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Far Cry serie, come partire di soppiatto, senza fare troppo rumore, e lanciare la bomba del successo

Nel mondo del videogaming, ci sono serie di giochi che nascono già con il bollino “successo” incluso nella confezione. Altri invece che muoiono ancora prima di vedere lo scaffale (sia fisico che digitale).

E poi ci sono quelli che arrivano di soppiatto, senza fare troppo rumore, per lasciare poi una impronta rimarchevole. La serie Far Cry appartiene decisamente a quest’ultima categoria, arrivando praticamente dal nulla fino a diventare uno dei titoli di punta di Ubisoft, insieme ai fratelli Assassin’s Creed ed i vari Tom Clancy’s (in particolare Splinter Cell e Rainbow Six). Vista l’uscita del 5° episodio della serie, di cui però parleremo in una recensione a parte, ripercorriamo insieme i punti salienti della saga.

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Quando, nel 2004 il primo titolo Far Cry entra a far parte del catalogo del publisher francese, nessuno si sarebbe aspettato probabilmente il successo arrivato in seguito. Certo, il gioco in questione poteva vantare un mondo open world ambientato su un isola del pacifico completamente esplorabile, ed una grafica all’avanguardia per l’epoca. Ma sembrava, erroneamente, essere uno sparatutto come tanti. E come fai a competere quando in giro ci sono titoli come Doom, Quake, Unreal che ancora oggi “tirano” alla grande? Ma forse fu proprio la sua realtà e la libertà di esplorazione a far appassionare i giocatori che smisero per un attimo di imbracciare i potenti cannoni laser dei marine spaziali per calarsi nei panni di Jack Carver, un ex berretto verde che si ritrova armato solo del suo coltello (per iniziare) ad affrontare pericolosi mercenari ed una società scientifica dedita ad esperimenti genetici sulle scimmie del luogo. E qui si scopre che, nonostante un aspetto prettamente reale, Far Cry nasconde una vena fantascientifica con agenti mutanti, mercenari potenziati ed il protagonista che si ritroverà ad essere mutato egli stesso con istinti potenziati e poteri in grado di farlo sopravvivere in qualsiasi condizione.

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Il titolo si presenta come un tipico Sandbox dove al giocatore è lasciata la scelta di come affrontare la missione, furtivamente come un ombra nella notte, o facendo piovere proiettili e granate sui nemici come se non ci fosse un domani. La possibilità di guidare liberamente qualsiasi automezzo il nostro alter ego incontrasse, fecero si che Far Cry non passasse del tutto inosservato del pubblico, tanto da convincere la Ubisoft a far uscire nel 2005 Far Cry: Instincts, remake del primo titolo questa volta per Xbox, versione poi migliorata tra il 2005 ed il 2006 con i vari Far Cry Instincts Evolution (Xbox) Far Cry Instincts Predators (Xbox 360) Far Cry Vegeance (Wii).

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Passano due anni intensi alla Ubisoft. Nel 2008, quando nessuno ci pensava più, ecco uscire un nuovo capito con il semplice titolo di Far Cry 2.

Rispetto ai titoli precedenti, in questo di cambiamenti ce ne sono un bel po’. Questa volta ci troviamo in Africa centrale. Il nostro avatar, che potremo scegliere tra 9 messi a disposizione, è un mercenario che vede nelle guerriglia un facile modo per racimolare abbastanza dollari da garantirsi una pensione dignitosa.

Anche stavolta il gioco si presenta come un Sandbox open world, ma in Far Cry 2 oltre alla storia principale con le sue missioni, sarà possibile scegliere anche delle quest secondarie, nelle quali potremo scegliere se aiutare o meno i ribelli, favorire una determinata fazione o un’altra, facendo favori ad altri mercenari, i quali vi daranno missioni di vario genere. E se decidete di partecipare a questo conflitto, vi consiglio delle comode scarpe da ginnastica. Perchè in Far Cry 2 si cammina.

Tanto.

Dannatamente tanto.

Non sarà infatti raro ritrovarsi in mezzo al deserto africano, a piedi, perchè magari la vostra jeep è stata fatta saltare in aria dall’attacco di un gruppo avversario o magari dalla carica di un rinoceronte. Ed i chilometri in gioco da fare prima di raggiungere uno dei punti di spostamento rapido sono veramente tanti. Mi viene il fiatone solo a pensarci.

Anche se ancora in una forma acerba, gli elementi tipici di questa serie vengono probabilmente fissati con il secondo episodio. E’ ormai naturale per i giocatori, associare qualsiasi titolo della serie Far Cry a vaste zone completamente esplorabile, ricca di missioni principali, missioni secondarie, insidie e pericoli ed un sacco di oggetti da collezionare. Allo stesso modo gli ambienti di gioco, belli da togliere il fiato, diventano uno dei punti forti della serie.

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Nel 2012, un bel po’ dopo il secondo capitolo, ecco arrivare Far Cry 3, che ci trasporta all’interno dell’arcipelago delle Rook Islands (Arcipelago Malese).

