Venezia 74 – Day 2: il secondo giorno della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia ospita Ethan Hawke, Amanda Syfried, Octavia Spencer e tante altre star del panorama internazionale e incorona Re, almeno per oggi, Guillermo del Toro per The Shape of Water.
Venezia 74 – Day 2. C’è una fila lunghissima questa mattina all’ingresso della Sala Darsena, e non è un caso. Today is the day di Guillermo del Toro che con la sua The Shape of Water, il suo uomo pesce e la parabola di una piccola grande donna senza “parole” ma capace di far sentire la propria “voce”, scalda i cuori di tutti i presenti con una favola romanticissima con venature dark tipiche del suo cinema.
Quella di Del Toro è innanzitutto una riflessione sul mondo di una donna che percepisce con grande lucidità la sua stessa solitudine e anomalia, eppure è proprio la sua diversità a divenire il fulcro del suo cambiamento. Una favola classicissima piena di citazioni e autocitazioni. Una storia semplice impreziosita da un grande comparto tecnico, dalla splendida fotografia di Dan Laustsen, alla musica suggestiva e delicata di Alexandre Desplat; senza mai dimenticare lo splendido cast e la sua fenomenale protagonista Sally Hawkins. E qui il pronostico ci sta: Leone d’oro in vista?
In soli due giorni ho capito una cosa: se vuoi partecipare alle conferenze stampa più importanti conviene avviarsi per tempo, a discapito, però, di qualche film che poi ti tocca recuperare “dormiente” la sera. Così, dopo il solito caffè di mezza mattinata, prendiamo posto nella sala delle conferenze stampa del Palazzo del Casinò. Incontriamo per primo il regista dell’Esorcista William Friedkin, qui a Venezia, fuori concorso, con il “demoniaco” docu-film (non biasimatemi se, ovviamente, non l’ho visto), The Devil and Father Amorth.
Grandi applausi, successivamente, riceve Paul Schrader che con il suo First Reformed, un’opera sempre in bilico tra disperazione e speranza, ha scelto un protagonista Ethan Hawke che si esprime in modo sublime in questo ruolo: “E’ la prima volta che ho interpretato un prete però sono stato circondato dalla religione tutta la mia vita, quindi per me è stata una grande occasione. La questione dell’equilibrio tra disperazione e speranza è la cosa più interessate: il film pone degli interrogativi ma non da nessuna risposta. Cammina sull’orlo dell’abisso, tra la disperazione e l’essere fortemente innamorati. Il finale suona come riverbero dell’intera pellicola”
La sala, infine, si infiamma grazie al travolgente regista messicano che all’incontro con la stampa accende i cronisti con le sue battute, le sue riflessioni, i colti riferimenti cinematografici e le sue confessioni di uomo e cineasta. “È dieci anni che cerco di fare Pinocchio, quando l’ho annunciato tutti i produttori erano entusiasti ma quando ho chiarito però che il film sarebbe stato ambientato nell’Italia di Mussolini e il protagonista era un Pinocchio antifascista sono spariti. Se avete 35 milioni di dollari, io ho i pupazzi pronti: fate felice un messicano”.
Il resto della giornata è un’assolatissimo Red Carpet su cui sfilano star nostrane e, naturalmente, i protagonisti della giornata. A Venezia nessuno si risparmia e tutti sembrano essere parte di questa stancate ma meravigliosa carovana.
Per quanto riguarda me, Venezia 74 – Day 2, si conclude in tarda serata con il film del regista libanese Ziad Doueiri, The Insult, ambientato nel Libano di oggi: un’opera splendidamente recitata, tesa, ritmata e avvincente nella sua costruzione. Una lezione di geopolitica, racconto dell’eterna questione medio-orientale. Ed è subito corsa al Leone d’Oro.