Smetto quando voglio – Ad honorem: A tre anni di distanza dal primo sorprendente capitolo, e a pochi mesi dal precedente episodio, Sydney Sibilia e la sua banda di ricercatori “illegalizzati” tornano al cinema con la conclusione di una trilogia già parte della storia della cinematografia, ma sopratutto della produzione, Made in Italy.
Pietro Zinni (Edoardo Leo) e la sua banda di ricercatori cervelloni ignorati dalla società, si riuniscono per un’ultima importante e incosciente impresa: sventare un crudele attacco terroristico organizzato dallo spietato e oscuro criminale, Walter Mercurio (Luigi Lo Cascio). Con l’aiuto dell’ex boss malavitoso conosciuto come “Murena” (Neri Marcorè), i nostri scanzonati nuovi eroi escogiteranno uno dei piani evasivi più geek della storia del cinema per mettersi sulle tracce del malefico Mercurio.
Cosa funziona in Smetto quando voglio – Ad honorem
Sydney Sibilia, i co-sceneggiatori, i produttori e ovviamente il cast del film, hanno realizzato un vero e proprio miracolo per la nostra industria cinematografica. Mai si era visto nella storia del nostro cinema una trilogia cinematografica di questo livello qualitativo realizzata in così poco tempo. Un prodotto capace di passare dalla commedia all’azione fino a tingersi di giallo e heist movie, il tutto senza perdere mai il suo filo conduttore: la satira sociale. Pensato molto probabilmente come un unico film ma realizzato con la spensieratezza e la spavalderia di un guaglione campano, adottato dalla capitale, che ha mantenuto tutte le promesse del suo esordio con tre pellicole che camminano tranquillamente ognuna con le proprie gambe. La trilogia di Smetto quando voglio si segnala come un prodotto fresco e moderno, intriso di cinema italiano che guarda però con occhio attento alla produzione internazionale senza smarrire la sua identità. Sibilia firma un tritico di film di nerd per i nerd, ricco di citazioni e rimandi cinematografici e realizzando, nel suo piccolo e con la giusta misura, quello che in scala maggiore hanno fatto i Duffer Brothers con Stranger Things.
Un film in cui si ride, ci si diverte e si riflette delle disgrazie del nostro paese, accompagnati da protagonisti forgiati su rabbia buona, in cui trovano la forza di emergere da un cemento di indifferenza, creato da una società in cui la meritocrazia è sempre più un miraggio, i raccomandati sono l’eccellenza e il precariato e la disoccupazione vengono vissute come la normalità. Degli autentici e divertenti Don Chisciotte a base di genio legalizzato.
Dalle citazioni de I Soliti Ignoti agli action americani, Sibilia e la sua truppa dimostrano ancora una volta di districarsi con perizia e abilità all’interno dei generi cinematografici, non risultando mai banali e privi di contenuti. Il giusto collante tra la comicità dell’esordio e l’azione più marcata del suo predecessore. Nessuna ricerca ossessiva del tecnicismo ma tanto stile e capacità di usare la colonna sonora come un elemento portante della propria narrazione. Cast azzeccato e completamente all’altezza al quale viene dato il giusto spazio, in cui spicca su tutti uno Stefano Fresi Ad honorem.
“Se faremo il sequel di Smetto non ne faremo uno, ma il secondo e il terzo episodio insieme. Gireremo contemporaneamente il secondo e il terzo film […] il punto è che se vogliamo fare gli scemi, allora facciamo gli scemi bene. Funziona così. Si fa Reloaded e Revolution. Se deve essere una operazione facciamo l’operazione più para-americana, becera che fa ridere. Fatta bene, ma becera” (Sydney Sibilia dopo il successo del primo episodio)
Perché non guardare Smetto quando voglio – Ad honorem
Non ci sono troppi lati negativi. Sicuramente si è persa molta della freschezza dell’esordio ma è una cosa del tutto normale arrivati al terzo episodio. Le ripetizioni in alcuni punti del film potevano essere meno diluite nel tempo. Tutti aspetti negativi del tutto personali come la back story del villain, tra i lati meno ricercati e originali dell’intero universo cinematografico di Smetto.
“Il mio prossimo film non avrà “smetto” nel titolo, potete scriverlo perché questa è una notizia! Sono il primo a non sapere dove andrò adesso e a essere curioso su quello che farò. Dopo la forza di una banda vorrei raccontare la forza di un singolo” (Sydney Sibilia sul suo futuro)
Con Smetto quando voglio – Ad honorem si chiude una trilogia unica per il nostro cinema. Un tris di pellicole che non solo portano alla ribalta un regista emergente da tenere d’occhio per il prossimo futuro, merita la fiducia di tutti, ma l’ennesima certezza e la dimostrazione che l’industria cinematografica italiana ha ancora tanto da dire. Basta non investire sempre sui soliti “raccomandati”.