Fresco della vittoria a Cannes del premio per la miglior interpretazione maschile, andato al “canaro” Marcello Fonte, l’ultimo lavoro di Matteo Garrone, “Dogman”, è basato su uno degli omicidi più efferati avvenuti in Italia.
Marcello (Marcello Fonte) è il mite proprietario di un locale per la toilettatura dei cani nel quartiere romano della Magliana, che divide le sue giornate tra il suo modesto lavoro, la figlia Alida e il resto della sua comunità. Inoltre Marcello intrattiene una dannosa amicizia con il delinquente locale Simoncino, che tormenta di continuo l’amico e gli altri abitanti del quartiere. Questo rapporto farà sprofondare Marcello e gli farà commettere atti che non avrebbe mai creduto fosse in grado di compiere.
Cosa funziona in Dogman
Matteo Garrone (Il Racconto dei Racconti) con questo Dogman ha già dato vita alla sua personale rivisitazione di Pinocchio (che invece sarà tra i suoi progetti futuri). Questa versione attualizzata della favola di Collodi si addentra nei meandri dell’istintualità umana, indagando sul suo lato più bestiale e recondito e contestualizzando la vicenda in una fittizia Magliana dalle tinte western per la sua desertica apparenza. Marcello Fonte, una dolcissima maschera dall’impressionante espressività, incarna un idealizzato burattino di legno collodiano, vessato continuamente dalla violenza fisica e psicologica del Simoncino di un irriconoscibile Edoardo Pesce, conciato in maniera similare al Robert De Niro di “Toro Scatenato“. Alla fine di questo processo di catabasi di Marcello, nel tentativo di liberarsi della sua pesantissima croce, lo aspetta solamente la totale perdita di umanità, in una struggente parabola che non può che terminare in tragedia.
Perché non guardare Dogman
Trovare dei validi motivi per precludersi la visione di questo gioiellino tutto italiano significa cercare il pelo dell’uovo in maniera ossessiva, in quanto persino Garrone ha “rincuorato” i più deboli di cuore che i dettagli più macabri della vicenda originale sono stati del tutto eliminati. Proprio per questa decisione da parte del regista, chi fosse alla ricerca di una trasposizione fedele del fatto di cronaca nera probabilmente resterà deluso, in quanto il suddetto rappresenta esclusivamente l’incipit del prodotto.
Dogman si dimostra quindi un ulteriore centro per Matteo Garrone, regalando al pubblico un’opera di ottima fattura, che si è ampiamente meritata il riconoscimento e gli applausi ricevuti durante l’ultima edizione del Fastival di Cannes, e che rappresenta un motivo di orgoglio per l’Italia intera.