21 anni dopo Trainspotting, Danny Boyle riunisce il cast originario: Ewan McGregor Jonny Lee Miller, Robert Carlyle e Ewen Bremner, in T2 Trainspotting, operazione nostalgica, a tratti auto celebrativa del film divenuto cult negli anni ’90.
Sono passati 21 anni dall’originale Trainspotting e il suo sequel, T2 Trainspotting, vede nuovamente Danny Boyle dietro la macchina da presa, per raccontare la reunion dei quattro protagonisti originali, Renton (Ewan McGregor), Spud (Ewen Bremner), Sick Boy (Jonny Lee Miller) e Begbie (Robert Carlyle), una ventina di anni dopo il primo capitolo. Quando rincontriamo Renton all’inizio di Trainspotting 2 scopriamo che ha vissuto ad Amsterdam, si è sposato ed è pulito da due decenni. E’ tornato a Edimburgo per la prima volta da anni, apparentemente a causa della morte di sua madre. Trova Spud ancora tossicodipendente, allontanato da Alison (Shirley Henderson, che ritorna qui per pochi istanti) e sprofondato nella disperazione, mentre Sick Boy, che ora si fa chiamare Simon, gestisce il vecchio pub di sua zia, cercando di raccogliere il denaro per trasformarlo in un bordello attraverso un sistema di ricatti video messi in piedi con la complicità della sua più o meno fidanzata bulgara, Veronika (l’esordiente Anjela Nedyalkova).
Con questo secondo film, che si svolge vent’anni e che riprende solo in parte le idee di Porno, il sequel letterario di Irvine Welsh, Danny Boyle torna sul luogo del delitto giocando continuamente sul gusto amaro della nostalgia e sugli effetti devastanti che può avere sulla nostra vita. T2 Trainspotting è soprattutto, come l’illustre predecessore insegnava, una commedia nera imperniata sulla goffaggine esistenziale delle maschere che la popolano. Ma c’è molto di più: non mancano scene slapstick (la rissa al pub tra Renton e Sick Boy) e una splendida rivisitazione delle meccaniche del western più crepuscolare: il pub al posto del saloon, ma il concetto non cambia.
Boyle non rinuncia a nulla: gioca con i generi, utilizza un montaggio energico e con il dutch angle riesce a catturare lo spirito della città scozzese: i tram in movimento di Edimburgo e i sornioni riferimenti a inquadrature e scene del primo film. Eppure, nonostante tutta l’energia, si tratta di un’opera sul divario tra la giovinezza e la mezza età, un film particolarmente nostalgico con continui echi e rievocazioni del primo film. D’altronde il tema fondamentale e ricorrente del film è lo stretto legame tra memoria e passato. In tale proposito il regista ha inserito numerosi flashback che mostrano sprazzi della giovinezza dei protagonisti, così come scene e location citazionistiche delle sequenze cult del primo capitolo.
T2 Trainspotting non è sarà mai un cult come il suo predecessore, ne tanto meno aspira a diventarlo. In certi punti è fantastico, ma troppo spesso si fa trascinare sul fondo dal suo stesso abbattimento, un film miserabile e malinconico che sembra aver perso del tutto la sregolatezza e l’eccesso di Trainspotting, anche delle ambientazioni in cui predominava il grigio. Se il primo film ci raccontava il decadimento della provincia e l’abisso della dipendenza, qua ruota tutto attorno alla disillusione del maschio, della sua incapacità di fare i conti con sé stesso.
Commento Finale - 67%
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T2 Trainspotting
21 anni dopo Trainspotting, Danny Boyle riunisce il cast originario: Ewan McGregor Jonny Lee Miller, Robert Carlyle e Ewen Bremner, in T2 Trainspotting, operazione nostalgica, a tratti auto celebrativa del film divenuto cult negli anni '90. T2 Trainspotting non è sarà mai un cult come il suo predecessore, ne tanto meno aspira a diventarlo. In certi punti è fantastico, ma troppo spesso si fa trascinare sul fondo dal suo stesso abbattimento, un film miserabile e malinconico che sembra aver perso del tutto la sregolatezza e l'eccesso di Trainspotting. Una commedia nera imperniata sulla goffaggine esistenziale delle maschere che la popolano. Ma c’è molto di più: non mancano scene slapstick e una splendida rivisitazione delle meccaniche del western più crepuscolare.