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Il vizio della speranza – Edoardo De Angelis centra nuovamente il bersaglio raccontando la cupa realtà della tratta dei neonati

Presentato alla Festa del cinema di Roma 2018, Il vizio della speranza fruga, nei luoghi più dimenticati e negati delle nostre periferie costringendo lo spettatore a guardare dentro tutto ciò che c’è di inaccettabile del nostro paese di presunta brava gente.

Il convincente Edoardo De Angelis, già apprezzato a Venezia e altri festival Internazionali per Mozzarella Stories, Perez e Indivisibili, porta all’attenzione del pubblico de la Festa del Cinema di Roma 2018 la sua ultima fatica Il vizio della speranza nelle sale italiane dal 22 novembre con Medusa Film.

L’ambientazione è una non ben definita costa campana, desolante e desolata, affollata di pescatori alla fame, prostitute di tutte le nazionalità in stato di schiavitù, grotteschi schiavisti ingioiellati. In questa terra di nessuno si perpetua qualsiasi tipo di commercio, compreso quello dei bambini strappati appena nati dalle mani delle prostitute. Maria (Pina Turco) vive da sempre in questo luogo dimenticato da Dio, la vita l’ha messa alla prova fin da piccola togliendole prestissimo l’innocenza. E’ la sopravvissuta di un teatro di guerra senza artiglieria e senza bombe, ma come tale non si è mai potuta permettere il lusso della speranza, la sua è una vita votata alla diffidenza e alla sopravvivenza. Tutto cambia quando la vita le propone la sfida più grande, a quel punto la speranza si insinua inesorabilmente nella sua vita come un male incurabile. Maria sarà costretta a lottare per la sua vita come mai fino ad ora, riprendendosi quel lembo di futuro che da sempre le è stato negato.

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Cosa funziona ne Il vizio della speranza

Se da un lato la forza delle pellicole del regista partenopeo è rappresentata dalla minuziosa scelta del cast, in questo caso oltre alla bravissima Pina Turco ricordiamo le bellissime performance di Marina Confalone e Cristina Donadio, moltissimo si deve alla sua maestria nella costruzione scenica. Molto del cinema di De Angelis infatti è fatto attraverso le ambientazioni, il clima come metafora dell’esistenza, la scelta funzionale dei colori che in questo caso ricordano l’inverno, la desolazione, il freddo e ben rappresentano l’orizzonte senza speranza dei personaggi. Emblematico che in questo orizzonte senza luce sono le donne a giocare tutti i ruoli principali, schiave e schiaviste, e in un questo paradossale gioco delle parti le uniche luci di speranza vengono rappresentate dalle poche presenze maschili presenti. Un interessante ribaltamento dei ruoli che sfida lo sguardo convenzionale dell’osservatore.

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Perché non vedere Il vizio della speranza

Il vizio della speranza è francamente la più cupa delle produzioni di De Angelis, seppur la gestazione dello stesso sia coincisa con l’esperienza della maternità/paternità del regista e dalla moglie Pina Turco, omaggiata con una sentita scena post-credits. Il vizio della speranza, nonostante il titolo, descrive una fetta della nostra contemporaneità quasi come un luogo post apocalittico in cui le periferie dell’occidente opulento sono luoghi selvaggi senza luce alcuna, luoghi in cui la maternità non viene difesa neanche fra le donne stesse.

Il vizio della speranza è una pellicola in cui il pessimismo prevale sull’ottimismo perché nulla può riparare se un bambino viene venduto o viene messo sulla strada, rendendola una pellicola inadatta per chi cerca al cinema intrattenimento o epiloghi completamente consolatori.

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L’ennesima bellissima prova di Edoardo De Angelis che sfida lo spettatore ad affrontare gli inferni che tutti abbiamo accanto casa ma che cerchiamo pervicacemente di non vedere, a trovare in essi dignità e voglia di futuro. Cinema di impegno e di sfida.

Regia: Edoardo De Angelis Con: Pina Turco, Massimiliano Rossi, Marina Confalone, Cristina Donadio, Odette Gomis, Juliet Esey Joseph, Maria Angela Robustelli, Jane Bobkova, Yvonne Zidiouemba, Marcello Romolo, Demi Licata, Nancy Colarusso, Imma Mauriello Anno: 2018 Durata: 90 min. Paese: Italia Distribuzione: Medusa Film

About Frida

Inutile spiegarlo con parole.

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