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Perché l’Oscar al Miglior Attore, quest’anno, non lo diamo ex aequo a Clint Eastwood e a Robert Redford?

Come ogni anno è partita l’Oscar race, la gara cinematograficamente più affascinante e adrenalinica della Settima Arte.

Lo so, gli Oscar non sono più, o forse non lo sono mai stati, quel totem indiscutibile, quel basamento inamovibile che possa accertare, con chirurgica matematica assoluta, il valore superiore di un’opera rispetto a un’altra o decretare con millimetrica infallibilità davvero chi o cosa, durante l’anno, abbia meritato d’impugnare la statuetta e alzarla al cielo, trionfando su altrettanti colleghi probabilmente altrettanto o addirittura più meritevoli, fra lacrime di commozione e altre di giubilo, applausi non sempre sinceri e tante facce invidiose in mezzo a quelle giustamente entusiasmate. Una pagliacciata, una mascherata, ovvio. Ma di gran classe. E io non rinuncerò mai a questo spettacolo iper-americano, retorico e superbamente “fake” dalla pacchianeria tremenda che, però, tanto m’eccita e m’induce a tifare sfrenatamente per i miei pupilli migliori.

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Già, Il migliore. Il bel film di Barry Levinson con lui, sì, Robert Redford.

Un uomo che dopo cinquant’anni, anzi, quasi sessanta d’onorata carriera cinematografica, sempre a livelli molto alti, indossando la sua egregia, dorata signorilità da liberal un po’ pavoneggiante e da sbruffone, simpatico, delicato, elegante bellone, si congeda dal mestiere d’attore con l’acclamato The Old Man & the Gun.

Grazie di tutto, Bob.

E grazie anche a te, magnifico uomo dagli occhi di ghiaccio, Clint Eastwood.

Non so sinceramente se reciterai da attore in un altro film dopo il tuo nuovo, attesissimo The Mule.

Forse questa sarà veramente l’ultima, crepuscolare, strepitosa, toccante tua interpretazione.

La tua popolarità, Clint, era iniziata con quella immensa battuta in Per un pugno di dollari.

Al mio mulo non piace la gente che ride. Ha subito l’impressione che si rida di lui.
Una battuta da Oscar.

E allora, con buona pace di Christian Bale di The Vice, del sopravvalutato Bradley Cooper di A Star is Born, di Viggo Mortensen di Green Book, di Rami Malek di Bohemian Rhapsody e di qualchedun altro assai papabile di statuetta che mi verrà in mente, eh eh, dico a voi, membri dell’Academy.

Fateci un pensierino. Eastwood e Redford hanno vinto come miglior registi.

Ma mai come attori.

Forza. Date loro, ex aequo, quest’Oscar. Per ringraziarli, dovutamente, come meritano, senza premi minori alla carriera, per tutte le emozioni che ci hanno immensamente, indimenticabilmente regalato.

Questa è la vita, questi sono due miti.

About Stefano Falotico

Scrittore di numerosissimi romanzi di narrativa, poesia e saggistica, è un cinefilo che non si fa mancare nulla alla sua fame per il Cinema, scrutatore soprattutto a raggi x delle migliori news provenienti da Hollywood e dintorni.

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