Il nostro passaporto ci rivela che siamo un certo Jason Brody, studente di Los Angeles in vacanza con un gruppo di amici, e che si ritroverà suo malgrado coinvolto in una guerra tra indigeni locali e mercenari criminali. La malasorte costringe il povero Brody a dar fondo a tutte le sue conoscenze per sopravvivere, anche grazie ad un misterioso tatuaggio che gli indigeni ribelli disegnano su Brody e che gli garantisce l’acquisizione di capacità particolari. A partire da questo terzo capitolo infatti, le nostre azioni ci faranno guadagnare “punti esperienza” che potremo usare per acquisire abilità come abbattimento silenzioso, la capacità di muoverci più velocemente e così via.

In Far Cry 3 viene introdotta anche la caccia, ovvero la possibilità di cacciare animali dai quali recuperare la loro pelle per creare borse che ci permettono di portare più armi, più proiettili, più medicinali.

Facciamo anche la conoscenza di un’altro elemento distintivo della serie, ovvero il villain contro cui ci scontreremo, qui incarnato nella figura di Vaas Montenegro, il capo dei mercenari predoni. Scordatevi i cattivi privi di carisma che avete visto in altri giochi, perchè quelli che incontrerete da ora in poi nella serie saranno dei veri bastardi. Arrievrete ad odiare dal profondo tutti i cattivi della serie Far Cry, e riuscire a mettergli i bastoni tra le ruote sarà il vostro stimolo principale a giocare. Scusate se è poco.

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Il 1° Aprile 2013, la Ubisoft rilascia un video e crea un sito web per un non ben identificato Far Cry 3: Blood Dragon. Non c’è neanche da farsi delle domande, tutti i giocatori pensano sia uno scherzo, un pesce d’Aprile della compagnia. Anche perché, a quanto pare, questo Blood Dragon ha ben poco da spartire con la serie.

Da quel che si può intravedere, sembra essere un omaggio ai film di fantascienza degli anni ’80, pieno di citazioni e battutacce da action movie di quegli anni. Anche la grafica sembra ricordare molto lo stile 80s. Sicuramente un simpatico scherzo.

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Ed invece, con un colpo di mano magistrale, e “fregando” tutti i giocatori, il 1° Maggio dello stesso anno, negli store digitali Ubisoft compare in acquisto e download proprio Far Cry 3: Blood Dragon. Che, come indicato dai video rilasciati, sarà un totale omaggio agli anni 80, la parte più trash  dell’action e sci-fi movies. Non ci crederete, ma il tono così scanzonato, la storia un po’ scontata e assurda (una versione alternativa del 2007 in stile retro, cyborg disertori che indossano caschi da moto, dinosauri geneticamente modificati che sparano raggi laser dagli occhi. Si, si, avete letto bene) faranno delle avventure del sergente Rex Power Colt,  cybercommando Mark IV, ovvero voi, una piccola perla. Il gioco in questione è talmente esagerato che è impossibile non apprezzarlo.

Le basi del successo della serie ormai si sono consolidate, tanto che ritroviamo tutti questi elementi, ed altri, nel nuovo capitolo Far Cry 4 uscito nel 2014.

Abbandonate le isole del pacifico con i suoi indigeni ed i suoi predoni, stavolta abbiamo preso un aereo fino al Kyrat, regione ai piedi dell’Himalaya. Nei panni di Ajay Ghale, siamo volati qui fin dall’America per eseguire le ultime volontà di nostra madre che voleva che le sue ceneri fossero sparse nella sua terra natia. Potevamo forse rifiutarci?

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Naturalmente, anche questa volta le cose non andranno come previsto.

Nel giro di poche ore dal nostro arrivo nel Kyrat, saremo rapiti dal dittatore locale, Pagan Min, riusciremo a scappare per poi trovare rifugio tra i ribelli del regime di Pagan, i guerrieri del Sentiero D’oro, gruppo di rivoltosi fondato da, rullo di tamburi, il padre di Ajay, Mohan Ghale.

In questo “capitolo” della serie ritroviamo tutti quegli elementi del precedente, con una particolare attenzione dedicata alla caccia che ci aiuterà nel crafting di elementi utili per sopravvivere ed anche la raccolta di piante e fiori che potremo combinare per creare antidoti, pozioni stimolanti per aumentare la resistenza, il sesto senso e via discorrendo.

Tornano anche le torri da scalare per poter sbloccare le parti della mappa da visitare, le centinaia di missioni secondarie e incontriamo i nuovi eventi karma che ci serviranno per guadagnare rispetto presso il Sentiero d’Oro, sotto forma di punti karma che potremo usare per chiedere l’aiuto dei ribelli in caso ne avessimo bisogno (l’abilità guns for hire è una novità di questo quarto capitolo).

La mappa del Kyrat è molto più grande dell’arcipelago di Rook Island ed anche in questo caso per facilitare l’esplorazione, avremo a disposizione oltre ai soliti automezzi, anche di “girocotteri”, piccoli velivoli ad elica in grado di coprire distanze maggiori. C’è sempre poi l’opzione del trasporto rapido, ma solo per i punti scoperti sulla mappa e sbloccati.

