Ve ne avevamo già accennato. Lo ribadiamo, scandagliando meglio questa rinascita clamorosa, inaspettata, prodigiosa, che ha stupito tutti, lasciandoci con un palmo di naso. No, fino a dieci anni fa non ci saremmo mai aspettati che il signor Matthew McConaughey potesse diventare uno degli attori attualmente più stimati.
Questo maschione bello e impossibile, dagli occhi che trafiggono qualsiasi donna col solo potere delle sue iridi mutevolmente azzurre e verdi a seconda della luce che se ne rifrange, illuminandolo di soavità angelica e seducentemente maliarda, all’anagrafe si chiama Matthew David McConaughey ed è nato il 4 Novembre del 1979 a Uvalde, capoluogo dell’omonima contea texana.
Sì, un texano dagli occhi di ghiaccio, figlio di un’insegnante e di un distributore di benzina, uno studente modello laureatosi nel 1992. E subito imbarcatosi, per via della sua estrema fotogenia e del suo fisico scultoreo (tant’è che lo soprannominavano The Body, la versione cioè maschile di Elle Macpherson), nel mondo dello spettacolo, partecipando a molte pubblicità.
Grazie a qualche conoscenza fortunata, incontra il regista Richard Linklater e gira per lui La vita è un sogno. Diventandone, a fasi alterne, uno dei suoi attori preferiti… Newton Boys e Bernie vi dicono qualcosa? Viene notato subito e istantaneamente si piglia anche l’appellativo al contempo lusinghiero e nobilitante quanto limitante di nuovo Paul Newman, mettendosi in mostra in Stella solitaria di John Sayles e nell’assai controverso Il momento di uccidere di Joel Schumacher, un film non so se sbagliato ma certamente dalla morale discutibile che però gli fornisce l’occasione di esserne il protagonista assoluto, in un ruolo da tenace, caparbio avvocato senza paura di nessuno, dividendo la scena con un parterre de rois delle grandi occasioni, Sandra Bullock (all’epoca sua compagna nella vita reale), Samuel L. Jackson, Kevin Spacey, Ashley Judd e Donald Sutherland.
Quindi, Matthew gira Contact con Jodie Foster e Amistad, rispettivamente firmati da due registi molto importanti, Robert Zemeckis e Steven Spielberg.
Ed è poi immediatamente assieme a Woody Harrelson, prima della loro splendida reunion in True Detective, l’imbranato Ed Pekurney di EdTV, per Ron Howard. Film sottovalutato quando uscì, perché inevitabilmente più scialbo e meno potente del contemporaneo The Truman Show. E, per non farci mancare nulla alla nostra breve analisi aneddotica, vi diciamo, se non lo sapete, che Dennis Hopper, fallendo miseramente scelta, con fiuto scarsissimo rifiutò la parte di Ed Harris in The Truman Show per prendere parte invece a questo film del director di Fuoco assassino e A Beautiful Mind.
Nel 2000 invece è il principale interprete di U-571 di Jonathan Mostow, assieme al veterano Harvey Keitel, Bill Paxton e addirittura al rocker Jon Bon Jovi. Jonathan Mostow… Un regista molto interessante che purtroppo, ahinoi, dopo l’intrepido Breakdown con Kurt Russell, si è perso fra Terminator, macchine ribelli e replicanti.
Matthew McConaughey, dunque, arranca per almeno dieci anni abbondanti in mediocrità totali e spesso imbarazzanti, ma almeno gli viene offerta l’opportunità di lavorare con Al Pacino in Rischio a due di D.J. Caruso. Il film è bruttino e abbastanza insulso, a dire il vero, ma Matthew non sfigura affatto dinanzi a uno dei mostri sacri per antonomasia.
Altra robetta scialba, come Tutti pazzi per l’oro, e commediole romantiche dimenticabilissime, tipo La rivolta delle ex.
Insomma, Matthew, la strada per la grandezza pare averla definitivamente persa. E sembra per sempre oramai imprigionato nel ruolo del belloccio simpatico sostanzialmente insignificante.
Arriva, inauditamente, il colpo di scena.
E le sue grandi interpretazioni si sprecano. Così, all’improvviso diviene terribilmente bravo e finalmente davvero carismatico.
The Lincoln Lawyer di Brad Furman regge tutto sul suo charme e la sua spiccata energia trascinante, ed è il cupo, imperscrutabile e bastardo sicario del “cult” Killer Joe di William Friedkin.
Continua poi ad attirarsi i favori della Critica con Magic Mike di Soderbergh, The Paperboy di Lee Daniels e soprattutto con Mud di Jeff Nichols.
Ed esplode titanicamente col già citato True Detective. Il suo Rust Cohle è un personaggio indimenticabile e Matthew conquista tutti con la sua prova recitativa molto fisica, sofferta, quasi cristologica e inquietante. Recitando i monologhi pessimistici di Nic Pizzolatto con tempi, pause e classe provetta, senza nulla da invidiare al miglior Marlon Brando che fu. Impressionante mimica gestuale di fascinosa potenza suggestiva.
E, allo scoccare fantastico, al detonare sfavillante della sua popolarità salita alle stelle, in quello stesso periodo riceve la consacrazione trionfale, vincendo l’Oscar per Dallas Buyers Club. Film del 2013 ma premiato, appunto, dagli Academy Award nel 2014, proprio in concomitanza con la True Detective mania appena impazzata.
Sconfigge Leonardo DiCaprio di The Wolf of Wall Street, film di Scorsese nel quale sfodera un cameo altrettanto memorabile.
E a fine anno, sempre del 2014, è il protagonista d’Interstellar di Christopher Nolan, un regista che, vi piaccia o no, scatena dibattiti e lunghe discussioni, ed è incontestabilmente uno dei nomi di punta della nuova Hollywood.
Ecco che nuovamente la magia attoriale di Matthew McConaughey si spezza un’altra volta. La foresta dei sogni di Gus Van Sant viene assai fischiato a Cannes, e giudicato il peggior film in assoluto del cineasta di Belli e dannati ed Elephant.
Gold di Stephen Gaghan e Free State of Jones non vanno neanche malissimo a livello critico, ma si rivelano due flop grandiosi, commercialmente parlando. E il pubblico infatti diserta le sale.
Per non parlare de La Torre Nera, adattamento striminzito, pasticciato e incolore dalla saga di King. Un disastro abissale.
Ma, nei prossimi mesi, Matthew McConaughey è atteso con tre pellicole che potrebbero riportarlo molto in auge. Cocaine – La vera storia di White Boy Rick di Yann Demange, Serenity, scritto e diretto da Steven Knight, e soprattutto The Beach Bum dell’ex enfant terrible Harmony Korine.
Dai, Matthew!