Dopo un’entusiastica accoglienza a Cannes, arriva un anno dopo in Italia il piccolo caso I Segreti di Wind River, terzo lavoro nella trilogia di Taylor Sheridan. Dal 5 aprile.
I Segreti di Wind River (Wind River, USA, 2017) è il terzo e forse più significativo tassello di un progetto autoriale tra i più importanti degli ultimi anni. Lo sceneggiatore unico Taylor Sheridan, uno dei nuovi nomi più caldi del panorama americano, si è riscoperto autore qualche anno fa quasi per vezzo: dopo vent’anni di carriera da comparsa in procedural televisivi, l’attore texano decise di cimentarsi con la scrittura cinematografica intorno al 2011. Chiusosi in casa per sei mesi, Sheridan ne uscì con i copioni di tre personalissimi film da presentare a Hollywood. La linea tematica che guidava la trilogia (senza punti in comune a livello di trama) consisteva nella rielaborazione in contesto contemporaneo della vecchia mitologia western, attraverso il racconto di ciò che è la nuova Frontiera americana (le zone più abbandonate e impoverite del Sud, il Midwest e il confine messicano) e gli uomini che la vivono. Questo, attraverso un raffinato e complesso gioco di “smontamento” delle meccaniche narrative classiche, capace di appassionare il grande pubblico e mandare in sollucchero gli appassionati. Il primo (più classico e meno dirompente) film ad essere acquistato fu Sicario (uscito poi nel 2015), in cui il mito dell’eroe solitario in cerca di vendetta personale si sposava con le folli operazioni della Guerra alla Droga. Il secondo, bellissimo Hell Or High Water, entrò in produzione un anno dopo e uscì nel 2016: storia di rapine, speculazioni bancarie e terreni sottratti alle fattorie texane nel post-2008. I Segreti Di Wind River porta per la seconda volta (la prima sei anni fa) la firma di Sheridan anche alla regia. E conclude “la trilogia della frontiera” nel Wyoming, dove bianchi e nativi americani convivono in precario equilibrio e alta tensione nella riserva indiana di Wind River.
I Segreti Di Wind River fa pensare, dal titolo italiano, ad uno di quei serial a puntate ambientati in ambigue cittadine di provincia. Ad aspettarsi un giallo da ombrellone, si resterà interdetti. Su un soggetto di poche righe (l’estrema semplicità dell’intreccio è una delle caratteristiche che più spiccano nel cinema di Sheridan), Wind River racconta dell’indagine del cacciatore Lambert (Jeremy Renner) e della giovane recluta FBI Banner (Elizabeth Olsen) sulla brutale morte di una ragazza indiana ritrovata nel ghiaccio. Siamo nel Wyoming, lo stato più ostile e meno popolato d’America. Neve tutto l’anno e vita quasi impossibile. Nell’isolata riserva indiana, i due bianchi dovranno muoversi attraverso una comunità minacciata, impaurita e dimenticata dalle istituzioni.
Cosa funziona in I Segreti Di Wind River
Prima di essere assolutamente strepitoso sotto ogni punto di vista, I Segreti Di Wind River è forse il film più chirurgicamente perfetto per il 2017 appena concluso. Consapevole della pericolosità del materiale, Sheridan ha insistito per girare personalmente la pellicola, e l’ha avuta vinta. Wind River parla, con un linguaggio durissimo, di violenza delle autorità, violenza di genere, violenza razziale, disuguaglianze sociali e sessuali, emarginazione e appropriazione. Doveva essere tra i grandi titoli degli Oscar, ma la distribuzione a nome Weinstein Company ha giocato a sfavore.
In I Segreti Di Wind River, la scrittura del suo autore raggiunge un livello impressionante. Nonostante l’importanza delle tematiche affrontate, Sheridan affida tutto al non detto, schivando il rischio del film a tesi acchiappa-premi e mantenendo al centro il cuore noir della storia. L’autore porta qui agli estremi il suo discorso stilistico di “scrematura” del plot: dilatato eppure tesissimo, Wind River dispiega l’indagine in quattro semplici atti in sequenza, cancellando il barocchismo tradizionalmente alla base del genere. I personaggi svolgono il proprio percorso e ne affrontano le conclusioni in pochi movimenti (i genitori della vittima, i primi sospettati, i secondi sospettati, l’epilogo). Sheridan, da ex-attore, vuole che siano loro, i personaggi, al centro del film: i loro volti, le loro storie, le loro reazioni alla violenza. Al contempo, il texano si dimostra regista perfetto. Sheridan gioca ancora con il western dilatando i tempi degli scontri e dei campi lunghissimi, mantenendo però il tono iperrealista per cui ogni sparatoria è improvvisa, goffa e letale. Ancora un lavoro di aggiornamento: i duelli del passato, lo squallore della realtà.
Perché non guardare I Segreti di Wind River
Rispetto ai due precedenti film scritti dall’autore, I Segreti di Wind River non mancherà di deludere qualcuno. C’è meno azione, meno epica, meno movimento. E’ un film malinconico, apparentemente piccolo seppur carico di implicazioni. Qualcosa ci appare forse già visto (un po’ di Fargo, un po’ di The Hateful Eight), anche se dando adito alle dichiarazioni di Sheridan, la sceneggiatura risale al 2011. In America la scelta di due protagonisti wasp ha fatto storcere il naso a qualcuno. Francamente, sono gocce nell’oceano.
I Segreti Di Wind River è un western antropologico, che in un impianto noir mette un uomo solo, un estraneo (miglior interpretazione di sempre per Renner), a confronto con una comunità dimenticata e assediata. La riserva di Wind River diventa un arena per lo scontro di civiltà, e l’ultima frontiera dove affrontare il rimosso della società americana. Premiato a Cannes, uno dei migliori film del 2017.