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Passano gli anni, e nel 2015 Ubisoft, in maniera ormai un po’ scontata (non c’è quattro senza cinque dopotutto), annuncia il suo nuovo Far Cry PRIMAL.

Ebbene si, niente quinto capitolo, ufficialmente, ma un Primal, che uscirà nel 2016 ed ambientato….all’età della pietra!

Con una mossa inaspettata, ed anche un po’ azzardata, Ubisoft si gioca la carta “originalità” con un gioco che ci vede nei panni di un preistorico cacciatore, Takkar, che stavolta deve vedersela con tribù nemiche, sciamani folli, tigri dai denti a sciabola e mammut. Poiché non esiste ancora la polvere da sparo, le nostre armi saranno mazze, bastoni, lance dalle punte di pietra. Fondamentale quindi sarà reperire i materiali per costruire il nostro armamentario ed i “proiettili” necessario come frecce e lance. Ma grazie ad una particolare visione di cui Takkar dispone, saremo in grado di identificare facilmente ciò di cui abbiamo bisogno.

La caccia in particolare, ricopre un ruolo molto importante in Primal, perchè vi garantirà il cibo di cui avrete bisogno per mantenervi in salute e le pelli necessarie per mantenervi al caldo. Perché l’inverno di diecimila anni fa poteva essere dannatamente freddo e se non volete morire per ipotermia, dovrete coprirvi, badando anche di trovare posti adatti dove poter accendere fuochi di bivacco con cui riscaldarvi.

Ma le abilità di Takkar, cioè voi, cari giocatori, non si limiterà a questo.

Grazie alle vostre competenze di esperto cacciatore della vostra tribù, sarete in grado di catturare ed addestrare animali e belve feroci che potrete così utilizzare per i vostri scopi. Qualche esempio? Il vostro gufo potrà sorvolare una zona, identificando dall’alto ed a distanza i nemici al suo interno, attaccandoli eventualmente dall’alto. Oppure sarete in grado di cavalcare leoni e giaguari, da usare come rapido mezzo di trasporto.

A guardare bene, anche Primal contiene tutti gli elementi tipici della serie Far Cry, solo li maschera abilmente per adattarli ad un contesto insolito. Di nuovo c’è la gestione del villaggio che dovrà essere amministrato al meglio e potenziato a dovere per potervi garantire la sopravvivenza.

Far Cry Primal è stato un interessante esperimento da parte di Ubisoft di creare un’esperienza diversa dalle precedenti (se contro un carro armato vi lanciavate spavaldi con un lancia granate in mano, provate a farlo contro un Mammut, armati di bastoni appunti e poi ne riparliamo).

Una piccola curiosità. Poichè all’età della pietra, sicuramente si parlava un linguaggio diverso da quello attuale, alla Ubisoft hanno deciso di chiedere aiuto ad un gruppo di esperti linguisti che, basandosi su un linguaggio proto-indoeuropeo e analizzando i dati conosciuti relativi a quel periodo, si sono presi la briga di creare un linguaggio quanto più possibile vicino alla realtà di quel tempo. Non si può dire certe che non siano stati attenti ai particolari.

Anche se molti pensano che la serie di Far Cry, non sia cambiata affatto nel tempo, ci sono da sottolineare piccoli aggiustamenti che ne hanno migliorato l’esperienza. Basti pensare che l’ultimo uscito, Far Cry 5 nella sola prima settimana ha venduto qualcosa come cinque mila copie finendo in testa alle classifiche in UK ed Italia.

Dopotutto, chi ha detto che se un titolo funziona, allora bisogna cambiare per forza? I cambiamenti ci sono, ma non abbattono quello che è una struttura già rodata e funzionante. Certo, se non vi è piaciuto il primo Far Cry, non troverete molto conforto negli ultimi capitoli e magari non avrete molti stimoli nel provarli. Ma se avete apprezzato almeno uno dei titoli di cui sopra, allora gli altri non vi deluderanno.

La serie Far Cry ha anche dalla sua il pregio che, facendovi impersonare ogni volta un personaggio ed una storia diversa, non deve essere per forza giocato in ordine cronologico. Vi giocate il quarto, poi il primo e magari il terzo. O potete giocare Blood Dragon, il quinto e poi il quarto. Insomma, fate un po’ come vi pare. Anche questo dopotutto è una scelta lasciata al giocatore, proprio come nel gioco stesso.

In tutti troverete gli stessi elementi come panorami mozzafiato, situazioni avventurose alla Indiana Jones, scontri a fuoco ed esplosioni alla Michael Bay (forse ho esagerato), assalti furtivi e ad armi spianate. Eppure saranno tutti diversi l’uno dall’altro.

Doom  e Quake  hanno creato e modernizzato il genere dei First Person Shooter, ma Far Cry gli ha dato quella personalità e varietà che forse mancava.

About Roberto "Jinx" Mincione

Parte umano, parte macchina, tutto NerD. Nato da un folle esperimento, è appassionato di cinema, fumetti e colleziona giocattoli. Ama l'Oriente ma non gli involtini primavera.

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