Avengers: Infinity War: L’attesissimo diciannovesimo film del Marvel Cinematic Universe, seguito del non perfettamente riuscito Avengers: Age of Ultron, è finalmente una realtà. I fratelli Anthony e Joe Russo, dopo la regia di due cinecomics dedicati a Captain America, firmano il progetto cinematografico più ambizioso della “Casa delle Idee” portando sullo schermo un’impressionante quantitativo di personaggi e star hollywoodiane riunite per affrontare la più grande minaccia che l’universo abbia mai visto: Thanos. Il suo arrivo non ha scatenato solo una gigantesca battaglia sugli schermi cinematografici ma ha anche inevitabilmente diviso la nostra redazione che tra Roma e Milano, tra una generazione e l’altra, ha vissuto il film con sensazioni, aspettative e pareri totalmente opposti. Questa è la nostra Infinity War divisa tra cosa funziona e cosa no!
Dopo gli eventi di Captain America: Civil War, e i conseguenti Doctor Strange, Guardiani della Galassia 2, Spider-Man Homecoming, Thor: Ragnarok e Black Panther, i nostri eroi devono ora affrontare la più grande minaccia dell’universo, il potente e spietato titano Thanos, determinato ad impadronirsi delle sei Gemme dell’Infinito per governare sull’intero universo.
Qui Roma: Cosa funziona in Avengers Infinity War
Tutto quello che abbiamo vissuto in questi dieci anni di Marvel Cinematic Universe, dal sollazzo alle delusioni, tutto ci ha portato a questo momento. L’attesa è finalmente finita e Avengers Inifinity War è oggi una realtà. Un gigantesco parterre di stelle hollywoodiane per un quantitativo di personaggi mostruoso, ognuno di loro ha ottenuto il proprio spazio sul grande schermo. Un successo però non può vivere di soli protagonisti e tra le caratteristiche più importanti del film troviamo, il giusto bilanciamento tra epicità, umorismo e melodramma, colpi di scena e un finale maturo, non rassicurante e per questo trionfante. Un epilogo che ci lancia verso quello che sarà il domani dell’Universo cinematografico della Marvel. Menzione particolare la merita sicuramente Thanos (Josh Brolin) un villain finalmente solido, duro nei confronti del suo obbiettivo ma con una morale e un anima: non un cattivo quindi pensato solo per essere malvagio e contrapposto all’eroe di turno. Il suo obbiettivo di colmare lo squilibrio cosmico dell’universo, elevandosi a un dio è una sottile parabola ecologista che gli dona carattere e lo rende tanto spietato quanto interessante. La sua caratterizzazione è perfetta, dopo anni di dietro le quinte lo vediamo finalmente in azione e buca completamente lo schermo.
Tutti i protagonisti hanno subito una loro evoluzione dai film precedenti poiché, come ci spiega il multi universo realizzato, tutto è connesso e ogni azione ha una ripercussione nei film successivi. Il destino dei nostri eroi si è modificato con il passare degli avvenimenti e in Infinity War ne vediamo i risultati. Non aver visto tutti i precedenti 18 film dei supereroi Marvel può portare qualche scompenso e perplessità allo spettatore, questo però non può e non deve essere visto come un difetto perché la base dell’intera operazione commerciale, alla quale comunque non possiamo negare una valenza artistica nella sua concezione e realizzazione, è tutta incentrata nel legame che ogni film ha in comune con l’altro. La narrazione è semplice ma non per questo risulta forzata o inconcludente, è solo genuinamente messa al servizio della grande guerra infinita che regala il titolo al film. Ci sono delle cose che non funzionano ovviamente ma sono un’inezia paragonate a tutto quello che funziona.
Ogni volta che esce un nuovo bramatissimo film Marvel si grida allo splendore, al miglior cinecomics del momento, quasi sempre, fino all’uscita del film successivo. Avengers Infinity War non è il migliore è semplicemente definitivo. Si è fatta la storia del genere quello che arriverà dopo, dovrà necessariamente passare da qui. Il cambiamento è iniziato, la fine sarà il punto di partenza di un nuovo inizio.
Qui Milano: Cosa non funziona in Avengers: Infinity War – Il punto di vista di Davide Colli
Avengers: Infinity War segna il punto più preoccupante di questa nuova tendenza di “cinema serializzato”, la cui fruizione è pressoché identica a quella di una serie televisiva. Uno spettacolo che dovrebbe essere destinato al più ampio pubblico possibile diventa quindi elitario, risultando in questo caso incomprensibile nella sua interezza senza aver visto ognuno dei film facenti parte del Marvel Cinematic Universe. La folla di personaggi che abbiamo nel tempo imparato ad amare qua hanno pochissimo respiro e zero possibilità di emergere all’interno di una forzata e incongruente struttura narrativa, diventando semplice sagome senza colore, quasi le action figure di loro stessi.
Solo il villain di Infinity War, Thanos (insieme a qualche momento con protagonisti i Guardiani della Galassia), riesce a lasciare un’impronta di memorabilità durante le 2 ore e mezza di durata, pur presentando un approfondimento psicologico spesso e volentieri in contrasto con la descrizione che si aveva del personaggio nei film precedenti. La situazione finale con la quale Avengers: Infinity War si conclude, con la demolizione del cliffhanger come lo conosciamo, è falsamente coraggiosa e inaspettata. La trovata architettata dai fratelli Russo è talmente poco credibile che difficilmente sarà portata oltre questo singolo film, all’interno di un franchise così vasto e ancora oggi in espansione, risulta una presa in giro nei confronti dello spettatore.
Si può quindi senz’altro definire Avengers: Infinity War con l’attributo “definitivo“, in quanto, pur non essendo tra i peggiori lavori dello studio, rappresenta la fine dell’esperienza cinematografica di ieri, sostituita da uno spettacolare teatrino incoerente con il canone di cui fa parte e, soprattutto, con sé stesso.