First Man – Il primo uomo: Arriva finalmente in sala il film d’apertura dell’ultima Mostra Cinematografica di Venezia.
1961, la Nasa mette in atto il programma Gemini, che si propone come scopo quello di mandare il primo uomo sulla Luna. Sarà Neil Armstrong (Ryan Gosling) che, a seguito di grandi sacrifici, riuscirà a portare a termine l’impresa nel 1969.
Cosa Funziona in First Man – Il primo uomo
Grande Chazelle, anzi grandissimo, perché è riuscito a trovare una chiave interpretativa vincente per distanziare il suo First Man dalla piattezza monocorde e celebrativa di moltissimi biophic, evitando di contrarre il pericoloso cancro che tanto ammorba il genere. Come? Raccontando la storia dell’elaborazione di un lutto prima di quella della conquista della Luna. Che è comunque onnipresente e non manca a tratti di indossare il mantello della retorica, aspetto questo che sarebbe ingiusto rimproverare, poiché del resto stiamo parlando di una storia americana che prescinde ed è originata proprio da un nazionalismo patriottico alla radice. Un sogno politico e collettivo – di un Paese e di un’epoca – del quale ci viene mostrata anche la follia, poiché per vedersi compiuto è disposto a mandare uomini incontro alla morte, costringendoli in strettissime navicelle spaziali che paiono prigioni opprimenti, che si vorrebbero strumenti del progresso ma invece emergono – grazie a una resa tecnico-sonora senza eguali – come macchine obsolete, fragilissime, sempre prossime al cedimento da un secondo all’altro (sensazioni che First Man ci fa provare sulla pelle come mai un film fece prima d’ora in simile contesto, ma in virtù delle quali è necessaria la visione al cinema).
Eppure per Armstrong il perseguimento di questo obiettivo storico sembra sempre prescindere da un dolore altro, da qualcosa che va ancora più in profondità del bisogno di raggiungere il tanto ambito primato (un bisogno che l’America riversa su di lui, che la nazione proietta sul singolo). Vede continuamente la piccola figlia morta, gli appare più volte nel corso del film come una visione sfuggente, ed è una sofferenza costante che si trascina dietro, un macigno che lo fa muovere con mestizia e celata rassegnazione, come se andare sulla Luna non fosse (più) importante. Questo è il sentimento che attraversa il film e l’uomo, che in realtà ci mostra, in un momento magnifico e inaspettato, l’intimo e segreto scopo retrostante la sua missione tutta personale di raggiungere il satellite.
Perché non guardare First Man – Il primo uomo
Non si riscontrano reali motivazioni per sconsigliare la visione del film. Il ritmo compassato può tagliare le gambe allo spettatore pigro ma non è un buon motivo per perdere la visione.
Film enorme e umanissimo, dolente e avvincente, con passaggi registici degni del miglior Nolan, una citazione kubrickiana (“2001” of course) che invece di apparire come saccheggio fa battere ancora più forte il cuore e una colonna sonora (firmata, dopo “Whiplash” e “La La Land”, ancora da Justin Hurwitz) che se non vince l’Oscar è lo scandalo dell’anno (va da sé che l’opera si presta a una probabile incetta di statuette d’oro). Una delle migliori storie vere cinematografiche del cinema di fantascienza, sulla gloriosa scia di “Apollo 13” (1995), allo stesso livello teso e coinvolgente.
First Man – Il primo uomo, sarà al cinema dal 31 ottobre con Universal Pictures