Dopo dodici anni a Los Angeles, Gabriele Muccino torna in Italia con A Casa Tutti Bene, dramma familiare dall’impianto corale che riunisce quello che è forse il più nutrito cast tricolore all-star da molto tempo a questa parte.
Pietro (Ivano Marescotti) e Alba (Stefania Sandrelli) festeggiano i cinquant’anni di matrimonio nella villa familiare in cui hanno trascorso tanti bei momenti insieme. Per l’occasione, l’isola di Ischia ospita i tre figli della coppia Carlo (Pierfrancesco Favino), Paolo (Stefano Accorsi) e Sara (Sabrina Impacciatore) con le rispettive famiglie. Un’improvvisa mareggiata, tuttavia, blocca l’arrivo dei traghetti e fa saltare il rientro previsto in serata, costringendo tutti a rimanere sull’isola e a fare i conti con loro stessi, con il loro passato, con gelosie mai sopite, inquietudini, tradimenti, paure ed inaspettati colpi di fulmine.
Cosa funziona in A Casa Tutti Bene
A Casa Tutti Bene sembra essere un film molto “mucciniano”con protagonisti che non sanno bene cosa vogliono dalla vita e che si urlano frasi uno contro l’altro, matrimoni alla deriva e trenta-quarantenni in crisi. Il dramma che accompagna questa storia è un dramma collettivo dal quale nessuno ha scampo: i personaggi a mano a mano gettano le loro maschere, e si rivelano per quello che sono realmente.
Perché non guardare A Casa Tutti Bene
Questo impatto stilistico si traduce in una messa in scena urlata e caricaturale e che guarda alla famiglia e alla società italiana con sentimentalismo e con una messa in ridicolo evidente. L’alternarsi tra il cliché del dramma esaspera i caratteri e i personaggi che arrivano ad essere a tratti isterici e urlati. La macchina da presa sembra non fermarsi mai, provando a seguire i personaggi e i loro drammi, in preda ad un’eccesso narrativa che, alla lunga, stanca.
A Casa Tutti Bene trovano senso nei silenzi e in un minimalismo che contraddice alcuni assunti a tinte forti che contraddistinguono il regista, ma che finisce per commuovere e colpire molto più dei momenti urlati.