Il record di spettatori di Loving Vincent, che in soli 3 giorni di programmazione ha totalizzato 130 mila spettatori e più 1 milione 200 mila euro incassati, ha di fatto confermato il binomio che l’artista olandese e il cinema hanno in comune da sempre. Il mito di Vincent Van Gogh ha ancora una volta conquistato i favori del pubblico ma quali sono le pellicole più importanti a lui dedicate?
1) “Van Gogh” di Maurice Pialat (1991)
Il biopic, con la sua predilezione verso la didatticità e la serietà, è da sempre un filone del cinema che può essere affliggente, ma, con “Van Gogh” (1991) , Maurice Pialat ha evitato accuratamente tutti i cliché che ne fanno un campo minato, scuotendo le convenzioni per fare posto e chiedere strada alla creatività . Spesso trascurato, Pialat era uno dei maestri del cinema francese, molto sottovalutato, capace di combinare il naturalismo con una emozionante maturità. Il sguardo umanistico alla storia degli ultimi giorni della vita leggendaria del pittore olandese, cruda ma da i toni melodrammatici che di solito si applicavano ai drammi di quel periodo.
Il film si apre nel 1890, con Vincent Van Gogh (interpretato da uno dei maggiori cantautori francesi della sua generazione, Jacques Dutronc) che si trasferisce ad Auvers-sur-Oise. Appena dimesso da una casa di cura per malattie psichiatriche, senza soldi e in grande debito verso suo fratello, Van Gogh rimane come ospite nella locanda locale frequentemente visitata dal Dr. Gachet (Gerard Sety), la cui figlia spirituale Marguerite (Alexandrea London) diventa oggetto del suo fascino. Rendendosi conto che la sua vita sta andando in malora, continua a dipingere in modo ossessivo, nonostante i primi piccoli segni di un successo commerciale. Con un evento malvagio che si approssima nel suo prossimo futuro, affronta i suoi ultimi giorni con la stessa decisione e inflessibile determinazione che ha mostrato per tutta la vita. Pialat si avvicina a Van Gogh con lo stesso senso di sfumatura dei personaggi messi in mostra in film come “Loulou”(1980) e “A Nos Amours” del (1983).
Questa rappresentazione porta non solo un grado di modernismo al film, ma anche una certa misura di risonanza per il pubblico del XXI secolo. La sua preoccupazione per l’amore, per l’arte e la mortalità è infinitamente riconoscibile, soprattutto quando ci viene presentata con l’eleganza tematica del regista. Il Van Gogh di Pialat non è una esagerata caricatura della vita reale; Dutronc lo interpreta come un uomo silenzioso e tenebroso, con il suo modo di camminare e la sue esitazioni che a malapena, e in maniera apparentemente insignificante, nascondono l’intensità del suo carisma. È un uomo difficile e determinato; “Le sue molte debolezze si aggiungono alla forza”, osserva un personaggio. Come ne “La Belle Noiseuse” di Jacques Rivette dello stesso anno, Van Gogh non è un film su un singolo pittore, è un film sull’impulso creativo sfrenato e su come questo si adatta alla vita quotidiana di un uomo.
Sì, vediamo la pittura di Van Gogh, ma lo vediamo anche mangiare, bere e, imbarazzato, imitare un cammello. Con le eccezioni delle implicite questioni famigliari, il regista non è interessato alla spiegazione storica; le conversazioni strozzate coprono le cose che qualcuno come Peter Morgan svilupperebbe in una sequenza di pesanti esposizioni. L’attenzione di Pialat è sulla necessità dell’arte e delle dimissioni dalla vita; l’urgenza della creatività di fronte alla mortalità. Abbandonando le specifiche caratteristiche, ci viene dato un film sulle più grandi preoccupazioni che si possano avere nella vita.
2) “Loving Vincent”(2017) di Dorota Kobiela, Hugh Welchman.
NUBI COLORATE SI MUOVONO VELOCEMENTE SOPRA VIOLET HAZE: LA BELLEZZA VISUALMENTE EMOZIONANTE DI “LOVING VINCENT”
Una volta ogni tanto, anche film meno noti guadagnano l’attenzione, eppure questi titoli oscuri in maniera talvolta strana riescono a lasciare delle tracce profonde negli spettatori: “Loving Vincent”, è sicuramente un esempio di piccolo film come dimensioni ma grande nell’impatto; non solo un’opera d’arte sontuosa ma un’esplorazione delicata ed emozionante nella vita di uno dei più grandi giganti artistici del mondo.
Nel 1891, appena un anno dopo la morte di Vincent Van Gogh, ci si pone delle domande su ciò che esattamente ha determinato il suicidio di questo artista tormentato. Attraverso i flashback e le prime testimonianze delle persone che ha incontrato nella sua residenza definitiva di Auvers-sur-Oise fuori Parigi, si comincia a formare un quadro più chiaro degli ultimi giorni di questo genio afflitto, del perché ha sacrificato la propria vita.
