Annientamento: Il nuovo film di Alex Garland da Marzo su Netflix
Il regista di Ex-Machina, Alex Garland, sforna Annientamento un nuovo film fantascientifico che mette in mostra le sue qualità come autore ed apre una nuova questione in merito alla distribuzione.
Che Alex Garland fosse un promettente autore, lo sapevamo sin dai tempi di The Beach. L’autore inglese, originario di Londra, dopo aver raccolto i consensi del pubblico e della critica con Ex-Machina, si cimenta di nuovo nella Fantascienza, genere che sembra calzargli a pennello.
Oltre a fare il regista, Alex Garland è un veterano della scrittura per il cinema. Ha all’attivo collaborazioni con registi del calibro di Danny Boyle (28 giorni dopo, Sunshine e The Beach) e Mark Romanek (Non Lasciarmi). Ha conquistato il pubblico e si è affermato un regista abile nella gestione della tensione, costernando una trama semplice come quella di Ex-Machina di indizi e simbolismi semiotici di stampo Hitchcockiano. Il suo film precendente, è un piccolo capolavoro di suspance tra Sci-Fi e Thriller. Tre personaggi chiusi in un bunker disperso nella natura, arrivano ai limiti della propria personalità e dei propri credo. Il film va’ visto almeno due volte, una per godersi la storia, la seconda per scovare gli indizi e le tracce lasciate da Garland che cerca di darci assaggi di finale e di terzi significati.
E’ abile nella messa in scena, attento e creativo nelle inquadrature. Tra doppi vetri e riflessi in cui gioca con il tema del doppio, nei suoi racconti la percezione dei personaggi viene sempre rifratta. Dichiara sempre, sin dai primi minuti qual’è il vero tema del film e quale sarà il plot-twist. I suoi personaggi nascondono sempre segreti sia diegetici che extra, hanno sempre un secondo fine e vengono portati sempre allo stremo della propria psicologia. Alicia Vikander, che tra poco vedremo nei panni dell’archeologa Tomb Raider, nel film di Garland interpretava un robot, il cui ruolo le ha regalato un sacco di soddisfazioni a livello di critica.
Di solito gli scrittori che si dedicano alla regia non sempre fanno dei lavori buoni ed apertamente fruibili, è un classico. Ma Garland è un eccezione che a questo punto conferma la regola. Sin dal precendente film, sembra conoscere alla perfezione i tempi della narrazione audiovisuale, i ritmi del montaggio, la seduzione della fotografia mista alla scenografia e la comunicazione semiotica. Usa la fantascienza per parlarci di temi esistenziali, su cui possiamo riflettere. Annientamento, il suo nuovo lavoro, rientra automaticamente in questo tipo di film. Alcuni lo paragoneranno a classici come “2001:Odissea nello spazio” il che sembra un tantino esagerato, ma sicuramente Alex Garland merita di essere seguito.
Lascia molto a desiderare la questione “distribuzione” per questo film che in italia vedremo solo su Netflix. La Paramount e la Skydance che lo hanno prodotto, infatti hanno stretto un accordo con l’oramai colosso dello streaming per l’esclusiva. E’ stato distibuito per il cinema solo in Cina, Canada e Stati Uniti, mentre diciassette giorni dopo è uscito nel resto dei piccoli schermi del mondo. Tasto molto dolente questo, che ci distrugge speranze e buoni propositi di andare al cinema a vedere film spettacolari, non solo per gli effetti speciali. Quest’ultimo film di Alex Garland sicuramente meritava almeno una proiezione di duecento metri quadri. Ma procediamo con il film che è molto più rincuorante di queste questioni capitalistiche.
Di cosa parla Annientamento? E’ tratto dalla trilogia romanzata “Southern Reach” di uno dei fautori del genere “New Weird” Jeffrey Scott VanderMeer. Trilogia di cui Garland prende l’idea di base e i personaggi cambiando dei dettagli significativi.
Un meteorite cade sulla terra, più precisamente su un faro, in genere simbolo della speranza da cui ricominciare dopo una tempesta. Lena (Natalie Portman) è una giovane ricercatrice biologa, col passato da militare, interessata allo sviluppo cellulare. Suo marito Kane (Oscar Isaac) è un soldato dell’esercito. Quest’ultimo parte per l’ennesima missione, ma stavolta appare decisamente preoccupato. Scompare per un anno ed il mondo lo crede ovviamente morto. Sua moglie invece, affetta da una sorta di sindrome di Penelope, mantiene viva dentro di se’ ogni speranza. Così da un giorno all’altro se lo ritrova in casa, mentre ritinteggia proprio le pareti della loro camera da letto.
