Dopo la guerra: L’esordiente Zambrano si misura con l’arduo compito di confrontarsi con il terrorismo di sinistra della nostra storia recente in una pellicola audace ed emozionante
Nell’Italia berlusconiana dei primi anni 2000 si consuma un attentato ai danni di un professore universitario di diritto reo di aver scritto una proposta di modifica dello statuto dei lavoratori, uno scenario totalmente coerente con quella che è stata la nostra esperienza diretta di cittadini italiani. L’attentato sconvolge la vita di Marco (Giuseppe Battiston), ex terrorista che da oltre 20 anni vive a Parigi grazie alla compiacente legge francese dell’era Mitterrandiana che consentiva agli ex terroristi che rinunciavano alla violenza di avere asilo oltre alpe.
Marco si è rifatto una vita e ha una giovane figlia Viola di 16 anni che conduce un’ordinaria vita da adolescente. Sospettato di essere il mandante dell’attentato Marco si precipita nella appartata casa in cui si nascondeva da giovane con la defunta moglie e trascina con se la figlia che vede la sua vita completamente stravolta. L’uomo oltre alla sua nuova famiglia, ha lasciato quella d’origine in Italia (Barbara Bobulova, Maria Capaccioli) che non è riuscita mai veramente a metabolizzare le sue scelte e la morte dell’altro fratello, anch’esso a causa della lotta armata.
Cosa funziona in Dopo la guerra
Dopo la guerra, presentato nel 2017 a Cannes nella sezione Un Certain Regard, è il primo lungometraggio di Annarita Zambrano la quale costruisce una interessante riflessione su quella Italia che non è ancora riuscita a fare i conti con la lotta armata e con le conseguenze devastanti che queste scelte hanno sulle vite familiari di coloro che vivono indirettamente questo dramma. Un racconto intimo, molto prima che politico, che volutamente mette le persone al centro della narrazione in un contesto in cui la storia con il suo violento peso ha stravolto le vite dei singoli. Una presa di distanza nei confronti della guerra a tutti i costi, un grido di protesta nei confronti dei molti che quotidianamente mettono i fini prima dei mezzi e che in definitiva dietro le spoglie di una battaglia ideologica, mettono sempre prima se stessi e il loro egocentrismo.
Perché non guardare in Dopo la guerra
Questa interessante pellicola cambia la classica prospettiva del racconto di matrice terroristica e abbandona la dimensione storica a favore di un registro intimo e familiare. In questo passaggio perde in parte di mordente, abbandonando totalmente il tentativo di dare una interpretazione politica di alcun tipo di una realtà complessa, di ieri e di oggi, come quella Italiana.
Dopo la guerra resta comunque una opera estremamente interessante e totalmente unica nel suo genere.