Con il talento di circa 115 pittori, il film utilizza 65.000 dipinti originali (dipinti nello stile e direttamente ispirati alle opere di Van Gogh) per animare questo racconto sulla fine della grande vita dell’artista olandese. Ogni cornice, ambiente e personaggio viene ricreata con grande autenticità storica dal materiale originale, e il risultato è qualcosa di veramente unico e inaspettatamente bello. Può diventare un po’ stravagante e, a prima vista, può anche sembrare piuttosto bizzarro, ma una volta che il pubblico accetta l’aspetto di questo mondo nel quale si viene trasportati, diventa un’esperienza magica.
Immaginando la pittura di “Cafe Terrace at Night” o “Starry Night” portata ad una profondità di vita in più, attraverso questo processo di animazione, può sembrare anche qualcosa a rischio di “kitsch” ma finisce invece per appagare straordinariamente. Anche le sequenze in bianco e nero (usate per rappresentare i flashback) sono straordinariamente efficaci e trasmettono veramente il senso di disperazione contro cui Van Gogh ha continuato a lottare.
E, seppure questo film non dovrebbe essere visto come uno studio completamente autorevole sull’uomo e sulla sua vita, compie un commendevole lavoro nel mettere in luce alcune delle emozioni e delle relazioni complesse che l’artista ha sperimentato. Che cosa era esattamente la malattia di Van Gogh e quanto ne era malato? Inoltre, quanto sono stati responsabili tutti coloro che lo circondavano per la sua scomparsa? Il film sembra indicare proprio come dice il proverbio, che occorre una comunità per allevare un figlio, ma può anche portarlo alla sua distruzione.
Leggi la recensione del FilmLa lotta mentale di Vincent Van Gogh, inflitta per gli interi 37 anni di esistenza, non ha ricevuto alcun aiuto come era pratica comune nel 19 ° secolo. Tutti i personaggi della città di Auvers avevano i loro rapporti con lui, alcuni unici, e sebbene certuni erano ovviamente più amichevoli di altri, pochi ne avrebbero capito la ragione d’essere e l’impulso alla sua “follia”. Se il mondo è un villaggio globale, Vincent Van Gogh vi fallì. Solo una manciata di persone, tra cui il fratello Theo, offrirono il loro sostegno ma non avrebbero comunque mai potuto colmare il vuoto di un pubblico e comune malinteso. Mentre il testo della canzone “Vincent” di Don McLean ci illumina:
“Perché non ti potrebbero amare/Ma ancora, il tuo amore era vero/Ma io avrei potuto dirti, Vincent/Questo mondo non è mai stato destinato a uno così bello come te”
Forse qualcuno ha ascoltato le parole di McLean; infatti oggi l’eredità di Van Gogh rimane una delle più grandi nella storia dell’arte occidentale post impressionista, e il romanticismo dell’artista travagliato continua a affascinare e ispirare le persone in tutto il mondo. Certo, anche da una prospettiva personale, posso proclamare che l’arte di Vincent Van Gogh ha davvero un posto speciale nella mia sensibilità e maturità di gusto. Un tempo oramai lontano, avevo in una casa diverse stampe della sue opere e di altri materiali ispirati tra cui persino un berretto da baseball, tazze da caffè e anche dell’abbigliamento, come addirittura delle cravatte. Ho anche avuto il privilegio di visitare Arles, nella Francia meridionale, la prima casa francese permanente di Vincent e il luogo di alcune delle sue più grandi produzioni artistiche. Visitare i luoghi originali e i paesaggi che lo hanno ispirato a dipingere è stata un’esperienza veramente notevole.
E per questo vedere il film “Loving Vincent” sarà sicuramente una visione emozionante per qualsiasi ammiratore di questo artista. Come lavoro visivo, è certamente di una bellezza impressionante, e l’opera dei pittori / animatori merita il massimo livello di plauso. Per portare questi dipinti e lo stile artistico alla realtà animata è stata necessaria la talentuosità di tanti artisti eccezionali, di tutto il mondo, per una riaffermazione della natura senza tempo dell’arte del pittore olandese, attraverso opere non dipinte da lui direttamente, ma ispirate a quelle di Van Gogh. Applicato tutto questo ad una indagine emotivamente coinvolgente degli ultimi giorni dell’uomo e del suo mondo, dimenticato nella vita ma adesso giustamente ricordato nella morte, “Loving Vincent” è un film magnificamente realizzato. Anche se non è certamente un grande racconto epico nello stile hollywoodiano, questo piccolo e meraviglioso film ispira e ritrasmette ulteriormente, il fascio di una luce brillante su di un’anima fraintesa e su di un vero genio.