Visivamente disturbato e apatico, Kane non ricorda i dettegli basilari dei dodici mesi passati lontano da casa. Dove si sia svolta la missione, quanto sia durata e nemmeno cosa successo durante. Dopo pochi minuti, si sente male. Durante la corsa verso l’ospedale in ambulanza, ecco che si fanno vive come previsto dagli spettatori più esperti, le solite sirene dei suv governativi, con tanto di elicotteri e squadra swat.
Portati nell’Area X, la moglie viene messa in isolamento, mentre il marito in terapia intensiva. E’ qui che comincia a infittirsi la trama. Di cui già avremmo immaginato molti dettagli, avendo visto il trailer. (non l’abbiamo visto, tiè!) Scopriamo che il meteorite caduto extradiegeticamente, ha creato un aura misteriosa che si estende, in continua espansione. L’Area X. In quest’area sono state organizzate molte esplorazioni, inviati droni, soldati e scienziati, ma niente di tutto cio’ vi ha fatto ritorno. Tranne il soldato Kane.
Sviluppato un plot, poste delle motivazioni, la nostra eroina Natalie Portman alias Lena, si unisce alla prossima spedizione, composta da sole donne. Entriamo nell’Area X e scopriamo cosa sta accadendo. In questo luogo niente più è normale, mutazioni genetiche, alterazioni delle cellule e sviluppi contronatura delle forme di vita. Una mestatasi che si sta espandendo sempre di più. Qui viene fuori una delle qualità di Garland come narratore. Niente viene spiegato, ma solo mostrato. Dando così spazio all’immaginazione dello spettatore, che tra tesi e supposizioni, poggia il proprio stato emotivo su un filo. Pronto a spezzarsi al primo colpo di scena.
Colpi di scena ce ne sono, abbastanza significativi, molto ponderati. Annientamento è montato (strutturato) su una narrazione non-lineare, quindi i colpi di scena, sono scoperte extradiegetiche dello spettatore. Tutto è molto bello. Il film è montato da Barney Pilling. Montatore di Gran Budapest Hotel (Wes Anderson, 2014) ed il già sopracitato Non lasciarmi (Mark Romanek, 2010). La fotografia è affidata a Rob Hardy, già collaboratore di Garland in Ex-Machina, che stende su tutto il film una serie infinita di flares e sfumature iridescenti. Non male visto che i personaggi del film chiamano, l’aurea che si espande Il Bagliore. In effetti è tutt’un gran bagliore.
Che cos’è questa metastasi? Questa improvvisa anarchia delle cellule che cominciano a svilupparsi in modo strano e veloce, producendo strane deviazioni vitali? Perchè sin dai primi secondi del film sentiamo parlare di riproduzione cellulare? Una delle interessanti chiavi di lettura di questo film è il cancro. Che sia tutta una metafora di uno dei più grandi mali dell’umanità, al quale non si è trovata una cura, fatta eccezione per un bombardamento con agenti chimici (chemioterapia)? Dove chiuque vi entra non ne esce più, se non uno su cento?Nel film si parla di certe malattie, c’è qualcuno che ci è rimasto. Graficamente il bagliore ha proprio le caratteristiche delle metastasi tumorali. E’ una macchia che si espande su un organismo (la terra) devastando e corrompendo tutte le cellule sul proprio cammino. Ma questa tesi la rilegherei di più al romanzo.
Grazie agli intagli di Garland sul soggetto originale, si potrebbe andare più in profondità nel significato, oltrepassare questa prima chiave di lettura fiondarsi su un secondo livello (o primo). La protagonista è spinta ad addentrarsi nella metastasi venuta dallo spazio, per un unico scopo. Capire cosa sia successo al proprio amato. Quindi che sia il cancro della terra stesso, il vero simbolo di un amore corrotto dalla paura e le frustrazioni? (Stiamo solleticando lo spoiler) L’idea di un amore corrotto, può essere similitudine di un tumore in espansione che porterà alla morte? L’unico modo per liberasene è l’autodistruzione, dalla quale ricominciare. Il faro nel film rappresenta un ponto da raggiungere durante la tempesta (la metastasi spaziale). Attraversarla ed arrivare al punto cardine del faro, per creare qualcosa di nuovo. (frase detta nel film).
Annientamento ovviamente, nello stile dell’autore inglese, ha un colpo di scena negli ultimi secondi, che aprirà un bel finale aperto. Che non vi stiamo a raccontare ovviamente. Annientamento è un film da vedere assolutamente, purtroppo su un piccolo schermo, senza dolby e compagnia bella. Ma sicuramente un film che non delude. Sicuramente un film che unisce una bella fetta di mercato: dagli appassionati di Cinema intellettuale ai Nerd della fantascienza/horror. Infatti è un film, comunque fatto di azione, visioni mostruose e molti thrills. Colpi di scena ed una struttura affascinante/accattivante. Complimenti ad Alex Garland, voto zero invece, alla distribuzione.