Sieranevada è il film di Cristi Puiu, cineasta proveniente dalla Romania, che nel 2016 ottenne una candidatura alla prestigiosa Palma D’Oro durante il Festival di Cannes, e sempre nello stesso anno entrò nella lista dei candidati agli Oscar come Miglior Film Straniero. Un successo sorprendente per questo film di ben 173 minuti ambientato in un claustrofobico appartamento di Bucarest, popolato da un caotico via vai di parenti e amici che si riuniscono per commemorare la memoria del defunto pater familias.
Lary (Mimi Branescu), “scappato” dalla morsa della propria famiglia, medico che ha volontariamente abbandonato la professione, si ritrova costretto ad affrontare insieme alla moglie shopaholic il temuto pranzo, durante il quale emergeranno – tra gli invitati presenti – tensioni latenti, segreti malcelati, antichi rancori, nuovi drammi avvolti dalla lunga ombra della menzogna.
Le vere protagoniste della piccola vicenda narrata in Sieranevada sono le coordinate spazio-temporali, fondamentali per capire il background culturale del film: la storia di una normale famiglia, alle prese con la perdita del proprio punto fermo (che scopriamo essere un bugiardo patentato) si snoda nella Romania moderna, figlia delle ceneri della crudele dittatura di Ceausescu a sua volta generata dall’odio, remoto, nei confronti della “Grande Madre” Russia, una terra ben lontana dallo spettro del satellite che è stata ma ancora avviluppata nella morsa delle proprie contraddizioni; una Romania in bilico tra passato, tradizioni (come il rito funebre inscenato nel film, o i piatti tradizionali cucinati per commemorare il defunto) e modernità, come si può desumere dal product placement di prodotti commerciali ormai diffusi in tutta Europa, come pure dalla smania commerciale compulsiva che accompagna la moglie di Lary. Anche il titolo, Sieranevada, evoca nell’immaginario la ben più famosa Sierra Nevada americana, un non-luogo perennemente innevato (come la Bucarest di Puiu, del resto) dove ci si può perdere, ma anche ritrovare. E proprio questo accade a Lary: smarrito fin dalle prime inquadrature del film, riacquista lentamente con il lungo supplizio in famiglia una nuova consapevolezza di sé, riconfermando il concetto che soltanto tra le pareti domestiche, insieme ai propri cari, è possibile sciogliere quei dubbi che ci attanagliano. Ogni personaggio mostrato è un’isola che entra in comunicazione remota con l’altro, ognuno rapito dalle proprie necessità e dai propri principi: sullo sfondo, ancora una coordinata storica fondamentale, l’attacco alla redazione di Charlie Hebdo che tanta ha scosso l’opinione pubblica europea e mondiale, seminando il terrore perfino nella sicurezza delle certezze quotidiane.
Le buone premesse di partenza che sostengono il film di Puiu vengono vanificate – in parte – da una regia invisibile, frutto sicuramente della volontà del cineasta di spiare i suoi personaggi senza mostrare l’ingerenza dello sguardo del regista, privilegiando un gusto vicino alle avanguardie della nouvelle vague piuttosto che una effettiva maestria tecnica, che avrebbe potuto sottolineare in modo ulteriore le tensioni emotive e le girandole affettive di questa famiglia allo sbaraglio alla ricerca della propria Stella Polare.
Commento Finale - 60%
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Sieranevada
Le vere protagoniste della piccola vicenda narrata in Sieranevada sono le coordinate spazio-temporali: la storia di una normale famiglia, si snoda nella Romania moderna in bilico tra passato, tradizioni e modernità. Le buone premesse di partenza che sostengono il film di Cristi Puiu vengono vanificate – in parte – da una regia invisibile, frutto sicuramente della volontà del regista di spiare i suoi personaggi senza mostrare l’ingerenza dello sguardo del cineasta.