Segue una carrellata dei premi vinti dal film:
Annecy International Animated Film Festival 2017
Ha Vinto
il Premio del Pubblico
Per un Lungometraggio
Dorota Kobiela
Break Thru Productions
Trademark Films
Golden Trailer Awards 2017
Ha Vinto
Il Golden Trailer
Miglior Film Straniero d’Animazione/Film per Famiglie
Cinema Management Group
Zealot U.K.
Miglior Montaggio in un Trailer Straniero
Cinema Management Group
Zealot U.K.
Jameson CineFest – Miskolc International Film Festival 2017
Nominato
All’International Ecumenical Award
Miglior Film
Dorota Kobiela
Hugh Welchman
Melbourne International Film Festival 2017
Nominato
Al People’s Choice Award
Miglior Film Narrativo
Dorota Kobiela
Hugh Welchman
8° posto
Polish Film Festival 2017
Nominato
Al Leone d’Oro
Miglior Film
Dorota Kobiela (regista)
Shanghai International Film Festival 2017
Ha Vinto
Il Golden Goblet
Miglior Film d’Animazione
Dorota Kobiela (regista)
Hugh Welchman (co-regista)
Break Thru Productions (produzione)
Trademark Films (produzione)
Il primo film d’animazione interamente pitturato su tela.
Più di 100 artisti hanno dipinto un quadro per ognuno dei fotogrammi del film, ispirandosi alla pittura di Van Gogh.
Gli oltre 65’000 fotogrammi sono altrettanti dipinti ad olio su tela, realizzati utilizzando le stesse tecniche di Van Gogh, e creati da una squadra di 125 pittori.
3) “Vincent e Theo”: un film di Robert Altman (1990)
“Vincent e Theo” è un dramma d’epoca con un’ambientazione e un impianto d’epoca sulla vita dei due fratelli (e la moglie di lunga data di Theo). Il protagonista Tim Roth impersona Vincent e Paul Rhys interpreta Theo. Il film non è incentrato sulla personalità e le opere di Vincent, ma sulla sua vita e le battaglie di Theo per diventare un importante commerciante d’arte.
Se Theo non lo avesse sostenuto finanziariamente, Vincent avrebbe dovuto smettere di dipingere. (Bello il particolare dell’appartamento di Theo che si riempie dei dipinti di Vincent!) Il film è anche molto importante nel ritrarre del mecenatismo, e dell’importanza di un sostegno all’arte, anche se in questo caso il suo aiuto economico era il fratello.
4) “Brama di vivere”(Lust for Life) di Vincente Minnelli (1956)
“Lust for Life” è basato sul libro dello stesso Irving Stone e ha Kirk Douglas come protagonista nella parte di Vincent van Gogh e Anthony Quinn in quella di Paul Gauguin. Il film è il maggiore classico sulla vita di Van Gogh, dagli standard melodrammatici maggiormente elevati rispetto ai film più recenti ma questo è anche parte del cinema di Vincente Minnelli. Molto vibrante, e tremendamente efficace nei suoi affondi appassionati ed emotivamente coinvolgenti.
Il film si concentra sugli stentati inizi di Vincent per riuscire a trovare una direzione nella vita oramai in ritardo rispetto a tutte le altre persone della sua età, cercando di imparare a dipingere e disegnare sempre meglio. Il film ha il suo maggior valore nella splendida fotografia a colori e nel paesaggio, e per potere sempre più apprezzare i primi lavori scuri di Van Gogh, e solo successivamente le sue tele dai colori pittorici così vibranti e vivi.

5) ” Vincent: The Full Story” documentary presented by Waldemar Januszczak (2004)
Il quinta posizione non è propriamente un film ma è importatissima. Un documentario in tre parti del critico d’arte Waldemar Januszczak, in origine della britannica Channel 4. Quel che è maggiormente l’aspetto apprezzabile di questa miniserie, è l’occasione di vedere i luoghi veri in Olanda, in Inghilterra e in Francia dove Van Gogh visse e dipinse, e l’indagine documentaristica di Januszczak sulle influenze di altri artisti e luoghi sui quadri di Van Gogh.)
Vi sono anche alcune rivelazioni di cui chi non è un approfondito conoscitore di Van Gogh non potrà neppure rendersi conto, e alcuni altri aspetti che sono aperti all’interpretazione, ma è una miniserie che sicuramente vale la pena di essere vista se si amano i dipinti di Van Gogh e se si vuole saperne di più sulla sua figura. Con una narrazione piena e “densa” di tutti i fatti della sua vita, incluso il primo periodo a Londra e anche di quando iniziò a insegnare a disegnare.