Interruption: Presentato nei cinema italiani a partire dal 23 aprile, porta sugli schermi un adattamento teatrale postmoderno della classica tragedia greca, l’Orestiade di Eschilo, che si svolge in un prestigioso teatro di Atene. Il primo lungometraggio di Yorgos Zois, ha avuto la sua prima internazionale al 72° Festival di Venezia nel 2015, nella sezione Orizzonti.
Come ogni sera, il pubblico prende posto e la rappresentazione può cominciare. All’improvviso, le luci si accendono. Un gruppo di giovani vestiti di nero sale sul palco. Si intravede, tra loro, una pistola. “Ci scusiamo per l’interruzione”, dice uno di loro, invitando il pubblico dalla platea a raggiungerli sul palco, e quindi a partecipare. La rappresentazione riprende, eppure qualcosa è cambiato: vanno in scena gli stessi personaggi ma è il pubblico che comincia a sentirsi diverso…
Yorgos Zois ha preso l’idea per il suo primo lungometraggio da un fatto di cronaca realmente accaduto: il 23 ottobre 2002, cinquanta ceceni armati presero in ostaggio 850 spettatori nel Teatro Dubrovka di Mosca. Durante i primi minuti di questa occupazione, il pubblico, affascinato dall’ambivalenza del momento, pensò di avere davanti degli attori e che tutto facesse parte della rappresentazione a cui stavano assistendo.
Cosa funziona in Interruption
In Interruption funziona l’idea del film e il suo svolgimento, la regia ben curata, i giochi di buio e luce. E, se l’idea del regista era quella di irritare il pubblico, ci riesce benissimo.
Perché non vedere Interruption
Non siete esperti, teorici, studiosi, curiosi di storia contemporanea, filosofia e politica? Amanti della tragedia greca nemmeno? Bene, potete tranquillamente chiudere gli occhi durante la visione di questo film. Nonostante le montagne russe di tensione e pathos, nonostante la ricerca costante di coinvolgere il pubblico, di spingerlo verso la riflessione e verso la catarsi, purtroppo voi spettatori “comuni” sarete più inclini a lasciarvi cullare da Morfeo (sempre per rimanere in tema) e passerete i 109 minuti del film a lottare con le vostre palpebre, contro le scimmie che battono i piatti nel vostro cervello (perché è così che vi farà sentire), a cercare una risposta, a dare un significato, a cercare di sentirvi parte di quel qualcosa di cui però non avete molto chiaro il significato. Questo perché Interruption è un film perfetto, mirabilmente eseguito ma solo per chi è avvezzo alla materia, per quel ristretto elitario pubblico intellettuale che ama vantarsi del trarre godimento da un genere cinematografico del genere, mi viene da pensare, solo perché lo fa sentire intellettualmente elevato rispetto alla massa.