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Hell Fest – Recensione dell’horror a tema Halloween di Gregory Plotkin

Notorious Pictures partecipa alla grande abbuffata horror di fine ottobre con Hell Fest, slasher a tema diretto da Gregory Plotkin e in uscita il 31 ottobre. 

La (bella) locandina internazionale di Hell Fest presenta il film con un incomprensibile “Da uno dei produttori esecutivi di The Walking Dead“. Mai giro di parole fu più ingrato, se si considera che dietro il piccolo progetto USA (messo insieme per centrare chirurgicamente una distribuzione mondiale ottobrina) c’è nientemeno che Gale Anne Hurd. Produttrice tra le più grandi della storia hollywoodiana, moglie di James Cameron tra gli anni ’80 e ’90, secondo molti mente visionaria dietro gli exploit dei più incredibili lavori del compagno. C’è la Hurd dietro Aliens, Terminator, The Abyss. C’è lei anche dietro Tremors, Dante’s Peak e Armageddon. Con il sostanziale cambio di gusto pubblico nei confronti del cinema ad alto budget (più infantile, più digitale e commercializzabile), la produttrice ha un po’ perso peso negli ultimi due decenni. Hell Fest è un prodotto, uno dei molti, portati avanti in  parallelo a The Walking Dead. Un film piccolo, pensato con  intelligenza, centrato col mirino per andare incontro alle esigenze del pubblico di Halloween.

Hell Fest è uno slasher, e tanto basterebbe a definirlo: appoggiandosi furbescamente al revival ’80 che da tempo incalcolabile detta l’estetica dell’industria pop, recupera tutti gli stilemi di un certo cinema mai in fondo passato di moda. C’è un gruppo di studenti decerebrati assortiti per archetipi (la verginella, il verginello, l’amica saggia, la sgualdrina, il bello e il cretino), decisi a festeggiare qualcosa tutti insieme. La ricorrenza non può che essere la notte delle streghe: nella cittadina USA è infatti arrivato l’Hell Fest, manifestazione itinerante a tema horror, dove è possibile “entrare” fisicamente in scenari mostruosi popolati da attori mascherati. Inutile dire che, tra la folla di partecipanti, un individuo con maschera e coltello non avrà intenzione limitarsi a giocare. E via di mattanza.

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Cosa funziona in Hell Fest

Quanto si è disposti a stare al gioco, di fronte ad un cinema che conosce le proprie regole, e non gioca a smontarle quanto ad omaggiarle? In maniera non dissimile dal nuovo Halloween in sala, Hell Fest si bea del suo essere esattamente come deve essere. Nell’horror come in altri generi è il momento della riscoperta dei meccanismi classici, dopo una lunga fase di meta-cinefilia intellettualoide. Hell Fest non imita gli slasher anni ’80; Hel Fest è uno slasher anni ’80, come se trent’anni non fossero mai passati, e la qualità di un  simile prodotto si valuti ancora attraverso un preciso algoritmo di uccisioni (poche), sangue (abbastanza), tensione (buona) e demenza implicita (molta). Ed è esattamente così. Hell Fest promette una cosa, e quella consegna: sobbalzi, teenager deficenti che si gode nel vedere smembrati, un paio di uccisioni splatter liberatorie il giusto. La trovata, a onor del vero non originalissima, del parco dei divertimenti, permette all’esordiente Gregory Plotkin di giocare con scenografie in continua evoluzione, citando tutto il citabile e limitandosi a “cambiare gli sfondi” di sequenza in sequenza. Un prodotto onesto e divertente, costo zero e pubblico ampio.

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Perché non vedere Hell Fest

A chi la formula slasher riproposta da Hell Fest ha cominciato a dare la nausea vent’anni fa, ritrovarsela qui, senza alcun tipo di evoluzione o colpo di coda creativo, può essere irritante (l’unico tentativo di aggiornamento allo sguardo 2018 si traduce nell’utilizzo smodato di lucine colorate alla Refn, e poco altro). Nel suo essere astuto e competente, Hell Fest non stupisce mai, come una cover band intenta a  riprodurre impeccabile una canzone arcinota. Va detto anche che difficilmente il film di Plotkin sarà annoverato tra i migliori esecutori della suddetta canzone: a voler fare le pulci, i novanta minuti non sono calibrati alla perfezione, c’è qualche lungaggine di troppo in avvio (l’omicidio scatenante arriva praticamente a metà film) e l’uccisione creativa, autentica disciplina interna al genere, non va oltre un onesto 6+. E’ una giostra gradevole ma mai sconvolgente, né veramente esaltante.

Con la mano di una veterana in produzione e un competente esordiente in regia, Hell Fest è un prodotto di genere come dovrebbe essere la norma. Low budget, astuto, con un senso commerciale preciso, e perché no, molta sana prudenza. Non sconvolgerà nessuno, divertirà tutti, sarà dimenticato tra un mese. Ma non prima di aver quadruplicato i propri introiti, e aver segnato un altro segno più nel curriculum dei suoi autori.

Regia: Gregory Plotkin Con: Amy Forsyth, Reign Edwards, Bex Taylor-Klaus, Christian James, Matt Mercurio Anno: 2018 Nazione: USA Distribuzione: Notorious Pictures Durata: 89 min

About Saverio Felici

(Roma, 1993) Lavora nei campi dell'editoria e della produzione audiovisiva. Scrive e collabora tra gli altri con Point Blank, Nocturno e Cineforum.

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