo principale che Kurt deve affrontare per essere se stesso. E’ un padre ricattatore per Ellie, che trova come evitarlo, ma per Kurt è un problema più complicato: ne subisce il fascino ma ne comprende il pericolo.
Von Donnersmarck parla così del dopoguerra e della storia di una nazione partendo dalla vita quotidiana, dal percorso del singolo.
Perché non guardare Opera senza autore
Per raccontare questo percorso Von Donnersmarck impiega tre ore: un’ora per ogni fase della Germania. E nonostante il film scorra senza noia per tutta la sua durata, è facile immaginare che la distribuzione dell’opera non sarà cosa semplice, anche se il film merita sicuramente di essere visto in sala dal 4 ottobre.