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The Last Guardian – Recensione del nuovo videogioco emozionale creato da Fumito Ueda

The Last Guardian, dopo una gestazione produttiva e di sviluppo durata la bellezza di nove anni, l’attesa e desiderata terza esperienza videoludica del genio creativo Fumito Ueda, si è  resa disponibile per Playstation 4

Finalmente siamo riusciti a mettere le mani sulla tanto agognata e decantata nuova killer application realizzata da  Fumito Ueda, e il Team ICO, o almeno così doveva essere. Annunciato in sviluppo nel lontano 2007, anno in cui viene presentato con un breve filmato promozionale realizzato in CGI, The Last Guardian (inizialmente conosciuto come Project Trico) era stato previsto come il titolo canto del cigno per la gloriosa carriera della Playstation 3. Il gioco spartiacque che doveva dare il saluto alla vecchia generazione di console in attesa di conoscere le meraviglie della nuova. Così non è stato e dopo una serie di vicissitudini più o meno importanti (la separazione di Ueda da Sony, l’idea di abbandonare il progetto nel 2014  e la sua reintroduzione nelle priorità dell’azienda giapponese nel 2015) siamo arrivati alla  fine del 2016.

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Terzo capitolo di una trilogia spirituale iniziata con ICO e continuata poi con Shadow of the Colossus, entrambi pubblicati su PS2 e poi proposti in versione rimasterizzata su PS3, continua l’idea creativa con la quale condivide elementi stilistici, tematici e meccaniche di gioco, ma non le avventure ne tanto meno i protagonisti delle stesse. Si potrebbe tranquillamente affermare che per molti aspetti, The Last Guardian, è il punto di incontro che unisce le meccaniche dei capitoli precedenti. Infatti se in ICO eravamo in compagnia della misteriosa Yorda, una ragazza investita di strane facoltà che si riveleranno utili nel seguito della nostra avventura, e in Shadow of the Colossus dovevamo affrontare e sconfiggere enormi colossi sui quali dovevamo arrampicarci, in questo terzo capitolo prediamo il controllo di un bambino monaco amico di un enorme creatura simile ad un grifone.

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Il nostro protagonista, il bambino monaco, si risveglia all’interno di un castello semidistrutto, in cui è prigioniera una strana e enorme creatura, a metà strada tra un cane, un gatto e un uccello, conosciuta con il nome di “Trico“. Il cuore pulsante dell’avventura è ovviamente il rapporto tra noi e Trico che inizialmente dobbiamo liberare, e  conquistare la sua fiducia, e con il suo aiuto uscire incolumi dalle rovine del castello. The Last Guardian, è un titolo riflessivo che va approcciato con tempistiche di gioco molto pazienti e ragionate per proseguire nell’avventura, anche se in realtà vi basterà ascoltare la voce narrante, che racconta la storia, o aspettare che Trico prenda l’iniziativa. Il nostro gigantesco cucciolone, si muove e ragiona come una creatura vivente, con i suoi bisogni e i suoi capricci, e non come una semplice estensione e escamotage del game play. 

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Concepito inizialmente per la vecchia generazione di console, The Last Guardian, porta con se tutti i pregi e difetti di meccaniche ritenute oggi ormai superate. La telecamera è imprecisa e spesso scriptata, mentre i movimenti dei protagonisti non sempre risultano all’altezza. E’ bene dire che queste scelte fanno parte del concept narrativo, si tratta infatti di valutazioni stilistiche, mirate evidentemente ad immergere lo spettatore in una situazione apparentemente incontrollabile ma è innegabile che dal punto di vista dei controlli, che creeranno più di qualche frustrazione nei giocatori meno pazienti,  c’era ancora qualcosa da limare.

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Dal punto di vista tecnico The Last Guardian è una gioia per gli occhi. Malgrado non tutto funzioni come dovrebbe, il gioco è afflitto sporadicamente da un calo di frame rate imbarazzante (meno evidente su PS4 Pro), offre un ambiente incredibile e affascinante, in cui neanche la presenza di aliasing riesce ad intaccarne la bellezza. Menzione particolare la meritano sicuramente la realizzazione di “Trico“, con il suo piumaggio veramente realistico, e il magnifico lavoro svolto in sede di illuminazione e fisica. Di pregevole fattura anche il comparto sonoro, azzeccata l’idea di non doppiare il gioco in italiano (fruibile con gli indispensabili sottotitoli), mentre sono di grande impatto emotivo le musiche realizzate dal maestro Takeshi Furukawa, accompagnato dall’orchestra filarmonica di Londra.

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Sul piano della longevità The Last Guardianè un titolo che si segnala come un’avventura che va giocata e vissuta come una splendida bottiglia di un vino d’annata. Dimenticatevi sparatutto e giochi frenetici ricchi di modalità online, The Last Guardian, è un prodotto che va oltre il canonico gioco da serata tranquilla. Progetto creativo e ambizioso realizzato per regalare emozioni. Nonostante tutti suoi difetti, il titolo di Fumito Ueda è l’esempio perfetto di arte applicata al videogioco ma anche tranquillamente il contrario. Imperfetto ma affascinante, non per tutti ma irrinunciabile.

The Last Guardian, dopo una gestazione produttiva e di sviluppo durata la bellezza di nove anni, l'attesa e desiderata terza esperienza videoludica del genio creativo Fumito Ueda, si è  resa disponibile per Playstation 4 Finalmente siamo riusciti a mettere le mani sulla tanto agognata e decantata nuova killer application realizzata da  Fumito Ueda, e il Team ICO, o almeno così doveva essere. Annunciato in sviluppo nel lontano 2007, anno in cui viene presentato con un breve filmato promozionale realizzato in CGI, The Last Guardian (inizialmente conosciuto come Project Trico) era stato previsto come il titolo canto del cigno per la gloriosa carriera della Playstation 3. Il gioco spartiacque che doveva dare…
Commento Finale - 80%

80%

Dopo 9 anni di sviluppo l'ultimo lavoro di Fumito Ueda è finalmente realtà. Come per i suoi precedenti lavori "The Last Guardian", è così lontano dall'essere perfetto tecnicamente quanto vicino alla perfetta rappresentazione di arte applicata al videogioco. Nonostante i cali di frame rate, una telecamera ballerina e un sistema di controllo imperfetto, "The Last Guardian" è un titolo che va giocato e assaporato come uno splendido vino d'annata. Non il giocone che tutti si aspettavano ma sicuramente il capolavoro emozionale che molti volevano.

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About Davide Belardo

Editor director, ideatore e creatore del progetto Darumaview.it da più di 20 anni vive il cinema come una malattia incurabile, videogiocatore incallito ed ex redattore della rivista cartacea Evolution Magazine, ascolta la musica del diavolo ma non beve sangue di vergine.

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