Oggi è il turno di un altro rinatissimo, Liam Neeson, attore nordirlandese, erroneamente considerato statunitense da molti, ma la cui città natia appunto è Ballymena. E Liam, prima di rinascere, vi è nato il 7 Giugno del 1951.
Un attore con quasi 130 credits nella filmografia (controllate su IMDb, non mento) che negli ultimi si è rivoluzionato, dando un repentino cambio di rotta alla sua storia attoriale.
Neeson nella sua lunga carriera ha ottenuto, pensate, una sola nomination all’Oscar proprio per il suo Oskar, però con la K, il filantropico salvatore serafico e prodigioso di Schindler’s List, la pellicola capolavoro di Steven Spielberg che quell’anno trionfò giustamente agli Academy Award ma lasciò invece a secco il nostro eroe. La pellicola vinse sette smerigliate statuette ma Neeson fu sconfitto, nella categoria di Migliore Attore Protagonista, dal Tom Hanks di Philadelphia.
Sì, Neeson è un altro di quegli attori che, quando vuole, sa sfoderare con indubbia classe e carisma da vendere delle interpretazioni di alta scuola, possenti, oserei dire quasi titaniche e statuarie, appunto, ma che pare stia abbastanza antipatico ai membri dell’Academy.
Liam Neeson è un pezzo d’uomo indistruttibile, alto quasi due metri, esattamente 193 cm. Un uomo che fu vicinissimo alla laurea ma, in barba a tutti, per motivi tutt’ora abbastanza ignoti, proprio all’ultimo mollò l’università da menefreghista totale e preferì darsi alla recitazione.
Meglio così, a mio modesto avviso. Forse, avremmo avuto un cervellone in più, abbinato a un robusto corpaccione, ma ci saremmo persi un titano della Settima Arte.
Perché sì, checché se ne dica, nonostante tantissimi film sbagliati, Liam Neeson lo è. Gigantesco. Un attore che talvolta si dimentica di esserlo e diventa legnoso, monolitico e perfino insopportabile, la versione forse ancor più ieratica di Harrison Ford, ma è un lupone di mare che naviga sott’acqua per riemergere con strabiliante forza da Nettuno inscalfibile.
Ecco che costui, con grande aplomb, senza dare nell’occhio, come farebbe un gentiluomo educatissimo qual è, infilandosi discretissimo in un bar, sbirciando qua e là e sorseggiando il suo caffè con scaltra malizia, per tastare un po’ l’ambiente e prenderne confidenza, a piccoli passi felpati inizia parimenti a recitare anonimamente in film abbastanza importanti, ma nessuno pare davvero accorgersi di lui.
Adesso, tutti gli appassionati di Cinema, sanno che era nel cast del magnifico Excalibur di John Boorman, ne Il Bounty di Roger Donaldson con Mel Gibson e in Mission di Roland Joffé con De Niro e Jeremy Irons. Ma all’epoca queste sue presenze passarono del tutto inosservate. E il pubblico vide soltanto un lungagnone che, abbastanza impacciato, recitava come un prete tedioso le sue brevi battute a mo’ di omelia barbosa.
Ecco che gira ancora, in parti minori, una Preghiera per morire con Mickey Rourke e High Spirits – Fantasmi da legare di Neil Jordan ma il suo primo vero ruolo “cult” è nel sottovalutato, stupendo Darkman di Sam Raimi.
E prima di uno dei suoi ruoli della vita, quello appunto in Schindler’s List, Neeson continua a girare film scialbi come Vite sospese ma è fra gli attori di Mariti e mogli di Woody Allen.
Da Schindler’s List in poi, il pubblico, sebbene Neeson non si trasformi mai in una star vera e propria da copertina, inizia a capire finalmente chi è. Eh eh.
E Neeson, pur non girando capolavori, interpreta tutta una serie di film decorosissimi, talvolta rilevanti, interessanti ma irrisolti come Nell con Jodie Foster, polpettoni come la versione tristissima de I miserabili “firmato” Bille August, vince a Venezia la Coppa Volpi e ottiene la candidatura ai Golden Globe per Michael Collins, ed è il roccioso bellimbusto sempre sulla scena di uno dei più suggestivi film di Michael Caton-Jones, Rob Roy, sebbene sia il suo antagonista nel film, Tim Roth, a beccarsi gli applausi.
E quindi lo sapete meglio di me… Ha avuto ruoli chiave in Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma, in Batman Begins e in Gangs of New York di Scorsese.
Ed è proprio con il succitato Harrison Ford, attore al quale l’ho in qualche maniera paragonato, che gira K-19, uno dei film a mio parere più mosci di Kathryn Bigelow, un film che perde il confronto con Caccia a Ottobre Rosso di John McTiernan col magnetico Sean Connery, ma forse vince rispetto all’analogo U-571 di Jonathan Mostow.
Ottiene la sua ultimissima nomination ai Golden Globe per Kinsey di Bill Condon, ma il film non lo guarda nessuno.
Ma nel 2008, Neeson trova Io vi troverò, Perdonate il gioco di parole. E inaugura il fortunatissimo franchise Taken.
Lasciando tutti esterrefatti. Possibile che prima di allora nessuno si fosse accorto del potenziale action da macho di Neeson?
Gira l’imperfetto ma solido e vigorosissimo The Grey di Joe Carnahan e il bellissimo La preda perfetta di Scott Frank. Ma soprattutto diventa amico di Jaume Collet-Serra, girando quattro film (e ancora questa coppia ne girerà, stiamone pur certi) in un crescendo rossiniano-qualitativo pazzesco, nel quale svettano due thriller da “corsa contro il tempo” straordinari, Run All Night e L’uomo sul treno.
È stato Ferreira in Silence ancora per Scorsese e lo vedremo prossimamente in Widows di Steve McQueen e nel “nuovo” Men in Black con Chris Hemsworth.
E non solo…
Che uomo! E forse sarà Marlowe!
Questo Neeson, insomma, è proprio un marcantonio sotto ogni punto di vista.